«Patrick si trova al momento in una camera di sicurezza del commissariato di polizia Mansoura-2. È psicologicamente distrutto, è arrabbiato»: sono le parole consegnate all’Ansa da Hoda Nasrallah, parte del team impegnato nella difesa di Patrick George Zaki, lo studente dell’università di Bologna arrestato venerdì al suo arrivo dall’Italia.

Patrick, la cui detenzione è stata prorogata per 15 giorni, «ha chiesto di essere visitato da un medico legale – continua l’avvocata dell’Eipr, la stessa organizzazione con cui in passato ha collaborato Zaki – per mettere agli atti le tracce della tortura subita». Colpi e scosse elettriche subite nelle prime 24 ore del sequestro, «ma in maniera da non far vedere tracce sul suo corpo».

La mobilitazione dal basso intanto prosegue, anche al di fuori dell’Italia. Al coro di chi chiede la liberazione immediata di Patrick si è unito tutto il consorzio di università del master Gemma in Studi di genere e delle donne, a cui è iscritto il ricercatore. Sette atenei europei di cui è capofila Granada, dove ieri si è tenuto un partecipato presidio di studenti e docenti.

La pressione dell’opinione pubblica continua a smuovere anche i livelli istituzionali. Dopo la pronuncia dell’Ue che tramite un suo portavoce si è detta pronta a «sostenere pienamente» le autorità italiane in caso di azioni necessarie, la delegazione Pd a Bruxelles ha scritto all’ambasciatore egiziano in Belgio e presso l’Unione europea, Khaled Aly El Bakly: «Dato il partenariato tra Egitto e Unione europea, ai sensi dell’accordo di associazione che prevede significativi fondi di cooperazione per l’Egitto e di cui il rispetto dei diritti umani è un elemento essenziale, chiediamo alle autorità egiziane di rilasciare immediatamente Patrick George Zaki».

Anche l’ambasciatore italiano al Cairo Giampaolo Cantini si è mosso sulla vicenda, incontrando il presidente del Consiglio nazionale per i diritti umani egiziano, organo governativo che ha ribadito la posizione del ministero dell’Interno: Patrick, dice il Consiglio, «risulta essere stato fermato in base a un’ordinanza della Procura generale ed è attualmente sotto inchiesta presso la stessa».

La vasta risonanza ricevuta dalla vicenda non è stata particolarmente gradita dalle autorità del Cairo, che hanno subito messo in atto le loro contromosse. L’account Twitter ufficiale della campagna Free Patrick è stato sospeso domenica per aver «violato le regole di Twitter», senza specificare ulteriori motivazioni.

Non è la prima volta che la divisione Medio Oriente di Twitter, basata a Dubai, silenzia voci critiche su pressione dei vari regimi arabi. Era già accaduto a settembre durante l’ondata di proteste in Egitto: centinaia di utenti si erano ritrovati bannati per aver espresso critiche ad al-Sisi, mentre il regime faceva arrestare oltre 4mila persone. Un nuovo account è stato immediatamente creato, ma i gestori della pagina chiedono a Twitter «spiegazioni subito».

Nel mirino della stampa pro-regime è finito di nuovo anche il manifesto, che in una trasmissione sul canale TenTv (la stessa in cui si denigrava Patrick e il suo lavoro) è stato additato come presunto agitatore di una campagna mirata a colpire i rapporti economici e militari tra Italia ed Egitto.

L’articolo in questione, con tanto di screenshot dal sito del giornale, è quello che riportava la vendita delle due navi militari Fincantieri al Cairo. Un affare milionario che, se messo in discussione, rischia di mandare all’aria tutta una serie di altre vendite di armamenti, che fanno molta gola all’industria militare italiana.

Screenshoot da TenTv

 

Gli affari comuni a ogni modo proseguono indisturbati in diversi settori. In questi giorni il Cairo è stata teatro di Egypt 2020, la fiera egiziana del settore petrolio e gas in corso fino a domani, di cui Eni è uno degli sponsor principali. All’evento, inaugurato ieri dal presidente al-Sisi in persona, hanno preso parte 24 aziende italiane.

Di queste, undici partecipano attraverso una missione collettiva di Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, un organismo del governo che ha favorito la presenza dei privati all’evento cairota. A Milano contemporaneamente era in corso la quarantesima edizione della Bit, la Borsa internazionale del turismo, che ha celebrato il «ritorno» dell’Ente del turismo egiziano.

Il presidente dell’ente Emad Abdalla, nel promuovere le mete nel paese delle piramidi, si è rallegrato della crescita esponenziale dell’afflusso di italiani registrata nel 2019: +46% rispetto al 2018, pari a 619mila presenze, come riferisce askanews. «Aspettiamo tutti gli italiani – ha commentato Abdalla – In Egitto si possono fare tutti i tipi di vacanza e gli italiani sono sempre i benvenuti in Egitto». Un invito che suona come macabra beffa.