È durata poco la comparsata della Conferenza episcopale venezuelana al dialogo per l’Assemblea Costituente proposto dal presidente Nicolas Maduro. I bellicosi vescovi hanno deciso di trasgredire apertamente le indicazioni del papa Bergoglio: il quale, con una lettera pubblica, li aveva invitati a disinnescare le violenze . I vescovi hanno scelto invece di aderire apertamente al campo conservatore, rimanendo fedeli alla lunga pratica di opposizione al chavismo. Le gerarchie ecclesiastiche hanno partecipato al golpe contro Chavez, orchestrato da imprenditori, multinazionali e media privati a guida Cia e non hanno mai dismesso le ostilità.

IL LORO atteggiamento non è quindi una novità. Quel che però colpisce è la clamorosa disobbedienza al volere del pontefice, loro capo supremo. Un gruppo di vescovi venezuelani, sostenuti dal Cardinal Baltazar Porras, si è riunito di recente in una parrocchia della periferia romana per sostenere la campagna internazionale delle destre. Porras, ex arcivescovo di Merida, è stato in prima fila contro Chavez nel 2002. Per oggi, ha indetto «una giornata internazionale di preghiera per il Venezuela» il cui invito ha come allegato gli slogan dell’opposizione a Maduro. L’episcopato giudica «sconveniente» la proposta della Costituente: perché «sopprimerebbe di fatto» l’attuale Parlamento a maggioranza di opposizione, e perché «non contribuisce alla comprensione tra venezuelani».

DALLA SPAGNA all’Australia, agli Usa, la destra venezuelana – sponsorizzata da quella internazionale, ma anche in afflato bipartisan con certa ex sinistra europea -, ha dato luogo a episodi di intolleranza e ad aggressioni nei confronti della parte avversa e di chi la sostiene. In Florida, è stato arrestato un gruppo di esagitati armati di puputov – bombe di escrementi con cui gli oltranzisti hanno «vivacizzato» la scena venezuelana. In Spagna, qualche centinaio di persone ha provocato una nuova crisi diplomatica tenendo sotto assedio il personale dell’ambasciata venezuelana tra slogan inneggianti all’ex dittatore Franco. In Italia, imbrattano, insultano e minacciano e qualche attivista si è rivolta alla polizia. Il presidente Usa, Donald Trump ha comminato nuove sanzioni per 8 esponenti dell’alta magistratura. Seguono a quelle contro il vicepresidente venezuelano, Tareck El Aissami, che ne hanno di fatto «invalidato» la possibilità di un pieno esercizio internazionale.

MADURO ha invitato Trump a starsene alla larga dal Venezuela e a porre fine all’intervento «grossolano» e «imperialista» contro Caracas. «Il Venezuela va rispettato, togli le tue luride mani di qui Donald Trump», ha detto in un discorso tv. Maduro ha consigliato a Trump di «guardarsi nello specchio di Michel Temer», riferendosi alla richiesta di impeachment per il presidente de facto brasiliano. Intanto, a Caracas si continua a manifestare: in modo pacifico (ieri grande marcia popolare a favore dell’Assemblea Costituente), o con violenza (gli oltranzisti hanno nuovamente bloccato le strade e devastato strutture pubbliche).

OGGI, nuova marcia di opposizione fino al palazzo presidenziale. Il Venezuela ha denunciato all’Onu, con immagini e video, la violenza dei gruppi armati che mirano a provocare un intervento straniero, come auspicato dalle decisioni del Parlamento. La Comunità del Caribe (Caricom) ha invece rivolto un appello alla non ingerenza e al dialogo. La discussione tra assembleisti e contrari ha visto un nuovo intervento della Procuratrice generale Luisa Ortega, che mira a ritagliarsi un ardito ruolo di mediazione tra le parti, giocando sul filo del diritto. L’intellettuale spagnolo, Alfredo Serrano, ha invece polemizzato con quel «progressismo disincantato e risentito» che, senza conoscere e senza sporcarsi le mani, si pone come «ispettore delle rivoluzioni altrui».