Le radiografie della violenza assurda del picchiaduro Mortal Kombat: dopo tempeste marziali di calci, pugni e mosse speciali ecco le «fatalità» dei teschi chi si infrangono, i corpi segmentati, congelati, strappati, arsi, sciolti da acido o squarciati da parassiti in un’apoteosi splatter che tuttavia non disturba proprio perché iperbolica e così esagerata da risultare parodistica, una brutalità spinta perpetuata tra combattenti super-umani, talvolta anche hollywoodiani, in varie dimensioni dello spazio tempo; guerrieri che persino se sviscerati o decapitati torneranno comunque integri per il prossimo incontro.

L’enorme Mortal Kombat 11 si ingigantisce ancora per PlayStation, XBox e Switch Nintendo con un’espansione intitolata Aftermath che potrebbe essere considerata quasi un seguito del videogioco di Nether Realm, aggiungendo un lungo e spassoso contenuto ludico e narrativo ad un’opera già squisitamente esilarante quanto delirante con la sua epica trash, la spettacolarità dovuta al budget da colossal (produce e distribuisce Warner) e le riuscite dinamiche giocose.

A sdrammatizzare ancora la violenza di questo riuscito picchiaduro a incontri tornano le buffissime mosse finali dette «friendship», irresistibile roba da burletta che si può alternare al «gore» delle «fatalities» suscitando ilarità invece che raccapriccio per la straordinaria stramberia e la fantasia delle animazioni.
Affascinanti i nuovi personaggi introdotti, redivivi dal passato della saga come la cornuta Sheeva dalle quattro braccia e Fujin il dio del vento. Come da recente tradizione di questa saga, anche tra i lottatori di Aftermath c’è un personaggio proveniente da un immaginario completamente diverso: il Robocop del film di Paul Verhoeven, interpretato e doppiato da Peter Weller. Fare lottare il poliziotto robotico contro lo Schwarzenegger «terminator» dal film di Cameron o il Joker di Batman, provoca combattimenti surreali e persino graziosi, malgrado la pesantezza e la totale mancanza di sensualità della danza marziale dei personaggi.

Nether Realm, già responsabile del notevole Injustice, il picchiaduro tra eroi e cattivi di DC Comics, ribadisce con Mortal Kombat 11 Aftermath il talento dei suoi artisti nel realizzare giochi di lotta dall’andamento narrativo non convenzionale, con la sua dilatazione così filmica, e soprattutto di intervenire su un genere ancestrale del videogame con una propria visione ludica e artistica che travolge in classicismo anche quando più lo asseconda.