Un minuto e 19 secondi di video, a mezzogiorno in punto, per dire «Io ci sono». Enrico Letta cambia vita un’altra volta, lascia a Parigi le sudate carte e si rituffa nel mare in burrasca del Pd, «il partito che ho contribuito a fondare e che oggi vive una crisi profonda». «Francamente lunedì scorso non avrei immaginato che oggi sarei stato qui ad annunciare la mai candidatura alla guida del Pd. Lo faccio per amore della politica e passione per i valori democratici», esordisce nel filmato girato nella sua scuola di politiche nel centro di Roma, alle spalle due cartine dell’Italia.

IL MESSAGGIO È PRECEDUTO da una vista al ghetto di Roma e da una citazione di Liliana Segre: «Non siate indifferenti». Si capisce subito che non è un discorso di circostanza. «Credo al valore e alla forza della parola. Chiedo a chi voterà domenica all’assemblea di ascoltare le mie parole e votare sulla base di quello che dirò. Non cerco l’unanimità, cerco la verità nei rapporti tra noi per uscire da questa crisi». Poi annuncia. «Aprirò nelle prossime due settimane un dibattito in tutti i circoli dem, poi faremo insieme sintesi e troveremo le idee migliori per andare avanti».

DAI DEM CORO PRATICAMENTE unanime di elogi e incoraggiamenti. «Ho deciso di mettermi da parte per generosità e amore dell’Italia e del partito e se ora Enrico prenderà in mano il testimone e guiderà questo rinnovamento, avremo raggiunto un grande obiettivo. Si chiude, mi auguro, la stagione delle polemiche e si apre la stagione di Pd protagonista, era quello che volevo», dice Nicola Zingaretti, che Letta aveva ringraziato nel suo video esprimendo «profonda amicizia e stima».

«Grazie Enrico», il laconico tweet di Dario Franceschini, primo regista dell’operazione Letta. «Che la forza dem sia con te», l’ironico commento di Paolo Gentiloni, altro sponsor di peso. «I senatori Pd assicurano la massima collaborazione parlamentare a Enrico Letta. Europeismo, sicurezza sanitaria ed agenda Draghi per rilanciare il Pd», scrive gelido il capogruppo Andrea Marcucci, quasi parlasse a nome di un altro partito. Formale anche Lorenzo Guerini: «Bene la disponibilità di Letta. Ora al lavoro per un Pd più forte».

Base riformista, la corrente degli ex renziani, al termine di una riunione fa sapere che «la nuova segreteria rappresenterà anche l’occasione «per un’ampia e approfondita discussione sull’identità e il futuro del Pd, che coinvolga necessariamente tutta la comunità politica, nelle forme che saranno ritenute più efficaci e opportune. Prima le idee e poi le alleanze».

LA RICHIESTA DI UN CONGRESSO al più presto è già stata archiviata. La presidente reggente Valentina Cuppi spazza via i dubbi: «Il segretario che verrà eletto ci porterà fino alla fine del mandato, non esiste un “traghettatore”». «La sua candidatura è un atto di generosità che responsabilizza tutti a fare un passo avanti», dice Stefano Bonaccini. «Ora si apra una fase costituente per accogliere le idee e le energie migliori della società». Auguri di buon lavoro e «in bocca al lupo» da Luca Lotti e Matteo Orfini, sulla carta i più distanti dal nuovo leader. E del resto lui ha assicurato che «non ci saranno vendette o epurazioni».

«L’impresa è difficilissima. Ma Enrico è il solo che oggi può tentarla», l’endorsment del padre nobile e amico di lunga data Pier Luigi Castagnetti. «Nessuna rivincita», ha detto Letta ai cronisti che lo aspettavano sotto la sede della sua scuola. Per tutta la giornata ha lavorato alla relazione che farà domenica all’assemblea (che sarà online), a quelle «parole» che segneranno la nuova stagione.

SARÀ UN DISCORSO NON BREVE, centrato sul ruolo del partito e sulla visione dell’Italia, sul modello di società che Letta ha in mente «con al centro ambiente, giustizia sociale, lotta alle disuguaglianze». Proporrà un «centrosinistra largo e inclusivo», dai liberali fino alle sinistre di Bersani e Fratoianni, compresi i 5 stelle verso cui esprime «rispetto». «Scongelatevi », disse loro da premier nelle consultazioni della primavera del 2013. Loro l’hanno fatto.

L’idea è quella di un nuovo Ulivo, che comprenda anche il M5S di Giuseppe Conte. E non è un caso che anche l’avvocato, da tempo, abbia intrecciato una interlocuzione con Romano Prodi, mentore di Letta. «Enrico può rilanciare un nuovo Ulivo che abbia come alleati naturali il M5S di Conte e una forza liberale organizzata da Carlo Calenda», si sbilancia il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Michele Emiliano ironizza: «Adesso Renzi si ritroverà con il M5S con a capo Conte e il Pd con a capo Letta. Gli faccio tanti auguri».