Martedì 13 dicembre è avvenuta una coincidenza singolare a Milano. Alle 17, la Feltrinelli ha inaugurato la nuova sede progettata dallo studio Herzog & the Meuron, cinque lunghissimi piani trasparenti che ospitano libreria, bar, spazi aggregativi e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli con il suo prezioso archivio. È stato un evento salutato da tutte le istituzioni come una tappa importante per Milano perché da una parte sancisce e allarga, anche spazialmente, il legame fra una storia editoriale e la sua città, dall’altra ha la dichiarata ambizione di diventare polo e riferimento culturale non solo milanese.

Poche ore dopo, al teatro Out Off, ha debuttato lo spettacolo L’editore, tratto dall’omonimo romanzo storico/politico di Nanni Balestrini (DeriveApprodi editore). Messo in scena da Lorenzo Loris, che con Balestrini ha curato l’adattamento, è interpretato da giovani attori che hanno fondato l’Associazione Teatrale I Gordi ed è in cartellone fino al 23 dicembre.

L’editore uscì nel 1989 (allora lo pubblicò Bompiani) e racconta la morte violenta di Giangiacomo Feltrinelli nel contesto incandescente delle lotte sociali degli anni Settanta. Balestrini immagina quattro personaggi che si ritrovano un fine settimana in montagna a discutere della possibile trama di un film ambientato nei giorni successivi al ritrovamento di un corpo dilaniato sotto un traliccio alla periferia di Milano, e al suo clamoroso riconoscimento come quello del famoso editore.

Nella versione teatrale i personaggi diventano sei, invece che a un film pensano a un adattamento per il teatro, ma la sostanza del testo è la stessa: ripercorrere la vicenda politica dell’editore, che tutti i personaggi conoscevano, per restituirgli quella dignità mistificata, derisa e occultata dalla stampa dell’epoca, per capire il significato emblematico della sua morte che ha rappresentato per tutta la sinistra una svolta cruciale.

All’inizio i personaggi sezionano, come su un tavolo anatomico, il referto dell’autopsia ferita per ferita, brandello per brandello, mutilazione per mutilazione. È lo shock che fa esplodere e procedere il dramma, le contraddizioni, le scelte politiche e personali, le relazioni, mettendo tutti di fronte alla consapevolezza che da lì in poi nulla sarà più come prima. I personaggi discutono, si confrontano anche con asprezza, tirano fuori quello che non avevano mai osato dire prima, scarnificano i propri pensieri e vissuto in una continua tensione al confronto. Lo spettatore è travolto da un’energia primigenia, assoluta, a volte caotica e rumorosa che fa riemergere fisicamente, come in un corpo a corpo, tutto il desiderio di cambiamento di quei giovani e quei movimenti che negli anni Settanta cercarono di modificare la società in cui viviamo.

Nessuno di questi attori era nato quando Feltrinelli morì, il 14 marzo 1972, alcuni non sapevano nemmeno chi fosse Giangiacomo Feltrinelli, non ne avevano mai sentito parlare, non conoscevano nulla di quel periodo. Come sono riusciti a restituirci con verità le stesse passioni, tensioni, desideri di tanti loro coetanei di allora? Come hanno fatto a incarnare così profondamente uno spirito tanto vicino nel tempo quanto smarrito nei fatti? Dopo lo spettacolo, mi diranno che leggendo il testo si sono incuriositi, hanno sentito il bisogno di informarsi, studiare, si sono appassionati, loro stessi hanno cominciato a discutere al di là del copione. La forza de L’editore è proprio questa, far sentire attraverso la rilettura di un testo cruciale che l’energia e i desideri di allora sono attuali e possibili.

mariangela.mianiti@gmail.com