Il 3 ottobre scorso, a 3 anni dalla strage di Lampedusa in cui persero la vita 339 migranti, il nostro paese celebrava la giornata nazionale in memoria delle vittime nel Mediterraneo. Da quella data si stima che siano 11.400 i migranti morti nei nostri mari. Di migrazione si continua a morire e certe tragedie non si leniscono, ma si può apprezzare l’impegno di molti creatori che scelgono di riflettere, di sensibilizzare, di portare al pubblico con originalità e delicatezza, storie e spunti su un fenomeno che degenera, al passo con i ritmi indiavolati degli stravolgimenti globali. Con la grazia, la malleabilità e la libertà che la contraddistingue, anche la narrativa grafica dà il suo contributo al discorso sulle migrazioni e quest’anno nel panorama editoriale italiano ci sono titoli e novità importanti in questo senso.
Tunué pubblica in questi giorni L’approdo dell’australiano Shaun Tan: già vincitore del premio miglior fumetto al Festival di Angoulème nel 2008, il libro esce in una preziosa edizione cartonata, grande formato. L’approdo racconta una storia tristemente comune: un padre lascia la famiglia in una città spettrale, svuotata; si mette per mare alla ricerca di un futuro migliore, per sé e per i suoi cari, approda al di là dell’oceano in una città brulicante e misteriosa.
Tan attinge dalla propria biografia (il padre, cinese, arrivò in Australia nel 1960) e disegna un racconto a sola matita, diviso in 6 capitoli, dove non c’è spazio nemmeno per una parola. The arrival (questo il titolo originale del libro) è un silent book esemplare poiché la storia che narra, la lettura e le sensazioni che scatena non possono che essere universali: delle parole non c’è bisogno. Quella di Tan è un’espressività totale, legata certo al dominio della matita su carta, ma la compiutezza estetica de L’approdo deve moltissimo anche alla sua capacità di racconto: come un ammicco di atemporalità un ampio spazio bianco separa le vignette, legate però da un filo narrativo forte, da cui anche i molti, scrupolosi dettagli di ogni singola immagine non riescono a distoglierci. Tan fa incontrare il suo protagonista con altri immigrati e alcuni di loro raccontano a loro volta la propria storia, in questo caso «montata» su sfondi scuri: talvolta lo è anche la memoria.
VERSO PHOENIX
Come nella realtà, nessuna storia di immigrazione è uguale ad un’altra, ma tutte sono, a loro modo, esemplari per quel senso comune di incertezza, malinconia, solitudine, incomunicabilità, che soggiace ad ogni viaggio e approdo di questo tipo. In contrasto con il dato drammatico oggettivo, molto del fascino grafico del libro è affidato agli elementi fantastici, che niente tolgono alla verosimiglianza del racconto. Pensiamo alle architetture meravigliose della città d’arrivo, al suo alfabeto criptico, all’animaletto non meglio identificato con cui il protagonista divide la stanza, tutti segnali riconducibili al senso di straniamento che produce il nuovo paese nel migrante, nelle parole dell’autore «un luogo ancor meno familiare della luna».
Autobiografico- ma in questo caso vissuto direttamente- è il racconto di Tony Sandoval, illustratore e fumettista messicano pubblicato da Tunué nel nostro paese, che in Appuntamento a Phoenix narra le proprie peripezie di migrante. Il giovane Tony, alla fine degli anni ’90, innamorato di Suzanne, una studentessa americana, tenta numerose volte di varcare il confine tra Messico e Arizona.
