Consapevole, inafferrabile, irresistibile, James Blake era un ragazzino sveglio, refrattario alle gerarchie. A scuola aveva una passione morbosa per la matematica. I numeri lo hanno sempre affascinato molto, da adolescente trasferì questa passione nella musica, fissandosi sui beat, sulle pulsazioni. Le note e gli spartiti lo affascinavano molto, la sua passione ha preso l’abbrivio a un corso di musica popolare alla Goldsmiths University di Londra verso la fine del primo decennio di questo secolo. Da lì nasce la sua estetica. Paladino del dubstep, antesignano del soulstep, qualcuno ha mai pensato invece che la sua estetica si poggia sui principi del folk, rivisti però con gli occhi di un giovane writer che era uno dei più potenti animatori alle mitiche serate del Mass Club e del FWD di Londra una decina di anni fa?

PROPRIO sotto questa nuova veste va ascoltato il suo quarto disco, Assume Form (Universal), in uscita venerdì 1 febbraio. Poco tatuato, poco patinato, molto chic ma a modo suo, Blake canta l’amore ma non è mai scontato. Lo ha segnato la relazione con la speaker radio Jameela Jamil, ora anche attrice e modella. Il talento è sempre lo stesso di quelle serate nei club, la fama, l’esperienza e lo spessore sono cresciuti esponenzialmente. È meno ombroso, questo nuovo lavoro. Meno enigmatico, sempre mistico ma leggermente più solare, il trentenne londinese figlio di James Litherland, chitarrista dei Bandit.
E non per forza deve essere un aspetto positivo, ma qui lo è. Ricercato da tutti i i numeri uno delle classifiche internazionali (da Beyoncé a Kendrick Lamar, da Jay-Z a Kanye West e Frank Ocean), Blake ha una timbrica inconfondibile e si appoggia a diversi produttori, sconfinando dalla trap di Metro Boomin all’hip hop di André 3000, servendosi della voce flamenca di Rosalìa come al future soul di Moses Sumney. Molto minimalismo, voce da efebo – un po’ come se Chet Baker fosse vivo e lavorasse su trame electro – astrattismo a bomba.

TUTTO si risolve nel miscuglio folgorante di folk, retaggi soul e sonorità cosmiche: suoni spezzati, gemiti affannosi di una voce alla spasmodica ricerca di tonalità impossibili, schegge di note. Una strada nuova, cosmica, frantumata. È un po’ quella che lui insegue da diversi anni, nei tre dischi precedenti ma che solo oggi, grazie ad Assume Form arriva a un pubblico più numeroso. Indubbiamente complicato sarà ripetersi ancora.