Sono le tre del mattino, nello studio di uno sceneggiatore di fumetti il silenzio è spezzato da un rumore. Improvvisamente nella poltrona dall’altra parte del suo tavolo da lavoro, compare una specie di ologramma che via via prende fattezze sempre più concrete e sempre più umane.

“Mi trovo sulla terra, suppongo”, dice la figura allo scrittore attonito da un così balsano fenomeno. “Non ho mai visto – commenta tra sé – uno sguardo simile. Lo sguardo di un uomo che aveva visto tanto, che era arrivato a comprendere tutto”.

Quell’uomo così stranamente palesatosi ha in effetti molto da raccontare. Anzitutto chi è, come è potuto arrivare fin qui in un modo così irrealistico, fantascientifico. “Potrei darti centinaia di nomi e non mentirei: tutti sono stati miei. Ma forse, quello che ti risulterà più comprensibile è il nome che mi ha dato una specie di filosofo del XXI secolo… mi ha chiamato l’Eternauta… per spiegare con una sola parola… la mia condizione di navigatore del tempo, di viaggiatore dell’eternità. La mia triste e desolante condizione condizione di pellegrino dei secoli.”

E’ così che si presenta nello spunto iniziale il protagonista di uno dei grandi capolavori della letteratura a fumetti del secolo scorso, ripubblicato a sessant’anni dalla sua prima uscita in una accurata e preziosa veste, per quanto un po’ scomoda nel formato ad apertura orizzontale, curata dalla 001Edizioni (pp. 366, € 32).

Scritto da Héctor Germàn Oesterheld e disegnato da Francisco Solano Lòpez, questa storia fu pubblicata per la prima volta a Buenos Aires tra il ’57 e il ’59 in inserti di quattro pagine allegati alla rivista “Hora Cero Semanal” della Editorial Frontera, la casa editrice fondata e diretta dallo stesso Oesterheld.

E di quell’era così difficile e densa di preoccupazioni per l’avverarsi di una guerra nucleare che avrebbe inesorabilmente distrutto ogni cosa respira a pieni polmoni. Un’era di paranoia, disegnata già a caldo da un regista da tempo dimenticato come John Frankeneimer, autore di film come Colpevole innocente, Và e uccidi (noto in Italia anche per il rifacimento che una quindicina di anni fa ne fece Johnathan Demme: The Manchurian Candidate) e Sette giorni a maggio.

Il timore del conflitto finale, del grande fungo atomico che irrora con la sua sinistra sagoma anche gran parte della grande cultura americana dell’epoca, si innesta su uno scenario di congiure a cascata, in cui membri dell’esercito, seconde file, magnati dell’industria tramano per rovesciare i sempre più instabili politicanti corrotti e inutili e insediarvi più malleabili fautori del pugno di ferro.

Più giù, in Argentina, dove Oesterheld era nato (il 23 luglio 1919), l’atmosfera non era molto diversa. Geologo di professione ma amante della letteratura avventurosa di Verne, Salgari, Melville, Conrad e Stevenson, Oesterheld diventa già piuttosto famoso alla soglia dei trent’anni, arrivando a collaborare con maestri come Eugenio Zoppi (Alan Y Crazy) e Pratt (Lord Commando) con cui tornerà a lavorare per Sergente Kirk.

Ed è al termine di questo primo decennio di fervente lavoro creativo che si inserisce L’Eternauta.

Dopo il prologo in cui il protagonista si presenta davanti allo scrittore, l’Eternauta inizia a raccontare la sua storia. Era con quattro amici nella mansarda della sua abitazione a giocare a Truco, una specie di poker in versione spagnola basato sul bluff, la radio parlava di un altro, ennesimo esperimento nucleare degli Stati Uniti, quando improvvisamente va via la luce.

I quattro si affacciano alla finestra e vedono qualcosa di davvero imprevisto: una nevicata. Ma quelli non sono semplici fiocchi, come dice la didascalia “emanavano una flebile luce d’oltretomba”. In un lampo i quattro hanno la capacità di capire in fretta di dover chiudere ogni finestra, ogni fessura, ogni pertugio colleghi la casa con il mondo esterno. E questa sarà la ragione della loro sopravvivenza e, viceversa della morte di molti altri che invece hanno compiuto il gesto più spontaneo di aprire le imposte e verificare anche con il tatto i contorni di quello strano fenomeno in corso.

I fiocchi sono infatti radioattivi, sganciati da chissà chi per regolare definitvamente i conti con la razza umana.

Iniziano così le avventure di questo gruppo di amici in una Buenos Aires del tutto diversa da quella solare, inondata di luce a cui siamo stati abituati.

Una vera e propria lotta per la sopravvivenza in un crescendo di minacce, con nemici sempre più potenti. Però, e qui sta il contenuto altamente politico di quest’opera, via via che questi pericoli sono aggirati, al costo pesantissimo di numerose vite umane, si scopre che anche questi, i nemici sono a loro volta sotto lo scacco di qualcun altro che manovra dall’alto di un disco volante. E poi, una volta raggiunto anche il disco volante, che anche il manovratore è manovrato, stavolta da qualcuno o qualcosa che mai si vedrà e di cui nemmeno si riusciranno mai a capire i contorni.

Metafora di un potere reale che si nascondeva dietro le tante dittature da operetta del Sudamerica nel corso della sua storia. Quelli che stanno al Nord, coloro che altrove sono ribattezzati i gringos, non si palesano se non con i loro temibili missili a testata nucleare, rendendo esplicito l’incubo che fin lì era rimasto nella mente dei più sospettosi.

Pochi libri a fumetti sono stati capaci di suscitare i riverberi di quest’opera di Oesterheld, del resto ancora oggi molti degli interrogativi e delle paure che attraversavano il mondo alla fine degli anni cinquanta sono ancora praticamente tutti sul tappeto. Il sordo rintronare dei giganteschi elefanti divoratori, lo squittire degli insetti radiocomandati, contribuiscono a donare alla lettura una suspense da cui difficilmente credo si possa restare indifferenti.

Molte altre saranno le opere importanti scritte da Oesterheld in quegli anni sessanta in cui d’altra parte prendeva ad intensificare il suo impegno politico diretto in organizzazioni come quella dei Montoneros. Quando, in seguito al colpo di stato del marzo ’76, il regime dei colonnelli si insedia e gli squadroni della morte spadroneggiano con la loro alea di morte, la tragica invenzione degli uomini-robot che sterminano i loro simili senza alcuna pietà, sembra scollarsi dalla pagina e diventare realtà.

Ma questa a sua volta la scavalca con ancora più mostruosità.

Le quattro figlie di Oesterheld sono sequestrate e assassinate. Ma non è finita, anche Oesterheld, il 27 aprile 1977 viene sequestrato e detenuto nella caserma di Campo de Mayo e nei vari centri clandestini di detenzione che in quel periodo fiorivano un po’ ovunque in Argentina.

Quello che è certo è che da qui in avanti le tracce di uno dei più grandi scrittori a fumetti del secolo scorso spariscono nel nullo. Nel ’78 viene assassinato, si crede a Mercedes, cittadina in provincia di Buenos Aires, senza che i suoi resti vengano mai ritrovati.