«La fatica dei facchini nel sostenere il peso della macchina di Santa Rosa è simile a quella che devo sopportare io nel guidare il governo». Enrico Letta ha scherzato così il 3 notte, assistendo per la prima volta alla festa popolare viterbese per il trasporto della torre dedicata alla santa. Un rito durissimo, cinque tonnellate portate a spalla da un centinaio di uomini, appunto, i ’facchini’ per tigna e fede. Un’immagine che giocoforza gli ha fatto venire in mente il suo governo, per il quale inizia domani un week end difficilissimo.
Il presidente del consiglio ieri è volato a San Pietroburgo per il G20 che ha all’ordine del giorno la mondiale questione della guerra contro la Siria. Ma prima di partire ha ripetuto all’emittente tv Russia 24 il suo ottimismo, almeno per le vicende di casa: «Ho il dovere di essere determinato perché gli italiani aspettano delle risposte concrete e queste risposte sono davanti a noi e le raggiungeremo». Quanto al Cavaliere, «Berlusconi è uno dei leader di partito che sostengono il mio governo».

Ma è davvero così? Sul fronte Pdl si moltiplicano i segnali di una crisi imminente, anticipata a prima del voto della giunta al senato. L’umore del Cavaliere cambia di giorno in giorno, per lo più in base alle notizie di borsa delle sue aziende, e potrebbe cambiare ancora. Ma nel caso di crisi di governo effettiva, non solo minacciata, il governo Letta rischierebbe di non tagliare neanche il traguardo che sembra più ovvio e raggiungile, la legge di stabilità di fine anno.

Letta ci punta: «Tutti gli elementi ci dicono che a fine anno la situazione svolterà e negli ultimi mesi del 2013 cominceremo a vedere il segno più. Sul fronte dei conti la situazione è sotto controllo e vedo il nostro futuro oggi sicuramente in modo più ottimistico».
Il ministro Franceschini, renziano dell’ultima ora, cerca di fare ancora la sua parte rintuzzando gli avvertimenti del Pdl: «È possibile interrompere questa serie continua di minacce quotidiane di crisi che riempiono i giornali, preoccupano i mercati e danneggiano l’immagine dell’Italia sui tavoli internazionali?».

Ma la caduta del governo Letta è davvero solo una minaccia che arriva da destra, o c’è una parte del Pd che, nonostante i pubblici giuramenti, tifa per la crisi del Pdl sperando in un cambio di maggioranza che consenta una vera riforma elettorale, largamente improbabile nella stagione delle larghe intese? Ieri Nichi Vendola è stato esplicito. Con la nuova Imu, ha spiegato, è nato il governo «Letta-Berlusconi». I suoi, a detta del loro presidente, si battono perché cada e per costruire «una nuova maggioranza che affronti il nodo della legge elettorale, schiodando anche l’M5S, per andare poi a una nuova verifica con gli elettori». Una posizione scontata per Sel, che da tempo guarda con attenzione ai cedimenti interni dei gruppi grillini, che eventualmente però non basterebbero alla «nuova maggioranza».

Ma non è detto che nel Pd, ovvero nei due nuovi «correntoni» che si vanno componendo – sinistra e bersaniani da una parte, renziani ed ex dc con la defezione di Bindi e Marini dall’altra, – non si facciano nuovi conti sulla difficile tenuta di Letta. Chi per evitare la sconfitta a congresso, chi per evitare la vittoria.

Sel non partecipa a questi ragionamenti. Ma le posizioni di Vendola e quelle di Renzi da tempo si avvicinano. Nel merito le ragioni si chiariranno più avanti (Renzi non ha ancora presentato un programma congressuale). Ma gli interessi politici fra i due potrebbero già convergere in un’anticipazione della crisi. Per archiviare le larghe intese per il presidente pugliese. Per anticipare la corsa a Palazzo Chigi per il sindaco fiorentino. Che prende in giro l’ex segretario, definendolo «spompo» in un video rubato (ma provvidenziale) che spopola in rete. Ma che sa che è facile finire «spompo» per chi fa il segretario del Pd. Un destino a cui, Letta governante, lui non potrebbe sfuggire.