«Una scelta storica, o si sta da una parte o dall’altra. Le destre vogliono far tornare indietro l’Italia, noi non lo permetteremo». Enrico Letta dalla direzione Pd lancia la campagna elettorale. Le liste non sono ancora pronte, il parlamentino dem si riunirà il giorno di Ferragosto per il via libera definitivo.

Già chiara però la linea della campagna, uno spartiacque molto netto tra un’Italia «che rischia di diventare come l’Ungheria di Orbán» e quella del Pd, saldamente ancorata alle democrazie liberali dell’occidente. «Aver voluto mettere dentro il fuoco della campagna elettorale il Quirinale è un errore drammatico che la destra ha fatto, che Berlusconi ha fatto», attacca il leader Pd per il quale l’unica diga è la lista «democratici e progressisti» guidata da lui. Letta chiede un applauso per Mattarella alla direzione Pd, tutti in piedi. «I nostri contendenti della destra vanno di scimitarra sulle questioni, fregandosene di qualsiasi compatibilità programmatica e di copertura. Nemmeno l’intero debito pubblico italiano potrebbe coprire i costi del programma della destra».

Dopo lo choc della caduta di Draghi e il sanguinoso divorzio dal M5S, il leader Pd gioca tutte le sue carte sulla contrapposizione frontale con Giorgia Meloni: «Il suo presidenzialismo è lo stesso che proponeva Almirante decenni fa». E ancora: «La leader Fdi tenta ora di nascondere tante verità, hanno sempre votato contro il Pnrr e le energie rinnovabili, stanno cercando di coprire le loro impronte digitali». E ancora un paragone con Orbán: «Anche Meloni usa teorie cospirazioniste, accusa la stampa internazionale di essere insufflata, cerca capri espiatori».

Il leader Pd ha deciso di rispondere all’avversaria con un video in tre lingue, francese, spagnolo e inglese. E se Meloni nel suo video trilingue aveva cercato di scrollarsi di dosso l’eredità post fascista, lui ricorda che lei è alleata con Le Pen e i post-franchisti di Vox che «vogliono la fine dell’integrazione europea». Ed è alleata di Berlusconi che «nel 2011 ha portato l’Italia sull’orlo della bancarotta».

Il Pd invece, dice il segretario, vuole guardare avanti, suol fronte ambientale, sociale e dei diritti. Di qui anche la scelta per le ultime due settimane di campagna di girare l’Italia con un bus elettrico: «Le tappe saranno scandite dalle colonnine di ricarica, ogni 150 chilometri dovremo fermarci. Vogliamo mettere il dito nella piaga, in altri paesi europei sarebbe un viaggio agevole, da noi no. Vogliamo lanciare un messaggio».

Non manca in testa al programma una citazione di David Sassoli, che invitava a «non chiudere gli occhi davanti a chi ha bisogno» e a «combattere ogni forma di ingiustizia». «Questa è la sintesi di quello che siamo e che vogliamo», dice Letta, che chiude la direzione dando ragione a Gianni Cuperlo, che poco prima aveva lanciato due messaggi: «Bisogna invertire la percezione che la destra abbia già vinto e noi dobbiamo essere i primi a crederci». Secondo: «Nessuno scambi questa campagna elettorali per le prove generali del congresso». Musica per le orecchie del segretario che loda «l’afflato unitario» della sua squadra e invita a «far entrare le nostre idee nella carne viva degli italiani».

Sulle liste ancora ostacoli. A Bologna monta la rivolta dei circoli contro la decisione di Letta di ricandidare Pierferdinando Casini nel blindatissimo collegio cittadino per il Senato. I vertici dem locali sono subissati da messaggi che ricordano come Casini sia «lontano dalla nostra storia e dai nostri valori». Messaggi che traggono nuova linfa dopo l’ok a un programma molto avanzato sui diritti civili. «In queste ore tanti ci stanno scrivendo annunciando che per protesta non voteranno il nostro partito e neppure la coalizione di centrosinistra», scrivono i militanti del circolo Pratello.

In Emilia- Romagna correranno anche la vicepresidente di Libera Enza Rando e la vicesegretaria del Pd regionale Ouidad Bakkali, figlia di migranti dal Marocco e residente a Ravenna- Quasi certa anche la candidatura a Bologna di Ilaria Cucchi in quota Sinistra italiana