I I ricorsi presentati dal governo italiano e dal Comune di Milano per chiedere che venga ridiscussa l’assegnazione ad Amsterdam della nuova sede dell’Ema, sono arrivati alla Corte di giustizia europea. A comunicarlo sono stati ieri gli stessi giudici di Lussemburgo, ma intanto il contenzioso che si è aperto tra Italia e Olanda su quale debba essere la destinazione post-Brexit dell’Agenzia europea per il farmaco ha avuto come primo effetto quello di dividere le istituzioni di Bruxelles, contrapponendo Parlamento e Commissione europea.
Le delegazioni del Ppe e del Pd all’Europarlamento hanno presentato ieri in commissione Ambiente e salute pubblica gli emendamenti in cui si chiede di rivedere la decisione assunta il 20 novembre scorso dal Consiglio europeo al termine di un sorteggio tra Milano ed Amsterdam che ha visto uscire vincitrice la città olandese. «Per noi è fondamentale che l’Ema abbia una sede completamente funzionante al momento del trasferimento e che non interrompa nemmeno per un giorno l’attività per rispettare il diritto fondamentale alla salute», ha spiegato la capo delegazione dem Patrizia Toia. Il riferimento è al fatto che, contrariamente a quanto assicurato dalla autorità olandesi, la sede di Amsterdam non sarà pronta nei tempi previsti. Proprio per questo ieri sempre la Commissione Ambiente ha avanzato all’ambasciatore olandese a Bruxelles la richiesta di poter visitare l’edificio che dovrebbe ospitare l’Ema ad Amsterdam. Un sopralluogo utile a verificare l’andamento dei lavori.

Sul fronte opposto sembra muoversi la Commissione guidata da Jean Claude Juncker, in equilibrio tra la volontà di non farsi coinvolgere più di tanto nella disputa e quella di schierarsi con gli olandesi. La prova arriva dalle parole pronunciate ieri dal commissario Ue alla salute, il lituano Vytenis Andriukaitis, che prima ha bollato le richieste italiane come parte di un «dibattito elettorale», e poi ha aggiunto: «Siamo in ottimi contatti con le autorità dell’Olanda, seguiremo il calendario previsto e vedremo come aiutare il governo olandese a rispettare tutti gli obblighi assunti. Il governo conosce molto bene qual è la posta in gioco e tutte le possibile conseguenze».

La possibilità che Milano possa spuntarla a questo punto sono tutte nelle mani dei giudici della Corte europea. Nel motivare le ragioni del ricorso, l’Avvocatura dello Stato ha sottolineato come nella discussione che a novembre ha preceduto l’assegnazione della sede fosse stato garantito il rispetto dei tempi di consegna, vale a dire 30 marzo del 2019, D-Day della Brexit. Cosa che però è stato smentito lunedì dal direttore dell’Ema Guido Rasi. Da qui la sottolineatura presente nel ricorso di come «la non corrispondenza alla realtà dei fatti a quanto rappresentato nell’offerta», «non può non riverberarsi sulla validità della decisione finale».

Spiegazione che per l’Italia sarebbe sufficiente a respingere anche l’opposizione avanzata ieri da alcune fonti dell’Unione europea, secondo le quali il ricorso non avrebbe alcuna possibilità di successo visto che la decisione di assegnare la sede ad Amsterdam «è stata approvata dai 27 capi di Stato e di governo dell’Ue» e «gli Stati membri si erano impegnati in anticipo a rispettarne l’esito».

Facile o difficile che sia, in Italia la possibilità di portare a casa la sede dell’Agenzia del farmaco ha l’effetto di unire centrosinistra e centrodestra in una battaglia comune. Ieri sull’argomento è intervenuto anche Paolo Gentiloni. «La partita non è chiusa, ma no dobbiamo farci illusioni», ha detto il premier. Con lui anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, per il quale «Milano è assolutamente pronta ed ha il livello più elevato e possibile di offerta di servizi e accoglienza per un’istituzione internazionale». Per il leghista Roberto Maroni, ancora per un mese governatore della Lombardia, «la questione è al 99% politica e all’1% giurisdizionale». «Io non faccio tanto affidamento sulla Corte di giustizia, perché le procedure sono state rispettate quindi non c’è stato dolo – ha confessato Maroni -. Quello che è più importante è l’azione che il governo deve fare».