Nel 2017, a pochi mesi dalla partenza di Paolo Nespoli per la sua terza missione, la seconda di lunga durata sulla ISS, Panini Comics dava alle stampe C’è spazio per tutti, un romanzo a fumetti di Leo Ortolani, dove il suo celebre personaggio Rat-Man si mette la tuta spaziale per affiancare Nespoli nella sua missione. Abbiamo parlato con Ortolani di questo progetto.

Leo Ortolani, come è nato questo libro?

Il progetto parte da ASI e da ESA, le agenzie spaziali italiane ed europea che hanno contattato Panini Comics- la mia casa editrice- per capire se poteva sviluppare una storia a fumetti sulla Stazione Spaziale Internazionale: una storia diretta ai ragazzi, per raccontare loro cos’è e a cosa serve la Stazione Spaziale. Panini Comics si è voltata verso di me e mi ha detto “Leo, vuoi fare un fumetto sulla Stazione Spaziale Internazionale?”. Lo sventurato rispose.


Da geologo e fumettista, che ruolo ricopre nel tuo immaginario il viaggio spaziale?
Come geologo sono di antica tradizione, resto saldamente attaccato alle mie anticlinali rovesciate, qui in provincia di Parma, mentre come fumettista ho già viaggiato in lungo e in largo, per la galassia. Almeno una volta nella vita, un viaggio spaziale di fantasia un fumettista lo deve fare. Io ho iniziato a fare fumetti, usando i personaggi con il muso a scimmia che uso tuttora, proprio con le storie di Base Alpha, quella base lunare del telefilm SPAZIO: 1999 che si trova a essere proiettata in giro per il cosmo a seguito di una catastrofica esplosione nel deposito di scorie nucleari. Avevo 9 anni.

Che rapporto hai con la fantascienza? Ti piace come viene rappresentata?
Mi piaceva molto SPAZIO:1999 perché dava un’idea di quella che poteva essere una realtà possibile. Una realtà di cui si comincia a parlare in questi ultimi anni, per “esercitarsi” a gestire situazioni simili su altri pianeti, quando ci arriveremo.
In generale sono sempre stato attratto da un tipo di fantascienza “più reale e sporca”, come quella di ALIEN, dove si percepisce il vissuto degli ambienti, come fossimo sulla MIR, negli ultimi anni in cui la visitavano.

Credi che esista uno scarto tra come è la vita davvero lassù e come ce la raccontano a terra?
Se sì, ne avete parlato con Paolo? Come approcci questa differenza nel tuo libro?

Credo che per capire come sia la vita lassù, bisognerebbe andarci sul serio. Tuttavia, Paolo Nespoli, nel suo bellissimo libro “Dall’alto i problemi sembrano più piccoli” riesce a dare un’idea abbastanza precisa di quello che gli astronauti affrontano sulla Stazione Spaziale. Dopo di che, stiamo parlando di un laboratorio e chi ha lavorato in un laboratorio, al di là della situazione eccezionale, sa bene che non è che accadano chissà quali strabilianti avventure. Si lavora tanto e sodo, per inviare a terra i risultati che verranno poi interpretati. Paolo mi ha raccontato poi di un paio di casi più “action”, con i quali si sono dovuti confrontare mentre erano lassù e che hanno comunque superato brillantemente con la classica, umanissima arte dell’arrangiarsi.
L’ambiente ci sfida, ma per fortuna siamo dotati di intelletto e iniziativa!

L’addestramento di Ratman è durato quanto quello di un cosmonauta? Quanto e come ti sei documentato?
L’addestramento di Rat-Man non c’è stato. Lui, semplicemente, parte e va. Ha una capacità di adattamento tipica di chi non ha la più pallida idea di cosa stia succedendo, ma che si entusiasma sempre e dimentica in fretta le difficoltà che ha incontrato poco prima. Rat-Man guarda avanti. Sempre.
Io, invece, ho bisogno di conoscere al meglio la storia precedente a questa meraviglia tecnologica che orbita sulle nostre teste. Devo sapere come siamo arrivati là. E dove stiamo andando. Per cui per il libro ho studiato come se dovessi dare una seconda tesi di laurea in “conquista dello spazio”. Ammetto che è stato un lavoro che ha richiesto parecchio studio, ma sono stato entusiasta di farlo, un po’ come Rat-Man, perché è un argomento affascinante e interessantissimo, ricco di aneddoti e di straordinarie scoperte.
Mi sono documentato leggendo, guardando filmati, annotando, correggendo, cancellando, indagando, approfondendo e accumulando tonnellate di appunti dai quali è nata la mia storia.


Come si sente Ratman in tuta spaziale?

Bene. Magari è un po’ stretta sui fianchi, ma lì, se non smette con l’olio di palma, c’è poco da fare.

La storia dei viaggi spaziali ha avuto diversi protagonisti, ma adesso l’unica navetta che viaggia dalla Terra all’ISS è la russa Soyuz.
La stazione spaziale è ormai l’unico spazio di pace?

Non è meraviglioso? Come ipotizzato dalla serie STAR TREK, che già nel 1966 ci mostrava uomini e donne di ogni razza andare, uniti, nello spazio, anche la Stazione Spaziale Internazionale vede la collaborazione della maggior parte dei paesi del pianeta. E non è l’unico spazio di pace, fortunatamente. Se ci pensi bene, dove si fa arte e dove si fa ricerca, gli uomini collaborano e uniscono i loro talenti per ottenere qualcosa di più grande, che porterà benefici a tutta l’umanità. Penso al CERN di Ginevra e a quello che è stato definito “il CERN del Medio Oriente”, il laboratorio SESAME (bellissima, anche la scelta del nome) in Giordania, in cui collaborano, fianco a fianco, scienziati israeliani, iraniani e palestinesi.


LUNA 2069 è il titolo del tuo prossimo libro spaziale, puoi dirci qualcosa in più?
2069, ovvero, cento anni dopo lo sbarco di Armstrong.
Una storia dove in qualche modo i nostri due protagonisti si troveranno tra 50 anni sulla Luna, dove l’uomo avrà iniziato a creare basi lunari con i più diversi intenti.
Rat-man e un personaggio con (stavolta) le sembianze di Luca Parmitano vivranno un’avventura incentrata sugli effetti che questo piccolo passo per l’uomo ha, effettivamente, sull’uomo stesso che, così lontano da tutto non può che vedere con più chiarezza se stesso.
Stavolta non ho strutturato il libro come il precedente, le note documentaristiche non sono capitoli a parte, ma si amalgamano alla storia stessa, rendendo tutto più fluido.

L’acronimo di VITA, la seconda missione italiana di lunga durata di Paolo Nespoli, quella per cui si preparava a partire mentre scrivevate il libro, è Vitality Innovation Technology Ability, che sono principi irrinunciabili per la ricerca spaziale (e non). Quali altre qualità credi che dovrebbe coltivare l’umanità per difendere il futuro?
L’amore verso il prossimo. Specialmente nei confronti delle persone meno facili da accettare, come Rat-Man. Perché alla fine, nello spazio andranno anche quelli come lui.
Perché davvero, lassù c’è spazio per tutti.