Il messaggio alle Camere (mai discusso) del capo dello Stato Giorgio Napolitano, la corsa del Senato a convertire in legge in extremis il decreto svuota-carcere con Letta dimissionario e in pieno blocco delle attività parlamentari, l’avvicinarsi pericoloso della deadline del 28 maggio imposta dalla corte di Strasburgo per risolvere il problema dell’illegalità in cui versano gli istituti di pena italiani. Tutto rimosso. Per il richiedente fiducia Matteo Renzi esiste solo un’emergenza, nel campo della giustizia: l’omicidio stradale. Lo stesso reato che l’ex Guardasigilli Annamaria Cancellieri – chissà perché rimossa, a questo punto – aveva promesso di introdurre entro lo scorso gennaio. Non una parola sul sovraffollamento, come fa notare anche l’Unione delle camere penali. Il resto, insomma, può aspettare il «mese di giugno», quando «sarà compito del Ministro competente», dice Renzi, portare in Parlamento «un pacchetto organico di revisione della giustizia».

Parla di quella amministrativa e di quella civile, nel suo discorso a braccio, ma quando si addentra sul penale Renzi riesce solo a chiedere pene più alte per «chi ubriaco e drogato si mette alla guida di un motorino causando il decesso di un ragazzo di 17 anni». La storia che ripete – «volutamente banale» – di Lorenzo Guarnieri, ucciso nel 2010, l’ha già citata durante il commiato da Palazzo Vecchio. Sul resto glissa, ma non è un caso: la sua ambizione è affidare al pm antimafia Nicola Gratteri (bocciato da Napolitano come ministro) la consulenza per un piano «svuotacarceri», da declinare in una versione poco “garantista”.

Nichi Vendola le chiama «frasi da bar», quelle capriole verbali con cui il giovane presidente del Consiglio tenta di bypassare gli ultimi «20 anni di scontro ideologico sul tema» che hanno lasciato – spiega – le opposte fazioni «calcificate» nelle loro posizioni di partenza. «Vi rendete conto cosa possa diventare incontrare nel giorno del 18° compleanno di Lorenzo i suoi amici che festeggiano il suo compleanno senza di lui ricordandolo?», domanda retoricamente Renzi. Poi la chiosa da grillino: «Questa è la vita reale che vorremmo informasse di più la discussione sulla giustizia: non, semplicemente, i nostri derby ideologici, ma la necessità di fare della giustizia un asset reale per lo sviluppo del Paese».

C’è ancora il sindaco, nei panni del presidente del Consiglio. Lo si sente soprattutto quando affronta il tema della giustizia amministrativa: «Negli appalti pubblici», dove «lavorano più gli avvocati che i muratori» (anche qui, strana sintonia con Cancellieri), «non c’è alternativa al ricorso sul controricorso con la sospensiva». «Siamo al punto – dice Renzi – che i tribunali amministrativi regionali discettano di tutto», e che «un provvedimento di un sindaco (in alcuni casi anche del Parlamento) è comunque costantemente rimesso in discussione in una corsa ad ostacoli impressionante». Mentre il problema della giustizia civile si riassume nella lapidaria frase della «lunghezza dei processi» per cui «non soltanto se ne vanno gli investimenti (ed è un problema), ma se ne va anche la possibilità di credere realmente che il Paese sia redimibile, che il Paese sia recuperabile».

«A fronte della deludente dichiarazione programmatica di Renzi», inquinata dal «pernicioso riflesso pavloviano di considerare emergenza qualsiasi cosa abbia un’evidenza mediatica», il presidente degli avvocati penalisti, Valerio Spigarelli si dice «convinto che il nuovo ministro Andrea Orlando, che ha esperienza su questi temi per essersene occupato nel Pd, saprà rappresentare nel governo quali siano le vere emergenze in questo campo, prima fra tutte quella delle carceri». «Per un’azione efficace – suggerisce il presidente dell’Ucpi – va ripreso subito il pacchetto di misure messo a punto dalla commissione incaricata dal precedente ministro e presieduta dal presidente della corte d’appello di Milano, Canzio: è un buon progetto, chiavi in mano». Ma coma sa bene il nuovo Guardasigilli, secondo Spigarelli «bisognerebbe mettere mano a una riforma del titolo IV della Costituzione», ma «non mi sembra che Renzi abbia parlato di riforma costituzionale della giustizia».