Cominciano a emergere sulla stampa italiana alcune delle prove che la Procura di Roma ha raccolto negli ultimi due anni e che pochi giorni fa l’hanno portata ad annunciare la prossima richiesta di rinvio a giudizio di cinque agenti dei servizi segreti egiziani per l’omicidio di Giulio Regeni.

Piazzale Clodio aveva parlato di elementi «univoci» e «concordanti». Tra questi, testimonianze oculari definite dagli inquirenti credibili: il ricercatore è stato visto da tre o quattro testimoni in due diverse caserme in mano ad agenti della National Security nelle ore successive al suo rapimento, la sera del 25 gennaio 2016. Una delle due caserme si trova vicino alla metropolitana di Dokki, al centro del Cairo, luogo da cui Giulio è scomparso.

Prove che la Procura di Roma – che già in passato aveva raccolto tabulati telefonici indiscutibili – ha presentato agli omologhi egiziani lo scorso 5 novembre, durante una videoconferenza conclusa con l’ennesimo silenzio egiziano. La rivelazione giunge a una settimana dalla scadenza dei due anni previsti per legge per le indagini preliminari, il 4 dicembre, e dalla richiesta di rinvio a giudizio.

E giunge mentre su Twitter Mahmoud Gamal, analista militare, pubblica la foto delle due fregate Fremm di Fincantieri ormeggiate a Muggiano, vicino La Spezia, acquistate dall’Egitto. È dal porto ligure che partiranno, direzione Il Cairo. La prima delle due fregate – originariamente destinate alla Marina italiana -, la Spartaco Shergat, è già stata ribattezzata dai nuovi proprietari: Al Galala si legge sulla nave (dal nome delle montagne a Suez in cui al-Sisi sta portando avanti uno dei mega progetti infrastrutturali che caratterizzano la sua presidenza: al-Galala City, resort realizzato – guarda caso – dalle forze armate). È parte di un pacchetto ben più ampio di cui scrivemmo su queste pagine lo scorso febbraio.

Oltre alla Spartaco, sarà inviata all’Egitto una seconda fregata, la Emilio Bianchi F599, un affare da 1,2 miliardi di euro a cui seguiranno altri nove o dieci miliardi per la fornitura al regime del presidente al-Sisi di 24 cacciabombardieri e 24 aerei addestratori. Al momento, riporta il sito Startmag, l’equipaggio della Al Galala si sta addestrando in Italia, in attesa della consegna al Cairo nelle prossime settimane.

Non frena, dunque, il business tra Italia ed Egitto. In attesa del resoconto annuale per il 2020 e del boom atteso (visto il mega pacchetto di cui sopra), già nel 2019 si era registrata un’impennata di vendite militari: 871,7 milioni di euro in autorizzazioni alla vendita di armamenti, contro i 69 milioni del 2018 e i 7,4 milioni del 2017.