I francesi l’hanno messa in coda (non è una priorità), il governo italiano dice di non volerci rinunciare (ma i fondi restano incerti), il presidente della Regione Piemonte Cota e i pasdaran dell’opera premono, invece, sull’acceleratore o almeno ci provano. Una consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, ha addirittura invocato l’intervento dell’esercito per «lo smantellamento immediato di ogni presidio No Tav presente in tutta la vallata». Il leitmotiv dei sostenitori della grande opera, nonostante manchi ancora il progetto esecutivo, è il solito: Tav (Torino-Lione) come il Terzo Valico (Genova-Rivalta Scrivia) sono imprescindibili, senza la loro realizzazione verremo tagliati fuori dalla modernità. In Val di Susa, i No Tav non hanno nessuna intenzione di smontare le tende, anzi rilanciano la lotta con una serie di iniziative. La prima è in programma questa sera: una passeggiata notturna in Clarea, dove ha sede il cantiere del tunnel esplorativo, con ritrovo al campo sportivo di Giaglione alle 21 («portare pile e bandiere», dicono gli organizzatori). E, come ormai tradizione di ogni fine luglio, sabato 27 sarà in programma una marcia popolare da Giaglione a Chiomonte (partenza alle 14).
Intanto prosegue il campeggio al presidio di Venaus, ci saranno iniziative fino al 31 luglio: dibattiti, assemblee, workshop e concerti. Domenica mattina, il 21, si svolgerà il V torneo dei «Rugbisti a sostegno della Valle». Ieri mattina, invece, una quarantina di attivisti No Tav dopo aver protestato davanti al municipio di Susa, dove era in corso un incontro tecnico sull’alta velocità ferroviaria con Ltf (la società che gestisce la costruzione del tunnel geognostico di Chiomonte), si sono spostati di fronte a un albergo della cittadina valsusina, uno di quelli che ospita le forze dell’ordine che lavorano al cantiere del Tav. I manifestanti hanno occupato l’atrio dell’albergo per alcuni minuti prima di allontanarsi spontaneamente, alcuni sono stati identificati dalle forze dell’ordine.
«Un nuovo atto di intimidazione mafiosa targato No Tav», ha commentato il senatore piemontese del Partito democratico, Stefano Esposito, ultras dell’opera. «Quella che i No Tav definiscono un’occupazione pacifica – sostiene Esposito – è, secondo i principi dello Stato di diritto e della democrazia, l’invasione di una proprietà privata a scopo di intimidazione».
Sull’altro fronte che si oppone all’alta velocità (detta Terzo Valico), quello tra Piemonte e Liguria, la novità è che nella seduta dell’Osservatorio ambientale di mercoledì, a Genova, è stato consegnato all’organismo del ministero dell’Ambiente lo studio sull’amianto prodotto dai tavoli tecnici regionali. Ebbene, come già verificato dai sondaggi della provincia di Alessandria, l’amianto c’è: sono presenti, infatti, rocce amiantifere lungo il tracciato, soprattutto ad Arquata Scrivia, cuore dalla protesta.

«Nessuno ha pensato bene di dire la cosa più semplice e banale, quella che tutte le persone dotate di buon senso direbbero a questo punto: il Terzo Valico non si deve fare, perché di amianto si muore» dice il movimento contro il Terzo Valico, ricordando i fatti della vicina Casale Monferrato. Anzi, oltre al presidente Cota, anche il Cociv, general contractor dell’opera, ha fretta di avviare i cantieri.