A Bologna vince il candidato del Pd, vince il patto di governo con la sinistra di Coalizione civica, vince il progetto di rilanciare lo schema del Conte bis con un’alleanza che comprenda il Movimento 5 Stelle. Perde invece Matteo Renzi, e con lui il suo tentativo di fare saltare il banco nel fortino del centrosinistra italiano.

Alle primarie di Bologna hanno votato in 26 mila, di questi in 15 mila (il 60%) hanno scelto Matteo Lepore, assessore Pd da 10 anni, ora candidato ufficiale di tutto il centro sinistra quando si voterà a ottobre. «Sarò un sindaco di sinistra e Bologna sarà la città dei diritti, si batterà per le questioni sociali tanto quanto per la promozione economica e l’impresa», ha detto Lepore, che ha citato il comizio di Veltroni a Spello nel 2008: «Già lì c’era tutto, l’attenzione alle persone e ai territori». Allora il Pd andò da solo, questa volta a Bologna la coalizione sarà ampia e variegata.

La sfidante Isabella Conti, lanciata da Renzi ma a capo di un fronte sostenuto soprattutto da pezzi ribelli del Pd locale e dai centristi dell’ex ministro Gianluca Galletti, si è fermata a 10 mila voti. Un risultato che sarà difficile replicare altrove perché quei consensi sono personali e frutto di dinamiche interne ai dem. Al momento Italia Viva a Bologna semplicemente non esiste: ha fatto fatica a fornire per tempo la sua quota di volontari per gestire i gazebo, figurarsi creare una lista competitiva per il voto di ottobre.

A esistere eccome è invece Coalizione civica, quella rete che va dai centri sociali disobbedienti Tpo e Labas a Sinistra italiana e che, con Elly Schlein, ha scommesso su Lepore. Una sfida di governo per trasformare Bologna «nella città meno diseguale d’Europa». La prima prova, forse la più difficile in attesa di quella del governo, è stata superata. Lepore ha vinto per tanti motivi, tra questi ci sono anche i voti di Coalizione civica che lo ha puntellato da sinistra quando pezzi del suo partito gli si sono rivoltati contro giudicandolo prima divisivo, poi schierandosi con l’avversaria.

Nell’alleanza guidata da Lepore ora entreranno anche i 5 Stelle, ufficialmente alla finestra in attesa di capire il vincitore delle primarie. Avesse vinto la renziana Conti si sarebbero sfilati, invece ci saranno. Anzi nel segreto dell’urna ci sono già stati per il candidato Pd in risposta all’appello di Giuseppe Conte di qualche giorno fa.

Al centrosinistra non resta che attendere la decisione di Salvini, Meloni e Berlusconi, sul candidato della destra. «La destra non è credibile», ha commentato Lepore, per poi aprire agli industriali e al mondo dei commercianti. «A breve partirà la nostra fabbrica del programma, dico a tutti quelli che sono lontani da noi di venire a lavorare assieme», è l’invito del candidato sindaco che ora, «dopo avere definito bene chi siamo», sarà impegnato nel recuperare consensi al centro, a partire dai 10 mila voti incassati da Isabella Conti, tessera di Itali Viva in tasca ma sempre più vicina alle posizioni Pd.

Il movimento è già iniziato. Il ticket con la sinistra di Coalizione Civica resta nei fatti, ma le parole sono più sfumate. «Ticket? Sbagliato dare pesi diversi alle diverse forze dell’alleanza, ma Emily Clancy di Coalizione Civica è stata indispensabile», ha detto Lepore annunciando per lei un posto nella futura giunta, metà politica e metà società civile.

Altra sfida che potrebbe affrontare Lepore sarà quella di ricostruire il Pd attorno alla sua figura. Ricucendo anche con coloro che hanno appoggiato Conti. Compito difficile visto le scorie che la battaglia ha lasciato sul campo. Nei prossimi giorni comunque Lepore incontrerà Conti e, ha spiegato, i due capiranno come lavorare assieme.

«Lepore ha vinto ma non in modo eclatante – ragiona il politologo Marco Valbruzzi – Conti invece nella sconfitta ha avuto un risultato positivo. L’enigma è come fare ora convivere quattro anime: il Pd, i 10 mila voti di Conti, la sinistra, e pure il Movimento 5 Stelle». Sarà questa la vera prova: tenere tutti assieme e maneggiare una coperta che politicamente potrebbe già essere presto troppo corta.