Un’ultima mattinata dedicata a Parigi, per perfezionare le pratiche relative alle dimissioni da preside della scuola di Affari internazionali di Sciences Po. E da tutti gli altri incarichi internazionali retribuiti, eccetto dunque l’istituto Jacques Delors. Nel pomeriggio Enrico Letta ha preso possesso della sua stanza alla sede Pd del Nazareno e si è messo al lavoro.

PRIMO PASSO, L’INVIO agli oltre 5000 circoli dem del vademecum con i 21 punti del suo discorso di domenica: dal rapporto con il governo Draghi allo ius soli, dall’idea di distribuire le azioni delle imprese ai dipendenti al voto ai 16enni, i militanti dovranno scrivere 100 parole per ogni punto, commenti, obiezioni proposte. Entro due settimane i circoli dovranno inviare le risposte.

Piglio professorale, con relativo questionario prestampato, a prima vista ricorda un esame universitario, ma Letta assicura che l’obiettivo è «innescare una riflessione che coinvolga l’intera comunità del Pd». E anche l’occasione per sondare, circolo per circolo, umori, idee, aspettative. Il risultato di questo lavoro si tradurrà in documenti e proposte da sottoporre alla prossima assemblea nazionale.

Letta, che ieri ha ricevuto diverse telefonate di buon lavoro dai leader del centrodestra, da Giorgia Meloni, ad Antonio Tajani e Giovanni Toti, incontrerà nei prossimi giorni i gruppi di Camera e Senato del Pd per discutere la sua relazione. L’aria che tira è che si vada verso una conferma di Graziano Delrio alla Camera, mentre il capogruppo in Senato Andrea Marcucci (ex renziano doc) dovrebbe lasciare il posto a Anna Rossomando, della sinistra dem.

MARCUCCI, COSÌ COME ALTRI renziani del calibro di Dario Nardella, stanno cercando di accreditarsi con il nuovo leader. «Il suo intervento mi è piaciuto integralmente, c’è un nuovo protagonismo nel dialogo con il M5S di Conte», dice Marcucci. «Ho apprezzato moltissimo», gli fa eco Nardella, «si apre una fase avvincente». Marcucci non sembra però avere alcuna intenzione di offrire le sue dimissioni al neosegretario: «Nel 2019 fui riconfermato presidente con un seguito molto alto. Non credo che i numeri siano cambiati».

Sul tavolo anche la nuova segreteria. «Non verrà composta col bilancino delle correnti», assicura Letta, che intende dare segnali di apertura. Probabile l’ingresso in squadra con un ruolo pesante di Marco Meloni, ex deputato dem e direttore della sua Scuola di politiche. In arrivo nello staff anche due trentenni ex studenti di Sciences Po: Michele Bellini e Tullio Ambrosone. Per il ruolo di vicesegretario resta in pole position Roberta Pinotti, ma non si escludono sorprese.

SUL FRONTE DELLA SINISTRA, il segretario di Articolo 1 Roberto Speranza ha inviato a Letta e a Giuseppe Conte (ma anche a Elly Schlein, ai sindacati, alle sardine, ad Arci, Anpi e Legambiente) un documento «per una nuova agenda progressista». «È il tempo di un progetto nuovo che dia finalmente una casa alla sinistra plurale», si legge nel testo dove il governo Draghi viene definito «un oggettivo arretramento del quadro politico».

«Sarebbe un errore restare ognuno nel piccolo recinto della propria organizzazione. Per questo proponiamo un percorso costituente con chi è interessato a dare una soggettività politica a una sinistra larga e plurale e a costruire un campo progressista», l’appello di Speranza.

UNA PROPOSTA DI rimescolamento ambiziosa, che si trova davanti molti ostacoli. Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera, critica Letta per «aver messo sullo stesso piano tutti i possibili interlocutori del nuovo centrosinistra». «C’è chi in questi anni ha lavorato, insieme al Pd, per la costruzione dell’alleanza con il M5S a sostegno di Conte e chi, invece, ha perseguito l’obiettivo opposto di far cadere quel governo. Non mi pare opportuno rimettere tutti sulla stessa linea di partenza».

SI RIFERISCE A RENZI, con cui sinistra e M5S non vogliono più alcuna alleanza. E che ieri dopo alcuni giorni di imbarazzato silenzio si è fatto vivo (ma non ha telefonato al vecchio rivale): «Scegliendo Letta il Pd ha fatto una scelta equilibrata, a lui vanno i miei auguri di buon lavoro. Il fatto che sia tornato nella politica italiana per me è una buona notizia. Se riuscirà a risollevare il Pd, noi saremo contenti. Se non ci riuscirà, stavolta nessuno potrà utilizzarci come alibi».