Penso che dobbiamo allargare la coalizione, a Siena abbiamo vinto e avevo dentro Conte, Calenda, Renzi e alla fine ha funzionato. Abbiamo vinto, senza distinguo o screzi. Possono stare tutti nella stessa coalizione, non ho dubbi». Enrico Letta sceglie Radio Immagina, l’emittente del Pd, per lanciare una accelerazione sul nuovo Ulivo «modello Siena» con cui intende presentarsi alle politiche.

LE MOSSE DI SALVINI contro il governo hanno fatto scattare una spia rossa al Nazareno, dove ieri il leader ha riunito la segretaria per l’analisi del voto. Una analisi meno enfatica rispetto al legittimo «abbiamo vinto» di lunedì sera. Lo stesso Letta (che ieri è stato proclamato deputato) ha ribadito che «abbiamo vinto le semifinali», ma questo successo «sarebbe facilmente coperto se perdessimo gli altri capoluoghi di provincia. Ora dobbiamo vincere le finali che sono fondamentali».

È proprio questa partita aperta, oltre a dati meno incoraggianti che arrivano da città medio piccole del Nord, a suggerire prudenza. «A livello nazionale il centrodestra è ancora davanti a noi», spiega un dirigente, consapevole che alle politiche «vota l’Italia profonda, quella che non vive nelle grandi città e lì per noi è più difficile».

QUESTA CONSAPEVOLEZZA spinge anche i meno entusiasti del governo Draghi, quelli che (linea Bettini) vorrebbero mandarlo al Colle per riaprire la «dialettica democratica» a tenere il freno a mano tirato. Per questo la linea che viene fuori è quella di tenere alta la polemica con Salvini, senza però credere davvero al suo bluff sulla crisi di governo.

Certo, è il ragionamento, «quando parte una slavina non si sa dove arriva». E quindi, come ripete Francesco Boccia, «dobbiamo tenerci pronti anche al voto anticipato». Ben sapendo che la palla «non è nelle nostre mani».

IL LAVORO SUL NUOVO Ulivo è già in corso. «Chiamerò Conte e Calenda», dice Letta. Convinto che la proposta per un campo progressista debba essere «molto larga». Poi al massimo saranno i centristi a smarcarsi, a porre veti sul M5S, insomma a chiamarsi fuori per inseguire altri progetti.

Lo schema è quello suggerito da Goffredo Bettini già un anno fa: «Renzi e Calenda diano vita a un polo liberale e riformista. Poo si potrà ragionare con loro». Quanto a Conte, Letta ribadisce lealtà. «Quello che sta dicendo in queste ore è corretto, ribadisce che l’orizzonte è l’alleanza col Pd, che non staranno mai con le destre..». Certo «bisogna accelerare».

AL NAZARENO VIENE ricordato che l’Ulivo nacque a febbraio del 1995 per poi presentarsi alle elezioni a primavera del 1996. «Per fare le cose perbene ci vuole tempo, bisogna mettersi al lavoro anche senza pensare a elezioni anticipate», spiegano. Rispetto al rapporto col M5S i ballottaggi saranno molto importanti: ci sono alcuni comuni (come Pinerolo e Beinasco in Piemonte, Marino nel Lazio, e Castelfidardo nelle Marche) in cui la sfida al secondo turno sarà tra M5S e centrodestra. E molti altri, come Latina, Savona, Trieste e Caserta (ma anche Arcore), in cui saranno i dem a sfidare le destre.

«Bisognerà vedere se i due elettorati si sommano», dicono i dem. «Noi certamente daremo indicazioni di votare contro i candidati di Salvini e Meloni dove al ballottaggio c’è un esponente del M5S», spiegano i dem. Ma il mescolamento tra gli ex avversari non è affatto scontato. Secondo l’Istituto Cattaneo, infatti, a Bologna (dove l’asse Pd-5S ha stravinto) gli elettori che nel 2018 avevano scelto i grillini si sono in grandissima parte astenuti. Di qui il magro risultato del partito di Conte (3,3%).

LA LINEA PER I BALLOTTAGGI è quella del «nuovo bipolarismo». «A Roma ci siamo noi da una parte e dall’altra c’è la destra. Non credo si voglia far tornare il mondo di Alemanno a governare la città», l’attacco del leader Pd. «Meloni non dice che in FdI non c’è spazio per nazisti e razzisti e xenofobi, ma non ha mai detto che non ci sia spazio per i fascisti». «O si sta di qua o di là», dice Boccia. «Chi non sosterrà i candidati progressisti e riformisti si troverà ad aiutare la destra di Meloni».

Uno scontro polarizzato, proprio come ai tempi di Prodi contro Berlusconi, per lanciare il nuovo Ulivo. Ieri Letta ne ha parlato a lungo con Prodi alla festa per i 70 anni di Bersani, cui hanno preso parte i ministri di Pd e M5S, Roberto Fico e tutto il gotha del Pd di ieri e di oggi compresi D’Alema e Veltroni. «Alla mia età continuo a cercare una sinistra di governo e sono contento di continuare a provarci in questa buona compagnia», ha detto il festeggiato.