In un paese in stato di emergenza a metà, solo in alcune prefetture sono scattate le restrizioni, parte della popolazione giapponese, almeno chi può permetterselo, è stata invitata a stare a casa e ad uscire il meno possibile. Con un ritardo colpevole e delle tempistiche criminali, anche il governo del Sol Levante deve quindi abbandonare la sua convinzione di essere a capo di un paese speciale ed unico, per accodarsi al resto del mondo nel combattere la pandemia causata dal corona virus. Un po’ perché i cinema si sono trasformati in case vuote, e un po’ perché lo streaming sta diventando la risorsa ultima dove incanalare tutte le speranze, molti autori e produttori stanno riversando online molti lavori che in condizioni normali sarebbero stati distribuiti nei teatri.
Una delle più interessanti produzioni rese disponibili in questi giorni- e di cui francamente se ne sentiva il bisogno per lo stile contemplativo e quasi palliativo, è il documentario Edo Avant Garde. Il film è diretto da Linda Hoaglund, artista nata e cresciuta in Giappone da genitori americani missionari, che durante la sua carriera è stata anche traduttrice ed interprete, ha curato infatti anche i sottotitoli in inglese per alcuni lavori di Akira Kurosawa, Hayao Miyazaki, Nagisa Oshima e molti altri.

CON “EDO AVANT GARDE” Hoaglund ritorna a dirigere un documentario dedicato all’arte pittorica dopo il notevole ANPO: Art X War del 2010, opera attraverso la quale esplorava, con un uso quasi sperimentale dei primissimi piani di fotografie e dipinti, la resistenza giapponese alle basi americane nell’arcipelago. Edo Avant Garde racconta invece di come l’arte pittorica sviluppatasi nell’arcipelago durante un periodo di relativa chiusura verso il resto del mondo, l’era Edo va dal 1603 al 1868, l’inizio della Restaurazione Meiji, abbia avuto una grande influenza nell’arte moderna occidentale, ma anche di come si basasse su principi ed un estetica molto particolare. Autori come Okyo Maruyama, Jakuchu Ito o Sotatsu Tawaraya, realizzarono delle opere pittoriche, per lo più paraventi che si basano su una diversa concezione dello spazio pittorico e su un modo di intendere il «guardare» un’opera che si distacca di molto da quella a cui siamo abituati. Come giustamente sottolinea uno degli esperti intervistati, il film è composto da lenti movimenti di camera su questi lavori, alternati ad interviste. Non si tratta di guardare queste opere, ma di sedersi accanto a loro e di lasciarsi da loro guardare, assaporando l’atmosfera che sono capaci di creare nella stanza o nell’ambiente dove si trovano.

GLI ARTISTI che prosperarono durante il periodo Edo spesso esprimevano attraverso i loro lavori un senso della natura onnipresente e che tutto pervade, alcuni di essi erano monaci buddisti praticanti ed altri si rifacevano alla spiritualità shintoista. Proprio per questo non esisteva per loro un disegno naturale o innaturale, ma il dipinto doveva essere l’espressione dello spirito o dell’anima delle cose rappresentate. Ecco allora che molti di essi si spinsero a rappresentazioni astratte, minimaliste o altre ancora che oggi definiremmo surreali, ed è proprio questa libertà ed unicità artistica che attrasse i pittori occidentali nel diciannovesimo e ventesimo secolo. Edo Avant Garde è stato girato da Norimichi Kasamatsu, direttore della fotografia che ha spesso lavorato con Sogo Ishii ed altri registi di punta degli anni novanta, attraverso un’innovativa videocamera in 4K. Il doc è disponibile gratuitamente, si possono tovare più informazioni qui: https://www.eventbrite.com/e/edo-avant-garde-online-screening-and-discussion-tickets-101725307132?aff=ebdssbonlinesearch

matteo.boscarol@gmail.com