Lella Costa è da sempre politicamente schierata. Infatti quando le viene proposta una chiacchierata sulle imminenti amministrative milanesi dà appuntamento nel locale dove animerà un incontro con Benedetta Barzini e Luca Gibillini, candidati nella lista Sinistra per Milano a sostegno di Beppe Sala sindaco. Il locale è all’interno di Superstudio 13, forse uno dei primi riutilizzi di spazi industriali (inaugurato oltre 30 anni fa), ora al centro di una sorta di rinascita complessiva del quartiere. Arriva in bicicletta, si siede al tavolino e cominciamo a chiacchierare.

E partiamo proprio dagli spazi dismessi trasformati in altro. «In questi ultimi anni è successa una cosa, aldilà degli spazi ufficiali o dell’uso parziale alternativo degli spazi ufficiali, sono nate iniziative, che so essere antico definire così, ma sono nate dal basso come per esempio non pochi eventi di Piano City, (si tratta di un’enorme quantità di concerti di pianoforte nei luoghi più inaspettati: case, cortili, stazioni, tetti, cascine, musei, scuole, biblioteche, officine, parchi, ndr). Sarò di parte, ma il clima è cambiato da cinque anni fa, e in modo definitivo, lo dicono persino i tassisti, magari non tutti, ma svariati tassisti. Chi nega che la città sia cambiata è in malafede. Inevitabile che qualcuno abbia dubbi, ma un altro esempio mi viene da un’esperienza vicina IT, Independent Theatre, alla Fabbrica del Vapore, la città è piena di iniziative che prima non c’erano. Quel che tutti dobbiamo seriamente impegnarci a fare è cercare di moltiplicarle. Bisogna fare in modo che lo straordinario afflato che c’è stato in questi anni non si perda o si smarrisca in tanti rivoli. Non sarà facilissimo».

Bisogna anche dire che quando è arrivata la giunta Pisapia ha trovato delle voragini nei bilanci, con consulenti che poi dovevano comunque essere pagati, con piani parcheggi da costruire ovunque e che costano penali. Insomma la destra uscita sconfitta nel 2011 aveva lasciato un bel po’ di conti da saldare… «Quando si dice che questa giunta non ha fatto tanto ci si dimentica che non è che abbiano trovato le casse vuote, hanno trovato il baratro, i debiti, gli accumuli e cose da cui non potevi sottrarti. Credo sia stato compiuto un piccolo miracolo che si è avvalso di un grande entusiasmo e condivisione del progetto e di una giunta più che presentabile. Una volta tanto non abbiamo avuto scandali, certo, ci sono state tensioni, conflitti, ma sempre a livello politico e non altro. Noi abbiamo da elaborare questo piccolo lutto dell’aver avuto una stagione meravigliosa, quattro anni, con una campagna elettorale molto coinvolgente, anche lì, molto dal basso, molto creativa, e questo, inutile raccontarcela, quest’anno non c’è. Senza accusare nessuno, senza nulla togliere, non c’è e basta, quindi dovremo inventare altre cose. A me sembra di percepire in questi ultimi giorni, anche da quelli che si erano tenuti un po’ in disparte, ecco mi sembra che adesso c’è ‘la strizza’ come si dice a Milano. Che non è tanto nei confronti del candidato Parisi, ma è nei confronti degli alleati del candidato Parisi».

E qui vale la pena di segnalare anche dichiarazioni inquietanti del candidato della destra che strepita sulla sicurezza poi però vorrebbe abolire la commissione comunale antimafia (che raccoglie segnalazioni per combattere il riciclaggio) perché secondo lui basterebbero le forze dell’ordine. «Ecco, forse questo ci fa bene perché non è vero che i due candidati siano la stessa cosa che si equivalgono. Milano è una città difficile, complessa spero che ci si renda conto che la partita in gioco è molto alta e che il tesoretto messo via in questi cinque anni di esperienza e di diversa partecipazione è qualcosa che conta».

E questi sono aspetti positivi, però ci si aspettava qualcosa di più a livello sociale da una giunta di sinistra. Per esempio fa impressione percorrere i portici di corso Vittorio Emmanuele di sera e vedere una enorme quantità di persone costrette a dormire sotto i cartoni «Questo è vero, ma quello è un fenomeno più complesso e difficile. Nelle emergenze, per esempio quella dei profughi siriani alla stazione centrale, la giunta non solo ha fatto, ma c’è stata, che è una cosa un po’ diversa da quel che succedeva da anni. Certo, per l’elezione di Pisapia ci sono stati due arcobaleni in piazza Duomo, ora si fa fatica e ci si chiede e gli arcobaleni? Però alcune cose sono state fatte. La Darsena si poteva fare meglio? Forse sì, però prima non c’era adesso c’è. Milano è tornata ad avere alcuni luoghi in cui la città è tornata a essere valore d’uso e non solo valore di scambio che era uno dei presupposti della convivenza e della convivialità. Mi sembra che, aldilà di alcune cose, questa sia diventata una città più bella, più fruibile, più facile, con più strumenti: le bici, il car sharing e tutte queste cose. Anche sulla sicurezza, il problema non è avere l’esercito per le strade (che comunque c’è ndr) ma avere più gente in giro e questo sta succedendo».

Personalmente rimango stupito quando all’estero dico di essere di Milano e la gente mostra entusiasmo per una città che non mi pare sia tra le eventuali mete italiane prioritarie: «In generale in Italia avremmo potuto campare con la bellezza. Invece è andata come è andata. In piccolo si sta cercando di fare qualcosa per esempio il museo Poldi Pezzoli (privato) il Bagatti Valsecchi (regionale), villa Necchi (Fai) e casa Boschi Di Stefano, che se non la si conosce va assolutamente vista perché meravigliosa, propongono insieme un percorso della città che tocca quella zona con una gran quantità di cose da vedere, poi basta alzare il naso e guardare le facciate. Da questo punto di vista Milano sta vivendo una grande voglia di autoproporsi».
Sta per cominciare il dibattito Lella Costa è brillante, come spesso le accade, deve dare la parola ai candidati ma prima cita la candidata Simona Tagli, Fratelli d’Italia, che vuole abolire le piste ciclabili e rilanciare auto e box per non perdere tempo. Insomma i momenti migliori per la sinistra sono offerti da destra. Speriamo.