Missione a sorpresa di Enrico Letta a Bruxelles, dove ha incontrato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, quello del parlamento David Sassoli, i commissari Gentiloni, Dombrovskis e Nicolas Schmit e e gli eurodeputati dem.

Una ridda di incontri per ribadire «l’impegno massimo del Pd a sostegno del governo Draghi e delle riforme chieste dall’Europa», comprese giustizia, fisco e Pa. «Ho raccontato alla presidente von der Leyen – dice Letta- come il nostro sostegno al governo Draghi sia pieno e convinto. Vogliamo che il governo continui nella strada che ha intrapreso: l’Europa e l’europeismo sono nel Dna del Pd».

«Non vedo cosa ci faccia chi non crede nell’Europa dentro un governo come questo», ha aggiunto il leader Pd. «Se ci si sta bisogna essere conseguenti nei fatti e nelle parole». Per il Pd, Letta ha ribadito il riolo di «guardiano» e «pilastro» delle riforme che devono essere fatte per rilanciare l’Italia e sfruttare le risorse del Next Generation Eu.

Una professione di fede europeista di cui Letta non avrebbe certo bisogno. Ma in queste ore hanno pesato il richiamo del Colle, rivolto a tutti i partiti, ad evitare «grida di parte» e alla collaborazione, e un certo disagio che è trapelato da palazzo Chigi per le continue tensioni tra Letta e Salvini, quasi una delusione per l’atteggiamento troppo appuntito del leader Pd. Di qui la scelta di Letta di ribadire la sua fedeltà a Draghi davanti ai vertici dell’Unione.