Nel primo pomeriggio di domenica gli ufficiali delle Forze speciali guineane (Ges) hanno dichiarato di aver preso il potere in Guinea-Conakry e di aver deposto il presidente Alpha Condé. Nessuna vittima viene segnalata, nonostante l’intenso rumore di armi automatiche sentito in mattinata nella penisola di Kaloum, centro nevralgico della capitale Conakry, dove si trovano la presidenza, le istituzioni e gli uffici commerciali.

I GOLPISTI HANNO DIFFUSO in seguito un video nel quale mostrano in «buone condizioni di salute» il presidente Condé. «Abbiamo deciso di annullare la Costituzione in vigore e di sciogliere le istituzioni a causa delle difficili condizioni economiche del Paese e della cattiva gestione da parte di Condé, che è in stato di arresto», ha dichiarato in una diretta alla Rtg, il canale radio-televisivo nazionale, il colonnello Mamady Doumbouya, ex ufficiale della Legione straniera francese, oggi a capo delle Ges .

«Il dovere di un militare è quello di salvare il proprio paese – ha aggiunto Doumbouya, inquadrato seduto e avvolto in una bandiera guineana insieme ad altri militari – per questo motivo abbiamo scelto di interrompere la personalizzazione della vita politica nazionale in un unico uomo e di creare un Comitato nazionale di unione e sviluppo (Cnrd) per aprire una transizione inclusiva e pacifica, affidata al popolo». Ieri il colonnello Doumbouya ha incontrato i ministri del vecchio governo e i rappresentanti delle istituzioni, smentendo le voci «di possibili nuovi arresti» e promettendo un «governo di unità nazionale» in tempi rapidi.

FINISCE COSÌ IL DECENNIO segnato dalla parabola di un controverso personaggio politico, da ex attivista dell’opposizione e primo presidente democraticamente eletto della Guinea nel 2010 (successivamente riconfermato nel 2015), a violento e sanguinario despota.

CONDÉ, 83 ANNI, aveva recentemente vinto un terzo mandato nelle contestatissime presidenziali di ottobre 2020, dopo l’approvazione di una nuova Costituzione che gli aveva consentito di ricandidarsi, eludendo il limite dei due mandati presidenziali consecutivi. La campagna elettorale aveva visto il boicottaggio da parte di tutte le opposizioni politiche e aveva scatenato accese proteste nel paese, con centinaia di attivisti arrestati e decine di persone uccise durante le manifestazioni, violentemente represse dalle forze di sicurezza.

I principali oppositori in questi anni hanno sempre contestato a Condé l’aver favorito gli scontri etnici e maggiori divisioni tra la popolazione, dove la maggioranza di etnia Peul è governata dalla minoranza dei Malinke, a cui appartengono sia il presidente deposto che il colonnello Doumbouya.

IL GOLPE HA SUSCITATO REAZIONI contrastanti. Da un lato la popolazione che dopo aver appreso la notizia è scesa in strada anche nella giornata di ieri per festeggiare e applaudire i militari, invocando «giustizia per tutti i civili torturati e morti in questi anni». Dall’altro la comunità internazionale: «Condanniamo – ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres – qualsiasi presa di potere in Guinea con la forza delle armi».

Toni simili da parte del presidente di turno dell’Unione africana (Ua), il congolese Félix Tshisekedi e della presidente della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), la ghanese Nana Akufo-Addo, che chiedono «l’immediato rilascio del presidente Alpha Condé e il ripristino della costituzione».