L’esercito egiziano ha fermato il Convoglio popolare in sostegno della rivolta del popolo palestinese, organizzato tra gli altri dal comunista e avvocato per i diritti dei lavoratori Khaled Ali, partito ieri dal Cairo e diretto a Gaza. Dopo aver superato numerosi controlli di polizia, il convoglio è stato fermato alle porte di al Arish, città del nord del Sinai. La carovana ha fatto rientro al Cairo nella notte di ieri, dopo aver atteso invano per ore di raggiungere il valico di Rafah. Nel 2012, l’allora presidente Mohammed Morsi permise a un convoglio simile, organizzato in occasione dei bombardamenti israeliani su Gaza «Pilastro di Difesa», di oltrepassare il confine egiziano.

Gli organizzatori della Carovana hanno avviato una raccolta di medicinali e alimenti da portare al popolo palestinese, colpito dai bombardamenti. Secondo Khaled Ali, sarebbero stati raccolti oltre 2 milioni di ghinee (200mila euro) in pochi giorni. Molti attivisti fanno risalire alle manifestazioni al Cairo nel 2003 a sostegno dei palestinesi, l’inizio del movimento egiziano anti-regime, culminato con le dimissioni dell’ex presidente Hosni Mubarak. La campagna, che include socialisti rivoluzionari e il partito islamista moderato Egitto Forte, aveva organizzato una manifestazione la scorsa settimana alle porte del Sindacato dei giornalisti per l’apertura permanente del valico di Rafah, accusando l’ex generale al-Sisi di proteggere soltanto gli «interessi di Israele». Con l’avvio dei bombardamenti israeliani sulla Striscia solo pochi feriti sono stati trasportati da Gaza negli ospedali egiziani mentre il valico di Rafah è stato aperto solo temporaneamente.

Sono proseguiti nella giornata di ieri i colloqui e gli incontri diplomatici al Cairo in merito ad un possibile cessate il fuoco a Gaza, dopo il fallimento, martedì scorso, della prima mediazione, concordata tra Egitto e Israele e criticata da Hamas. Il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini ha incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il premier Ibrahim Mahlab. La Farnesina ha così dato il via libera italiano, dopo mesi di esitazione all’interno del Partito democratico, al colpo di stato, che ha deposto l’ex presidente islamista nel luglio 2013, e al cessate il fuoco unilaterale, proposto dal Cairo, in seguito all’attacco israeliano su Gaza. È la prima volta che la diplomazia italiana, al massimo livello, riconosce l’autorità del golpista. «Con il presidente Sisi abbiamo parlato soprattutto della situazione a Gaza», ha detto Mogherini al manifesto. Il ministro ha genericamente parlato di situazione umanitaria grave a Gaza ed espresso preoccupazione per le condanne a morte di massa in Egitto, auspicando un processo politico inclusivo, in riferimento alla repressione della Fratellanza musulmana. La candidata a succedere all’Alto rappresentante per la politica Estera dell’Ue, Catherine Ashton, ha aggiunto di aver parlato della crisi libica con il presidente egiziano, facendo riferimento alle morti di immigrati nel Mediterraneo.

Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry aveva lasciato trapelare venerdì segni di considerazione alle condizioni di Hamas che aveva chiesto la riapertura di tutti i confini per il passaggio di beni e persone, incluso il valico di Rafah. Hamas chiede la fine dell’embargo, imposto dal 2007. L’ipotesi di una revisione della bozza di cessate il fuoco è stata smentita però ieri ai margini dei colloqui con il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, che ha ammesso di avere avuto contatti diretti con Turchia e Qatar per una soluzione della crisi. Il Qatar, vicino ai Fratelli musulmani, avrebbe infatti presentato una sua bozza di mediazione che accoglie le richieste di Hamas. Il presidente turco Racip Tayyp Erdogan aveva definito «tiranno» il presidente Sisi, stigmatizzando l’appiattimento egiziano sulle posizioni israeliane e l’isolamento di Hamas. Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon inizia oggi una missione in Medio oriente per esprimere solidarietà a israeliani e palestinesi.