Il Pd vorrebbe che gli oltre 50 applausi di giovedì a Mattarella si traducessero, almeno in parte, in iniziative del Parlamento. E cioè in leggi che contribuiscano a risolvere i tanti nodi evocati dal neoeletto presidente, da quelli più divisivi come la giustizia e le carceri al precariato e all’occupazioe femminile. «Ci giochiamo la credibilità – ha detto Letta – in base al modo attraverso il quale daremo seguito agli impegni contenuti nel discorso del presidente».

PER NON PERDERE TEMPO ieri le due capogruppo Pd Serracchiani e Malpezzi hanno scritto ai presidenti delle Camere per mettere nero su bianco la proposta di una «sessione parlamentare» ad hoc per far sì che «gli applausi scroscianti diventino atti concreti». Per ottenere una «rapida reazione del Parlamento» e fare in modo che «l’ultimo anno della legislatura sia proficuo» e non «si trasformi in una campagna elettorale permanente».

I dem non scendono nel dettaglio, ma certamente puntano sulla riforma dei regolamenti parlamentari, che è già in uno stato avanzato della discussione. E mirano anche a inserire modifiche che restringano i temi su cui il governo può intervenire con la decretazione d’urgenza, in modo da lasciare più spazio al lavoro delle Camere. Per il Pd dunque non si deve contrapporre l’agenda di Draghi a quella di Mattarella. Anzi, se si apre un canale di collaborazione ad ampio raggio questo «può aiutare anche il lavoro del governo».

DALLA LEGA ARRIVA un primo via libera. «C’è piena disponibilità, siamo forze di governo, anche se abbiamo idee differenti», dice il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo. «Sì al confronto, ma si parta dalla giustizia», gli fa eco la collega di Forza Italia Anna Maria Bernini. Anche Fratelli d’Italia si dichiara «pronta al confronto che chiediamo da tempo», rivendica Francesco Lollobrigida, che elenca una serie di priorità a partire dalla crisi economica. Ma «il Pd smetta di pensare alle leggi elettorali», avverte. E Salvini poi precisa: «Il Pd ha proposto un tavolo per le riforme. Va bene, d’accordo, ma l’emergenza dei prossimi mesi sono le bollette».

PER I DEM A FINE GIORNATA il bicchiere è mezzo pieno. «C’è stata una risposta positiva e questo è importante», dice Simona Malpezzi, che annuncia: «La settimana prossima discuteremo alle riunioni dei capigruppo su come procedere». Dal Nazareno trapela la volontà di «valorizzare il lavoro fatto in questi 4 anni da tutte le forze politiche». E si citano ad esempio proposte leghiste sull’occupazione femminile e altre proposte trasversali sui caregiver familiari.

Nel giorno in cui Letta e Conte si vedono a pranzo (incontro definito «di routine»), dopo che il capo dei 5S ha visto Draghi a palazzo Chigi in mattinata, la reazione più fredda alla proposta Pd arriva proprio dall’alleato che preme per accelerare sul Pnrr. «Ho chiesto al ministro D’Incà di fornirci al più presto il cronoprogramma», dice la capogruppo in Senato Mariolina Castellone. «Bisogna raggiungere 45 obiettivi entro giugno per ricevere circa 24 miliardi e 55 obiettivi entro dicembre per altri 21 miliardi. Non avremo tempo in un anno di completare il percorso legislativo delle tante proposte di legge depositate in Parlamento sui temi importanti che ha citato il Presidente Mattarella. Si può lavorare a riforme dentro i decreti sul Pnrr».

NEL FRATTEMPO DALLE VARIE commissioni i parlamentari 5S ricordano tutte le proposte già depositate, dal salario minimo alla sicurezza sul lavoro. Anche Conte con Draghi ha parlato molto di lotta al precariato e sicurezza sul lavoro, dopo avergli ribadito il «pieno sostegno» del Movimento. «Siamo qui non a parlare di caselle di governo ma di urgenze dei cittadini», dice l’ex premier all’uscita. «Vogliamo sottoscrivere un “patto per i cittadini”, non un “patto di fine legislatura”». «Ho trovato Draghi assolutamente consapevole delle priorità e disponibile a lavorare insieme», assicura l’avvocato. «Con lui ci aggiorneremo spesso».

Una visita, quella di Conte, che ha anche lo scopo di ribadire che è lui che tiene le redini del M5S. E l’ex premier risponde con un certo fastidio alle domande sulla querelle con Di Maio: «Non sono qui per discutere di correnti che sono vietate dal nostro statuto». Il suo fedelissimo Mario Turco getta acqua sul fuoco dello scontro interno, allontanando l’ipotesi di un frontale con Di Maio: «No, non andiamo a inasprire i toni. Sarà un chiarimento politico come è giusto che sia ma non un processo mediatico, né al nostro interno».