«In un settore in crescita come quello del legno-arredo non può esistere di rompere le trattative comportandosi da sciur padrun da li beli braghi bianchi, da padrone delle ferriere».

Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, voi assieme a FenealUil e Filca Cisl domani sarete in piazza a Treviso, Milano, Pesaro e Bari per lo sciopero nazionale di 8 ore.

Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil

Terremo quattro grandi manifestazioni nei quattro distretti del legno e del mobile per dire no all’aumento della precarietà e alla riduzione dei diritti e chiedere – come nello scorso contratto – un aumento oltre al recupero dell’inflazione che punti alla redistribuzione e al rilancio dei consumi interni

La rottura di Federlegno sul contratto di gennaio è stato così grave?
Sì, perché noi siamo sempre stati interlocutori responsabili, mentre Federlegno si è dimostrata estremista: alle nostre richieste su salario e partecipazione ha risposto chiedendo mano libera sui contratti a tempo e in somministrazione e addirittura l’introduzione della stagionalità legata agli andamenti del mercato. Il tutto servirebbe alle imprese – anche le eccellenze che fabbricano cucine e divani – per aggirare il decreto Dignità sui rinnovi e le stabilizzazioni. Il presidente Orsini ci ha risposto: “Gli investimenti e i soldi sono miei e ci faccio quello che voglio”, dimenticando che in realtà il settore – 320mila dipendnenti, il 10% del manifatturiero con il 40% di esportazioni, secondo comparto dietro l’agrolimentare del made in Italy – si è risollevato grazie a Industria 4.0 con cui le aziende si sono rilanciate investendo in macchinari.

Si vocifera che in caso di nulla di mancato accordo fra i candidati principali come Bonomi, lo stesso Orsini potrebbe spuntarla come soluzione di compromesso…
Il suo comportamento con noi non è certo un buon viatico per le relazioni industriali. Si parla tanto di “patto dei produttori” per rilanciare il paese, Orsini ha usato un comportamento opposto. Se il suo biglietto da visita è questo, auguri a Confindustria.

Dal punto di vista salariale il settore legno-arredo nella scorsa tornata di rinnovi ha rappresentato una sorta di “terza via” tra gli aumenti ex post e quelli spostati tutti sul welfare aziendale. Questa volta qual è la vostra richiesta?
Noi l’altra volta chiedemmo 60 euro in più dell’inflazione programmata proprio perché in un settore dove la contrattazione di secondo livello è limitata per noi il contratto nazionale deve essere anche redistributivo. Chiudemmo a 40 euro oltre l’inflazione e facemmo scrivere nero su bianco nel contratto che si trattava di un ulteriore aumento «ai fini dei consumi interni». Ora replichiamo lo schema e veniamo da tre rinnovi contrattuali – cemento, lapili e laterizi – dove abbiamo spuntato aumenti medi fra gli 80 e i 100 euro al mese. Si tratta di settori in condizioni molto più critiche del legno-arredo e quindi non si capirebbe come l’aumento possa essere inferiore.