Quindici anni di attesa e nel 2014 comincia, in Polizia, il concorso interno per 1.400 vice ispettori, ruolo che conta una carenza di organico di circa 11 mila unità. Quindici anni di attesa per dar vita ad un pasticcio all’italiana. O ad un immane «papocchio», come l’ha definito lo stesso capo della Polizia, Franco Gabrielli. Una vicenda che, dopo quasi 4 anni, non ha ancora trovato soluzione, con una valanga di ricorsi al Tar, esposti e poliziotti… ad alta tensione.

IL 16 GIUGNO 2014 sono in 7.032 a superare la prova preselettiva (80 quiz a risposta multipla su 5 materie di diritto) e ad essere ammessi a quella scritta, del 25 gennaio 2015, consistente in un elaborato di diritto penale la cui traccia recita; «Dopo aver descritto gli elementi costitutivi della struttura del reato», i candidati devono illustrare «le situazioni in cui una norma autorizza, impone o tollera un fatto che di regola è vietato dalla legge penale». E qui si consuma il papocchio.

Il 17 dicembre successivo, a distanza di quasi un anno dall’esame, ci sono i risultati: sono idonei 2.127 poliziotti di cui oltre 1.400 con lo stesso punteggio di 35/50, ovvero il minimo, a fronte di nessun candidato con 34/50 ed appena 73 candidati con un punteggio che va da 30/50 a 33/50. Tante le insufficienze. Molti poliziotti, insospettiti da quella che definiscono «un’anomalia statistica», si azionano per capire cosa sia accaduto. Gli esclusi costituiscono persino un’associazione, denominata «Tutela & Trasparenza», che conta centinaia di iscritti, e poi sommergono l’Ufficio concorsi del Dipartimento di Pubblica sicurezza di migliaia di istanze di accesso agli atti. Riescono così ad acquisire le carte del procedimento e gli scritti vengono riletti. Uno ad uno. E ne vengono fuori delle belle.

Tra gli elaborati giudicati idonei ce ne sono parecchi che cambiano le regole del diritto penale; che contengono periodi che paiono copiati dai libri di testo usati per la preparazione al concorso o da documenti presenti su internet (Wikipedia, siti di studi legali, tesi on line); che vantano una galleria di errori/orrori grammaticali e che, come evidenziano anche i sindacati, talvolta, contengono «segni distintivi o messaggi rivolti alla commissione». Ci sono candidati che si sono limitati a riscrivere gli articoli del codice penale; ci sono coloro che confondono il reato con la pena; ci sono esempi operativi da brivido… Come quello che, sovvertendo codice e sentenze della Cassazione, autorizza il pubblico ufficiale «a sparare a un rapinatore disarmato all’uscita dalla banca, non ad altezza di petto, bensì sulle gambe».

«SONO STATI STANATI – viene denunciato da sindacati e avvocati incaricati di seguire la faccenda – temi fatti a metà e ritenuti idonei, mentre ad altri che non erano stati completati, è stata contestata la non esaustività della trattazione; alcuni componimenti, svolti nella stessa città, ad esempio Catania, e nello stesso giorno, sono identici tra loro, ma nessuno sembra essersene accorto. E poi errori di grammatica e di ortografia, diffusi e gravissimi…». Spiccano «ammenta» con la t, «perquotono» con la q, «endicap» anziché handicap; una marea di ha, hanno oppure ho senza la h, di «è» congiunzione ed «e» verbo, il tutto con una sintassi ipotetica. In un tema ecco, inanellati, in serie: «che non l’ha può invocare», «che l’ho impartisce», ma poi «non l’ho esegue», «perché non l’ho allatta», «pericolo provocato dall’soggetto». Eppure l’autore, in barba a Pinocchio, è stato promosso. Da non scordare quello che, per l’occasione, ha inventato la «teoria tripartitica», costituita da condotta, evento e nesso di causalità. Un mucchio di corbellerie, ma la commissione approva. Ci sono invece compiti corretti e senza baggianate che sono stati bocciati.

