La materia alternativa, esordio letterario di Laura Marzi (da oggi nelle librerie per Mondadori, pp. 228, euro 18; domani presentazione da Tuba, a Roma, ore 18.30) è il titolo indovinato di una storia intensa che intreccia più piani. La voce che la racconta, a partire da sé, è quella di una donna che per vivere insegna a scuola nelle ore formative previste per chi non segue quelle di religione cattolica.

IN ALTRI PAESI diversi dal nostro questa «materia alternativa» si chiama in altri modi, per esempio «Etica o Morale non confessionale», oppure «Educazione civica» o ancora «Storia e cultura delle religioni». La protagonista di questo romanzo racconta cosa accade con le ragazze e i ragazzi incrociati nei suoi corsi; nomina le classi, ne ha diverse, ciascuna popolata da un nugolo di quasi adolescenti originari del Bangladesh, della Cina, del Bengala, del Venezuela e di molti altri posti del mondo. Di tutta questa giovinezza, corpi e menti germinanti, Laura Marzi è capace di restituire la fatica e la passione di una docente che cerca il modo di entrare in relazione con un universo sconosciuto.

Precaria, come molte iperspecializzate sotto i quarant’anni costrette a una vita di quasi miseria, ad abitazioni di fortuna e alla ricerca di un reddito di sopravvivenza, la soggettività che ci consegna le parabole minute di Hossein, Kamila, Michele, Nadir e gli altri si legge come una cronaca da dentro quelle aule, che nella maggior parte dei casi non sono le stesse deputate alle altre discipline «più serie» ma la sala mensa. Nelle conversazioni intrattenute con le e gli studenti si parla dei testi delle canzoni trap, di sticker recuperabili su whatsapp, di youtube e videogiochi, ma anche di sessismo, razzismo, pornografia, droga.

A mostrarsi è una cittadinanza all’apparenza inoperosa di cui non sembra curarsi nessuno, somiglia piuttosto a un esilio di irregolari dove ogni parola va misurata, sminuzzata, compresa e lasciata alla libertà di chi la riceve e la ascolta, ridiscutendola. C’è la bellezza di sentire tutta la incandescenza autentica adolescenziale, la scompostezza irriverente che può diventare qualsiasi cosa.

La protagonista del romanzo ha il privilegio di stare sulla soglia di quella attesa, di imparare custodendo il punto esatto di una scelta – di una promessa che si sa o non si sa fare a se stessi. È molto più coinvolta di quanto immagini, in quella materia alternativa. Lo è quando esce da scuola e si ritrova a dipanare un meccanismo più incoercibile che affonda le radici dal luogo lontano da cui anche lei arriva, un Nord imprecisato e abbandonato per lavoro. È un luogo di durezza e di infanzia dolorosa, da cui ogni tanto si sente assalita come quando era piccola e non doveva creare problemi perché ce n’erano già troppi.

LA FORZA DELLA DIMENTICANZA è quella che sua madre ha agito con lei e l’altra figlia, quella della separazione forzata dall’idea di una sorella che cerca di disintossicarsi dall’eroina. Allora ecco che il termine «alternativa» diventa meno innocuo, in suo nome si conducono fughe, incontri di breve durata, tentativi di seduzione maldestra fino a quando la larghezza dei bordi diventa strettoia. È una crepa esile che un giorno qualsiasi getta nella imprevedibilità di essere finalmente viste, la crepa diventa un roseto in cui l’innamoramento la fa tornare ragazzina. Che sia l’età indistinta dei propri studenti? Anche lei – come loro quando protestano per l’ingiustizia di non essere compresi – non ammetterebbe mai di avere bisogno di qualcuno. Ha le sue regole, non ammette deroghe. E se la cava da sempre, certo non per grazia di Dio – anche se lo nomina spesso come alfa e omega di tutte le benedizioni quotidiane. Perlomeno può salvarsi dal pericolo di essere rifiutata, vivendo il contrappasso della solitudine, dell’autosufficienza che si fantastica quando tutto intorno brucia. Soffre e scappa, proprio come chi ha dimorato troppo a lungo nel disamore. In tutta la materialità che ciò comporta, nel corpo sanguinante.

È la perdita di un luogo, di una famiglia, della possibilità di un amore, ma è anche la lenta preghiera pagana che Laura Marzi regala a chi legge La materia alternativa, emerge e poi scompare per ricordarci che c’è sempre una scelta, a volte è un diritto inoppugnabile, a volte è la libertà di desiderarsi vulnerabili e dunque viventi.