Enrico Letta va alla guerra della tassa di successione. Con la proposta di una dote da 10mila euro per tutti i 18enni, da finanziare tassando le successioni sopra i 5 milioni di euro. Una proposta che mira a togliere qualcosa alla rendita, all’1% dei più ricchi, per raggiungere circa 280mila ragazzi di ceto medio basso, la metà del totale. E aiutarli a pagare gli studi, l’affitto di casa, o l’avvio di una attività in proprio.

MA IL PRIMO IMPATTO non è positivo. Anzi. Mario Draghi lo stoppa subito: «Non ne abbiamo mai parlato, ma questo non è il momento di prendere i soldi dai cittadini ma di darli, l’economia è ancora in recessione», dice il premier, gelido. «La riforma del fisco non si può fare a pezzettini».

Le destre esultano. «Anche in questa circostanza c’è piena sintonia con il premier Draghi, se c’è una cosa di cui l’Italia non ha bisogno sono nuove tasse. Letta e il Pd si rassegnino», twitta Matteo Salvini. Così anche Forza Italia e i renziani. E dal Pd arriva il fuoco amico dell’ex capogruppo Andrea Marcucci, rampollo di una famiglia molto facoltosa: «Sulla successione condivido totalmente la risposta del premier».

DALLA SINISTRA DEM, e anche da Nicola Fratoianni, arriva invece un sostegno forte a Letta. Il vicesegretario Giuseppe Provenzano spiega che «la proposta del Pd è dare ai giovani, che non hanno avuto nulla o troppo poco» E si rivolge a Draghi: «La tassa di successione c’è nei paesi più avanzati, la propone il Fmi, ne parla Biden: tassare chi eredita milioni di euro non è prendere, è restituire alla società».

Anche Matteo Orfini si schiera: «Curioso che in Italia non arrivi mai il momento di redistribuire la ricchezza. E nemmeno quello di restituire qualcosa ai più giovani. Bene ha fatto Letta ad aprire la discussione».

Il leader Pd, intervenuto nel pomeriggio a una iniziativa del partito su giovani e precariato, non arretra: «La dota è una buona strada da percorrere, andremo avanti. Ed è importante finanziarla senza fare altro debito, perché sarebbe una presa in giro per i ragazzi. Che hanno pagato un prezzo altissimo durante il Covid per proteggere i più anziani»». E aggiunge: «Per la dote ai diciottenni sarei disposto a venire a patti anche sulla legge elettorale».

DIFFICILE CHE LA PROPOSTA possa andare avanti sotto questo governo. Ma al Pd sono comunque soddisfatti di aver lanciato il sasso. «Il mio sogno è trattenere i ragazzi italiani in Italia, bisogna sostenere quelli che non possono contare sull’aiuto delle famiglie», insiste Letta.

«La dote è un punto di partenza importante per una riflessione più complessiva: un fisco che sposta il peso dal lavoro verso la rendita è più favorevole alle nuove generazioni, per ragioni intuitive», gli fa eco il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Al Nazareno ricordano che l’aliquota sulle successioni sopra i 5 milioni in Italia è al 4%, mentre in Francia arriva al 45% e in Germania al 30%. E sono convinti che la lealtà a Draghi contiene anche «il dovere di dire ciò che serve al paese», e cioè restituire ai giovani». «In tutto il mondo le classi dirigenti hanno compreso che la redistribuzione è uno strumento di tenuta sociale». E dunque il Pd, assicurano, «porterà avanti le sue battaglie sui diritti sociali e i diritti civili perché questo fa un grande partito progressista».

L’ALTRO CARDINE DELLA battaglia del Pd è uno stop agli stage, quelli non retribuiti e non collegati al percorso di studi. Gli stage che «nascondono solo precarietà e sfruttamento devono essere vietati e sostituiti dall’apprendistato», si legge in una proposta di legge.

I numeri dicono che nel 2019 gli stage extracurriculari hanno superato i contratti di apprendistato. Nella proposta dem si parla di «retribuzione minima crescente» per l’apprendistato e di «decontribuzione totale» nei casi di conversione in contratti a tempo indeterminato.