Che qualcosa venga inaugurato in piena pandemia è quasi un controsenso. Ancora di più se si tratta di un’attesissima opera pubblica, che ci sono voluti decenni e molte battaglie per realizzare, e che è intesa a facilitare gli spostamenti dentro e fuori la città. È il caso della nuova, smagliante, Moynihan Train Hall, un grande atrio in marmo e pietra chiari, sovrastato da enormi lucernari, riconfigurato nell’edificio Beux Arts che ospita la sede centrale dell’Ufficio Postale di New York, dirimpetto alla derelitta Penn Station, la stazione dei treni situata nei sotterranei del Madison Square Garden di cui la nuova Hall dovrebbe assorbire parte del traffico.

L’IDEA di questo riutilizzo del vecchio centro smistamento postale (collocato non a caso su binari ferroviari), trent’anni fa, fu del senatore democratico da cui la Hall prende il nome (Jackie Onassis era un’altra grande sostenitrice del progetto), ed era intesa a rimediare uno dei crimini urbanistici più gravi della storia della città, e cioè la distruzione della grandiosa Penn Station originale, disegnata dallo studio McKim, Mead & White (su ispirazione tra le altre cosa dei Bagni di Caracalla), inaugurata nel 1910 per ospitare la Pennsylvania Railroad, e demolita nel 1963 in un furore di speculazione edilizia.

NEL 2016, finalmente, dopo oltre due decadi di gestazione, Andrew Cuomo diede il via al progetto, e ha voluto mantenere la data promessa per l’apertura, il primo gennaio 2021. Gli spazi commerciali (sembrano molti: si spera che il tutto non si traduca in un effetto troppo shopping mall), devono ancora essere occupati. Ma con gli ingressi decorati da un lato con un trittico a vetro cattedrale dell’artista Kehinde Wiley, e dall’altro con un’installazione (anche quella a soffitto) dello studio berlinese Elmgreen & Dragset, la Hall è già in funzione e aperta al pubblico.