Il nuovo libro di Sandoval si allontana coraggiosamente dalle sue opere precedenti: con uno stile completamente diverso dai celebri acquarelli delle creature oniriche e spettrali che abitavano le pagine fantasy di Watersnakes (2014) e dai paesaggi sognanti di Mille tempeste (2015), Sandoval qui inscena la propria vicenda in prima persona, lasciando molto spazio ai tratteggi e alle linee (rughe, capelli, pieghe dei vestiti stropicciati e un po’ sdruciti) di una china insistente e nervosa, per introdurci nel mondo affollato della frontiera, popolato da fixers (contatti, persone che organizzano il viaggio attraverso il confine), guardie di frontiera, cani e famiglie intere ridotte sul lastrico per aver pagato molte volte un viaggio andato male. L’autore approfitta per fare una carrellata delle diverse opzioni di «passaggio», il treno- conosciuto in tutta l’America come «La Bestia» su cui viaggiano centinaia di sin papeles; il guado del fiume, il Rio Grande, che dà il nome di espalda mojada (alla lettera schiena bagnata) ai migranti che lo navigano; il viaggio nascosti in un furgone o una vettura, come sarà il suo caso.
Non viene meno la leggerezza grafica dell’opera di Sandoval, particolarmente adatta a introdurre il tema spinoso della migrazione ai lettori più giovani, che apprezzeranno la folta schiera di personaggi che incrociano il destino di Tony, così come la trama romantica, motore del suo viaggio.
UN FALCO, UNA CAPRA…
C’è poi un libro rivolto ai lettori più piccoli, preadolescenti, e viene dalle mani dello sceneggiatore e giornalista Marco Rizzo e del disegnatore Lelio Bonaccorso, già autori di La mafia spiegata ai bambini. Pubblicato da Beccogiallo in luglio, L’immigrazione spiegata ai bambini è già alla seconda ristampa e più che un fumetto è un libro illustrato: piccole porzioni di testo, talvolta evidenziato dal maiuscolo nelle parti salienti ne tradiscono la spinta didattica.
In linea con le competenze dei piccoli lettori, i protagonisti sono Amal, una gatta nera, Joe, un cagnolino fedele, Alqamar, un falco e la Capra. Una scelta azzeccata per permettere ai lettori di immedesimarsi nella vicenda attraverso il punto di vista- astratto, ma anche fisico- degli animali: più piccoli rispetto agli umani, sono accompagnatori innocenti dei migranti che si trovano sulla barca, viaggiatori involontari che spesso ignorano i motivi che spingono i loro padroni a intraprendere un viaggio tanto rischioso, visto che l’approdo è tutto meno che certo. I protagonisti animali sono un doppio felice della figura dei bambini, vittime reali di un fenomeno crudele per quanto comune, dei quali condividono lo sguardo dal basso e l’impotenza.
Nella breve vicenda ci sono tutti gli ingredienti di realtà che garantiscono il successo didattico di un libro semplice per quanto efficace: c’è chi scappa da una guerra, che è sempre ingiustificabile e sbagliata e chi fugge dalla propria terra per povertà, portandosi dietro la capra, unica fonte di sussistenza; c’è lo scafista, al quale ci si riferisce come a «l’uomo vicino al motore» ma che è ovviamente il cattivo, infine sconfitto dagli animali che ne intuiscono i meschini intenti e infine ci sono i soccorsi, che mettono in salvo animali e padroni. Il disegno di Bonaccorso è quanto di più accogliente si possa immaginare: gli animali hanno tratti espressivi che ben si accostano alle loro narrazione semplice e immediata, i colori sono delicati come quelli di una fiaba, la cui morale è chiara e semplice: i migranti spesso si salvano solo se vengono soccorsi.
Per quanto diversi, i tre libri non prescindono mai dall’importanza del racconto nei processi migratori: protagonisti e personaggi secondari condividono le loro esperienze migranti, laddove lo storytelling diventa una pietra nella costruzione di un’identità indefinita una volta raggiunto un paese altro e perlopiù sconosciuto- come nel caso di Shaun Tan- o una pratica d’integrazione e solidarietà tra coloro che sono in viaggio verso un futuro che si augurano migliore. Verrebbe da ringraziare fumettisti ed editori, per questi lavori: queste storie ci riguardano tutti.