Le meduse sono esseri liminari. Né pesce, né carne, né, come le alghe, vegetali, né, come le conchiglie, frutti di mare. Eppure sono edibili. Hanno due forme di vita, polipi e meduse, e diverse possibilità di riproduzione: gemmazione, separazione, metamorfosi. Vengono annoverate tra gli animali urticanti, dispongono di una neurotossina, e il tocco di alcune specie può risultare mortale per gli uomini. Sono plasmate in simmetria radiale, e somigliano a un corpo in rotazione, un oggetto costruito con una formula matematica. Inoltre consistono per il 99 per cento di acqua e sono, in misura maggiore o minore, trasparenti.
Possono nuotare, ma contro una corrente marina non riescono a procedere, vengono trascinate dal flusso, perciò vengono incluse nel plancton. Stranamente incoscienti, morbide e sensibili, ma anche stranamente pericolose, la piaga dei bagnanti, a loro pertiene una specifica bellezza che diventa ancor più impressionante perché si distaccano solo di poco dall’acqua circostante, come se stessero per diventare qualcosa di lì a un istante, un’immagine definita, un oggetto distinguibile, un (segno del) miracolo.

ANIMALI ARALDICI. A una prima occhiata sembra che la medusa non goda di una tradizione letteraria degna di nota. Nell’antichità il cigno occupava il posto dell’animale simbolico più importante. Uccello sacro ad Apollo, si innalza nella sfera dello spirito. L’ape raccoglie il polline, cioè l’essenza delle cose, il bello. Gli animali che nella Bibbia hanno un ruolo, come il lupo, il serpente, l’aquila, si trovano anche nelle rielaborazioni liriche. Alcuni esseri sono stati innalzati a stemma araldico dai poeti, come il corvo di Poe o la vespa di Kling. La medusa fino ad ora non è stata reclamata, non ha un valore simbolico culturale e appare solo nella poesia contemporanea, quando si prendono le distanze dai simboli e ci si rivolge agli enti esperibili con i sensi.
Una figura rilevante, però, che attraversa l’intera storia dell’Occidente, è la fonte del nome scientifico della medusa, la Gorgone.
Medusa, una delle tre Gorgoni, una delle figure più ambigue della mitologia greca. Dapprima donna di ammaliante bellezza, viene tramutata, per colpa della dea Atena, in un mostro, il cui segno più riconoscibile, tra altre nefandezze è la chioma di serpenti. Il suo sguardo trasforma chi la guarda in pietra. Perseo riesce a decapitarla: ha scarpe alate, uno scudo lucido come uno specchio e un manto mimetico, e la testa di Medusa, incastonata su uno scudo diventa un’arma potentissima. Eppure è dal corpo di Medusa che si genera Pegaso, il cavallo alato, l’emblema dell’arte poetica.

GELATINA. Qualle, Medusa/Gorgone e quellen, sgorgare, sono strettamente legati dal punto di vista etimologico. Lo sgorgare rende il fluido un oggetto definito, la medusa è un animale rigonfio, una sorgente densificata e resa mucosa, un’acqua tangibile, divisibile, fermata in movimento, eppure ancora non ghiaccio – anche se Gel, Gelee, Gelatina vengono dal latino gelatus: ghiacciato, gelato.
In quasi tutti i miei libri torna la figura della medusa, e dove non appaiono meduse, ci sono sorgenti che hanno ruoli di spicco, come ad esempio in Cani del cielo, dove lunghi passaggi trattano di sorgenti sacre e bagni sacri.
La medusa è un simbolo dell’autoriflessione poetica, un essere completamente poetologico, e insieme un animale chiave dal punto di vista ecologico, che in tempi di cambiamento climatico e antropocene non è più una creatura neutrale, ma un indicatore per processi su larga scala, un essere politico, persino uno scandalo. La sua figura ha a che fare con sguardi e specchi, opacità, rotture, sfocature, con il procedimento visivo, dell’affidabilità della percezione e della possibilità del riconoscimento.

PIETRIFICAZIONE. Nell’incipit del romanzo Le isole dei pini il protagonista, Gilbert Silvester, dopo essersi svegliato da un sonno inquieto, percepisce la testa di sua moglie come una testa di Medusa: «Aveva sognato che sua moglie lo tradiva. Gilbert Silvester si svegliò ed era fuori di sé. I capelli neri di Mathilda erano allungati sul cuscino accanto a lui, tentacoli di una maligna Medusa intinta nella pece. Folte ciocche si muovevano adagio con i suoi respiri, strisciavano verso di lui». (…)
Perseo, si ricordi, in combattimento contro il titano Atlante, aveva alzato la testa della Medusa, pietrificando l’avversario, trasformandolo nella catena montuosa dell’Atlante. La pietrificazione, nel corso del romanzo, tornerà più volte, per esempio quando il compagno di viaggio di Gilbert, il quasi suicida Yosa, per alcuni capitoli si tramuta in una roccia velenosa – o in un brano in cui si riflette sulla possibilità di gettarsi da un dirupo, dopo aver consumato insalata di meduse.

