Fra una manina e un litigio con Di Maio ieri il ministro Salvini non ha trascurato di annunciare con un tweet la soddisfazione per il primo sì alla riforma della legittima difesa arrivato in commissione giustizia al senato. «Come promesso, dalle parole ai fatti». Ora martedì 23 ottobre il testo arriverà in aula e la Lega, in ogni suo ordine e grado, annuncia che la pratica sarà evasa entro l’anno. Anche perché la maggioranza ha dato carta bianca alla componente leghista per portare a casa un provvedimento di bandiera, «fortemente sostenuto dalla Lega e condiviso dagli alleati del M5S», spiegano il sottosegretario alla Giustizia Morrone e il presidente della commissione Ostellari, entrambi leghisti. In commissione M5S ha ritirato tutti gli emendamenti, anche quelli che cercavano di salvare la decenza della norma. A quel punto le opposizioni di sinistra non hanno toccato palla.

Contrari, per ragioni opposte, Forza Italia, Fratelli d’Italia da una parte e Pd e Leu dall’altra. Per Giorgia Meloni (Fdi) «la difesa è sempre legittima: pensavamo di non essere i soli a credere in questo principio assoluto» e invece «nel testo approvato restano l’’ampia discrezionalità del giudice e la proporzionalità tra difesa e offesa».Concetto giuridico sacrosanto, quello della proporzionalità, che Meloni considera invece un errore e che il testo in effetti attenua di parecchio.

Di opposto parere il Pd, che pure nella scorsa legislatura con il testo a firma di Davide Ermini (ora vicepresidente del Csm) aveva il giro di vite alla legittima difesa, senza portare a casa il provvedimento: «Alla maggiore domanda di sicurezza», dice la senatrice Valeria Valente, la maggioranza «risponde denunciando la sua incapacità di farsene carico e chiedendo ai singoli cittadini di proteggersi da soli, esponendoli così a più rischi e più violenza». « Si potrà sparare in ’stato di grave turbamento’, senza capire nemmeno quale sia il bersaglio. Questa sarebbe la sicurezza?», chiede Peppe Civati, fondatore di Possibile. «Sarebbe anche interessante – aggiunge – ascoltare qualche parola dal vicepresidente del consiglio Di Maio e dall’ex deputato Di Battista che solo tre anni fa tuonavano contro l’eccessivo numero di armi presenti nelle case degli italiani».