Sembra che il nipote di Gianni Letta abbia deciso di non perdere l’occasione di dimostrare al mondo di pasta è fatto il presidente del Consiglio di questo inguardabile governo delle larghe intese. Sarà anche vero che è come sfondare una porta aperta, ma, se le parole hanno un senso, Enrico Letta ha chiesto la testa del vice presidente del Senato Roberto Calderoli con parole mai usate prima, chiamando direttamente il causa il capo della Lega, Bobo Maroni. Con un ultimatum. “O chiudi subito il caso, o è scontro totale”.

Questa volta sembra la classica proposta che non si può rifiutare – come diceva don Vito Corleone/Marlon Brando – perché Enrico Letta ha anche minacciato un cambio di strategia circa un affare da qualche miliardo di euro che interessa la Lombardia del governatore che sempre tollera il razzismo dei suoi sottoposti in deficit di consenso e visibilità. Tutto fumo? Se le parole di Letta fossero un bluff sarebbe una mossa azzardata e dagli esiti più che imbarazzanti. “Faccio appello a Maroni – ecco la minaccia – presidente della più grande regione italiana con la quale stiamo lavorando per l’Expo perché chiuda questa pagina velocemente”. Fine della partita?

Tutt’altro. E vedremo adesso di quale “scontro totale” stava parlando Enrico Letta. Il presidente Napolitano, ogni qualvolta qualcuno si permetterà di apostrofare poco elegantemente il parlamento, dovrà ricordarsi anche di questa giornata quando invocherà il “rispetto delle istituzioni”.

Perché la Lega non solo non si spaventa – avendo ben poco da perdere – ma addirittura rilancia con l’annuncio di un corteo razzista per il prossimo 7 settembre a Torino. Di più. Attacca direttamente il presidente della Repubblica che aveva espresso la sua indignazione (anche) per l’insulto razzista rivolto da Calderoli al ministro Cécile Kyenge. Lo fa Matteo Salvini, il vice segretario della Lega: “Napolitano, taci che è meglio… Ma Napolitano si indignò quando la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori?”.

Roberto Maroni, da parte sua, non si è dannato più di tanto limitandosi a postare una battuta su facebook per rispondere a Letta dopo aver riunito la segreteria politica del partito: “Calderoli ha sbagliato, la Lega contrasta le proposte che non condivide ma non si devono mai insultare le persone. Calderoli stesso ha riconosciuto l’errore e si è scusato sia pubblicamente che personalmente con la ministra Kyenge. Ora però basta alimentare polemiche”. Tutto qui. Ma non è una questione di bon ton (sarebbe sempre una battaglia persa), tant’è che la stessa segreteria politica ha annunciato anche quella che sarà la campagna d’autunno condita da insulti razzisti, il passepartout per riguadagnare la scena scatenando la solita indignazione bipartisan (a parole).

La segreteria, si legge in una nota, “ha rilanciato al sua la sua battaglia politica sul tema del contrasto all’immigrazione clandestina e alla difesa della legalità”, confermando “la netta contrarietà alle proposte avanzate dal governo sul tema, in particolare sulle proposte di cittadinanza facile e ius soli”. Per la Lega, i media avrebbero “enfatizzato” gli insulti di Calderoli per “distogliere l’attenzione pubblica dalla vicenda incredibile e scandalosa della deportazione della piccola Adua in Kazakistan”. Insomma, anche il minaccioso Enrico Letta in questi giorni ha le sue gatte da pelare, se non altro perché oltre a Calderoli anche qualche ministro del suo governo dovrebbe togliere immediatamente il disturbo.

Riassumendo, il coro di voci indignate contro il razzista Calderoli ieri si è concretizzato nell’aula del Senato con “l’atto formale di solidarietà al ministro Kyenge” annunciato, e spiegato, dal capogruppo del Pd Luigi Zanda: “Calderoli deve sentire la responsabilità di difendere l’istituzione di cui lui fa parte e si deve dimettere”. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha detto che resterà in attesa di comunicazione, e a occhio dovrà attendere parecchio. Anna Finocchiaro, presidente della Commissione affari istituzionali, ha aggiunto che la manifestazione della Lega è “una sciocchezza”.

Entrambi gli esponenti del Pd, Zanda e Finocchiaro, hanno ricevuto una lettera da alcuni senatori del loro partito con un suggerimento molto sensato, un’idea più efficace dello “scontro totale” evocato frettolosamente da Enrico Letta: “Le dimissioni di Calderoli sono un atto dovuto, ma ora si calendarizzino i disegni di legge sullo ius soli. Il Pd si muova concretamente per arrivare in tempi brevissimi a sancire quello che è un atto di civiltà, con l’approvazione del diritto di cittadinanza a tanti italiani di fatto”. Dopo tante belle parole, e minacce a vuoto, ecco l’unico vero modo possibile per rispondere a un razzista come Calderoli.

Chissà. Forse adesso ci penseranno Pd e Pdl, insieme, a ridare credibilità alle istituzioni e fiducia a milioni di stranieri che sono stati insultati insieme al ministro Kyenge. Aspettiamo fiduciosi, perché indignarsi non basta.