TRASPARENZA. Il soffice e il rigido, il visibile e l’invisibile oscillando tra il niente e il qualcosa, collidono nella medusa in modo cangiante. Le meduse sono onde di eccellente fattura, per un brevissimo lasso di tempo scontornate dallo sfondo, leggermente in evidenza, ma solo per fondersi di nuovo con l’ambiente in breve tempo. Somigliano alle immagini mentali: vaghe, liquide e scivolose; sono affascinanti, ma anche leggermente ripugnanti, proprio come la scienza descrive il fenomeno delle immagini interiori: a volte di stupefacente grazia, ma anche sempre un po’ repellenti, perché incontrollabili e non indagabili dei ricercatori.
Nel mio primo romanzo, Baden bei Gewitter, si incontrano due diversi protagonisti, una giovane donna e un uomo più avanti negli anni. È un libro senza un’azione rilevante; le figure si caratterizzano tramite le loro percezioni, restano curiosamente inafferrabili, scivolose come le meduse, e anche la relazione degli uni con gli altri resta enigmatica. In un lungo passaggio conclusivo, in riva al mare, si inquadrano delle meduse che nuotano a un ritmo regolare e altre, che riflettono la luce come l’acqua, perché vengono spinte sulla riva dalle onde. «Una medusa trascinata a riva porta con sé, all’interno della massa corporea trasparente piccoli pesci rossi, pesci di due centimetri all’interno della massa gelatinosa come pezzettini di carne e verdure nell’aspic. Punzecchio con un bastoncino la massa molliccia, ne estraggo dei pesciolini e li metto a nuotare in un bicchiere dello yogurt ripulito. Sono ancora vivi. Ma della medusa rimane solo una massa gelatinosa e sbrindellata».
Gel, gelée, gelatina – si può vedere un oggetto e contemporaneamente vedergli attraverso. Questo riporta la medusa più presso un vetro di una finestra, per la precisione somigliante a un oblò, e contribuisce alla sua ambivalente grazia.

INAFFERRABILITÀ. L’immagine è una membrana tra razionale e irrazionale. Ha senso, ma non penetra nel razionale. Un’immagine interiore si crea per un motivo ignoto, poi si sviluppa nell’irrazionale e si fa più chiara e più distinta quanto più si avvicina all’ambito del cosciente. I poeti si distinguono, nel loro metodo, per il momento preciso in cui colgono queste apparizioni nel corso del loro sviluppo.
Forse già qui è riconoscibile una grossa parte dell’Arte. Le meduse sono in fondo oggi così misteriose, anche perché difficilmente si catturano vive. In una rete di pescatori la medusa sarà schiacciata dal suo stesso peso, tagliata a pezzi dalle corde, e anche se possiede la capacità di ricostruire delle sue parti, solo alcuni tentacoli (che si trovassero in uno stadio di primo sviluppo) possono, una volta schiacciati in un tramaglio, ricostruirsi dalla parte opposta. La medusa, portata a terra, diventa in breve invisibile e si dissolve, come un’immagine onirica che si cerca di fissare nel diario, perde i suoi colori e la brillantezza, cede il carico emozionale e nell’insieme si secca, lasciando solo un residuo scomposto. Per la ricerca scientifica sulle meduse esistono contenitori e dispositivi particolari che sollevano dal mare l’animale con tutta l’acqua circostante. Per l’indagine di immagini interiori bisogna tornare all’osservazione di sé, tuffarsi nella scatola nera, seguire l’immagine fino alle sue radici. (….)

SGUARDI. Nella storia della Gorgone è fondamentale lo sguardo maligno, che viene incantato e infine trova il suo luogo «controllato» sullo scudo della dea Atena. Atena, detta «occhi di civetta», perché come le civette è in grado di vedere molto bene al buio, è la dea della saggezza e delle arti.
La storia di Medusa è una storia di immagini e visione. C’è la condizione di indeterminatezza della medusa, l’immagine che non può essere afferrata, e c’è lo sguardo pietrificante di Medusa, il lato del potere. C’è anche lo sguardo penetrante della ragione, che illumina il buio e determina le cose.