IN UNO DEI VERBALI la commissione afferma di aver espulso, durante la prova, 38 candidati sorpresi con materiale al seguito; altrettanti elaborati sono stati annullati in sede di correzione per sospetta copiatura. «Come è possibile – chiedono poliziotti esclusi e sindacati – che tanti candidati avessero la disponibilità di materiale attinente alla traccia proposta?»

Contestata anche la composizione della commissione giudicatrice presieduta dal prefetto a riposo Luciano Rosini e in cui appaiono laureati in Economia e commercio (e non in Giurisprudenza) e docenti di scuole superiori.

Questioni che fanno insorgere le organizzazioni sindacali di categoria: dal Movimento poliziotti democratici e riformisti agli Autonomi di Polizia, a Sap, Ugl Polizia di Stato, Consap e Coisp. Alcuni sindacati si rivolgono anche al ministero dell’Interno evidenziando «quale abominio del diritto sia stato perpetrato». E via con esposti all’Anac (Anti corruzione) e un ricorso al Tar a cui aderiscono centinaia di poliziotti. «Tutela & Trasparenza» prepara e presenta un dossier che ad oggi non ha ottenuto risposte. Il risultato è che si contano 559 contenziosi tra candidati esclusi e ministero, senza calcolare che molti presentano istanza di ricorrezione, anche su suggerimento dei vertici della Polizia.

INTANTO IL TRIBUNALE amministrativo regionale del Lazio discute i primi ricorsi, con esito negativo, e sostanzialmente sentenzia che la commissione gode di una sorta di intangibilità ammantata sotto la cosiddetta «discrezionalità tecnica». I giudici del Tar sostengono che non compete loro una valutazione sull’operato della commissione o sugli elaborati dei ricorrenti. Il 6 gennaio scorso Gabrielli, dopo aver dichiarato in un incontro pubblico a Bologna che tra quelli idonei ci sono «elaborati ai cui autori andrebbe tolta la qualifica di agente», annuncia che tutti gli scritti sarebbero stati ricorretti. Nasce così una speciale commissione di verifica, presieduta dal prefetto Matteo Piantedosi, che rivede le posizioni «dei candidati titolari di contenziosi» ed evidentemente scova anomalie. Seconda commissione che non ha poteri decisionali, quindi non può concretamente intervenire: può solo consigliare.

Gabrielli, dopo la rilettura dei testi, parla di «concorso a rischio annullamento» e fa presente ai sindacati che oltre 330 dei partecipanti al concorso, originariamente esclusi, saranno riammessi e questo «per riabilitare colleghi bravi». Ma non avviene. Lo stesso Gabrielli, in un nuovo incontro, del 22 maggio scorso, tornando sui propri passi, informa che al concorso saranno avviati soltanto gli idonei: 1.400 come da bando, più i 474 ulteriori che erano stati dichiarati tali. Ciò senza alcuna correzione degli elaborati esclusi in quanto la commissione esaminatrice, convocata per la ricorrezione, «ha ritenuto di non voler provvedere ad un’attività di rivalutazione» e dunque di sconfessamento del proprio operato. Si è rifiutata di intraprendere l’iter suggerito dalla commissione di verifica.

MA È DEL 31 AGOSTO SCORSO una sentenza della quarta commissione del Consiglio di Stato che dispone che vengano sottoposti a nuova valutazione alcuni elaborati esclusi e ad occuparsene dovrà essere la seconda commissione. Fatto che ingarbuglia, se è possibile, ancora di più tutta la storia. Il 12 giugno scorso, il Dipartimento ha intanto pubblicato la graduatoria dei vincitori del concorso. Sindacati, poliziotti esclusi e «Tutela & trasparenza» hanno presentato istanza di accesso agli atti della commissione di verifica, di quella «del gran rifiuto» e dei vari incontri sull’argomento. La risposta del Dipartimento è stata negativa: si tratta di atti «non ostensibili», cioè che non si possono mostrare. Il 12 settembre prossimo, in varie scuole/istituti d’Italia (Brescia, Nettuno, Spoleto, Vibo Valentia, Alessandria, Campobasso, Piacenza), partirà il corso da vice ispettore per i poliziotti ammessi. Ma la graduatoria è stata impugnata e sono in preparazione nuovi fascicoli e ricorsi.