Il «timing» del congresso resta quello deciso prima dell’estate: entro il 30 settembre saranno depositate le tesi del «manifesto» politico; entro metà ottobre verranno votate; poi, se tutto va bene, sarà la volta dell’elezione dei gruppi dirigenti; e del segretario. Ma la spinta propulsiva di Liberi e uguali, per la verità mai tanto gagliarda, se non si è ancora esaurita, di certo va al ralenti.
L’ultima riunione prima delle vacanze, martedì 4 agosto, è stata rimandata all’autunno. Assente giustificato Nicola Fratoianni, ancora sulla nave Open Arms. Ma anche dalle file di Leu alcuni avevano marcato visita. Colpa del generale Agosto?

Le cose non stanno proprio così. La guardia è stanca: i sondaggi danno la lista di Piero Grasso in ritirata dal pur non brillante 3,4 per cento, sorpassata dai fratelli coltelli di Potere al popolo. Il guaio è che a meno di nove mesi dalle nozze, la coppia Mdp e Sinistra italiana dà già ampi segni di insofferenza. Reciproca. «Fare Leu, fare presto, lo avevamo detto che dilatare i tempi non ci avrebbe fatto bene», ragiona Roberto Speranza, coordinatore di Mdp. L’allusione è a Sinistra italiana che, per frenare la (eventuale) confluenza in Leu ha imposto «un grande dibattito fuori dalle stanze chiuse», ovvero un congresso in due tappe e ad andamento lento.

Nel frattempo però il contesto è cambiato. Il governo aumenta consensi, l’opposizione di sinistra balbetta. E i punti di divergenza in Leu anziché diminuire, aumentano. E si complicano. Un esempio, il più classico: il rapporto con il Pd. Il gruppo dirigente di Mdp, Bersani in testa, non nasconde la preferenza «tendenziale» per il ritorno all’alleanza con gli ex compagni. Ma l’incertezza delle vicende interne dem non consiglia di stringere i rapporti con il segretario Martina. Tanto più che i militanti nei territori, dopo la scissione dal Pd, sono assai poco propensi al ricongiungimento. Insomma la posizione Pd-scettica di Si è largamente maggioritaria. «Io sogno la costruzione dell’alternativa a Grillo e Salvini. Ma sul Pd bisogna prendere atto della realtà», spiega Speranza: «Bastava ascoltare in aula la loro opposizione al decreto dignità: usavano le stesse parole di Confindustria, erano quasi indistinguibili da Forza italia».

Altra ragione del ritmo moviola sono le prossime europee. Sinistra italiana ha partecipato ai primi due incontri «segreti» (a Napoli e a Roma) con de Magistris, la Diem di Varoufakis e Potere al popolo. Ci sono stati anche incontri successivi, la decisione sulla possibilità di presentare una lista comune è stata però rinviata a settembre. Lo sbarramento alto (4%) delle elezioni europee lo consiglierebbe, ma fra spinte europeiste e spinte sovraniste la quadra è lontana. Mdp, i cui europarlamentari siedono fra i socialisti di S&D, non si fida dell’attivismo degli alleati. «Se facciamo il partito di Leu a novembre, poi non possiamo non presentare le nostre insegne a maggio alle europee. Sarebbe incomprensibile», avverte Speranza. Ma è una condizione difficile da sottoscrivere oggi. Tanto che in Si c’è chi la considera «solo un’impuntatura strumentale», una scusa per far saltare il banco. «Discutiamo, confrontiamoci, quando le discussioni escono dal gruppo dirigente e arrivano nei territori si tocca con mano la voglia di andare avanti insieme, la capacità di confronto dei militanti che da tempo ormai lavorano insieme», è l’esortazione di Serena Spinelli, consigliera regionale toscana e coordinatrice di Leu. Serena è anche componente del comitato promotore fortissimamente voluto da Grasso per coinvolgere i cittadini. Un gruppo composto anche di personalità esterne, come lo scrittore Maurizio De Giovanni. E che al momento produce suggestioni e testi molto apprezzati nel circuito interno, come quello del sociologo De Masi e quello del politologo Floridia.

A non demordere è Grasso. All’idea di far deragliare Leu si oppone con tutte le forze. «Ho girato moltissimi territori e ho trovato in tutti la convinzione che si debba andare avanti. In molte città sono ben più avanti di noi, hanno già costituito sezioni provinciali di Leu, sono già “mischiati” e convinti di essere sulla strada giusta», spiega al manifesto. «Io ho una sola parola e rispetto gli impegni presi. La mia posizione resta quella decisa dall’assemblea di LeU del 26 maggio: andare avanti con il percorso fondativo in due fasi, prima le idee poi le persone, superare tutti gli ostacoli, anche quelli strumentali, e costruire insieme ai militanti e agli elettori una casa comune della sinistra». Pronto anche a un confronto senza rete sulle divergenze interne: «Preferisco le discussioni aperte anche sui temi delicati, piuttosto che i patti tra dirigenti nelle stanze chiuse. La democrazia va praticata, non basta evocarla».