Circa due anni fa, nel 2014, la notizia che in Giappone per la prima volta i pannoloni per anziani avevano venduto di più dei pannolini per bambini aveva fatto il giro del mondo, evidenziando simbolicamente il rapido declino demografico del paese e l’invecchiamento esponenziale della sua popolazione. Al di là dei grandi agglomerati urbani dove sempre di più le nuove generazioni sembrano spostarsi, non esclusivamente per motivi economici o di impiego, questo graduale ma inevitabile calo demografico è a tutt’oggi più che evidente nelle zone di campagna, soprattutto nei piccoli centri abitati delle regioni più periferiche. Alcuni villaggi fantasma stanno già cominciando ad emergere ed in verità l’urbanizzazione è un processo che va a braccetto fin dall’inizio della modernità, ma gli ultimi decenni le migliorate condizioni di vita e l-allungamento della vita media ha esasperato ed accelerato il tutto. Caso limite ed estremo è la città di Yubari, situata nella grande isola settentrionale dell’Hokkaido a poco più di un’ora dal capoluogo Sapporo, il suo nucleo urbano durante gli anni sessanta raggiungeva le 100 mila unità, con la vita della zona incentrata attorno alla grande miniera di carbone. Ma i mutamenti economici e quelli di produzione degli ultimi decenni del secolo scorso, con la conseguente chiusura della miniera hanno praticamente distrutto il tessuto cittadino e la zona si è così pian piano spopolata tanto che nel 2008 la città è stata costretta a dichiarare il fallimento, primo comune a far ciò in Giappone.

La popolazione attualmente si aggira attorno ai 9 mila abitanti, per lo più persone di una fascia d’eta oltre i sessant’anni, e molti sono stati i tentativi di rendere la zona interessante ed attrattiva anche per le nuove generazioni, ricordiamo almeno lo Yubari International Fantastic Film Festival, per quanto assai decentrata, una delle manifestazioni cinematografiche più importanti dell’arcipelago. Nonostante tutti questi tentativi di rivitalizzare la zona però non c’è stato niente da fare, i pochi giovani continuano ad andare altrove, il clima invernale non aiuta certo, così il sindaco e la sua giunta si sono visti costretti a varare una serie di cambiamenti urbanistici, da un paio di anni a questa parte dei veri e propri esperimenti che potrebbero dare utili indicazioni anche ad altre zone del paese.

L’idea è quella di rimpicciolire e compattare queste piccole cittadine, accorpandone insieme due quando la situazione lo richiede, la giunta comunale di Yubari nello specifico ha, fra le altre cose, fuso delle scuole, tagliato impieghi comunali, eliminato alcune linee di autobus, ridotto le dimensioni dell’ospedale e richiesto lo spostamento di parte della popolazione dalle zone esterne della cittadina a quella interna. È quest’ultimo il cambiamento che più ha fatto discutere, la maggior parte delle persone a cui è stato chiesto di traslocare sono infatti pensionati che abitano in case popolari fin dal periodo in cui la miniera era ancora funzionante. Il cambio sembra sulla carta favorevole, le nuove abitazioni si trovano in una zona più centrale e sono più grandi e comode, ma lo stress mentale di un trasloco in tarda età ha conseguenze psicologiche non indifferenti ed il più delle volte inaspettate. Nel bene e nel male quindi Yubari è diventata una sorta di avanguardia di quello che quasi inevitabilmente succederà da qui a vent’anni nell’arcipelago, un esperimento a cielo aperto seguito con interesse anche da altri paesi dell’Occidente che prima o poi questa imponente risacca demografica dovranno affrontarla.

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