L’eccesso colposo di legittima difesa per Matteo Salvini semplicemente «non esiste». È invece il reato per il quale è adesso indagato il commerciante di Monte San Savino (Arezzo) che l’altra notte all’interno del suo locale commerciale ha sparato e ucciso durante un tentativo di rapina. La stessa avvocata del commerciante ha spiegato che l’apertura dell’indagine «è un atto doveroso e giusto perché c’è un fatto da accertare», ma per la Lega anche questo è troppo. «Gli esprimo solidarietà» – ha cominciato a dire il ministro dell’interno già nelle prime trasmissioni tv del mattino, tutte montate sulla cronaca da Arezzo – «sappia che può contare su di noi». Poi ha provato a parlare con il commerciante, senza riuscirci perché non gliel’hanno passato al telefono. «È troppo turbato», ha spiegato la sua avvocata, che evidentemente lo sta già ben consigliando. Turbato ieri, a maggior ragione lo sarà stato nella notte in cui ha sparato. Il «grave turbamento» è proprio una condizione che, nel disegno di legge già passato dal senato e che la Lega vuole vedere approvato a gennaio, esclude la punibilità di chi spara (con un’arma legittimamente detenuta) all’interno di una sua proprietà. Una legge penale successiva al fatto, applicabile però retroattivamente in quanto più favorevole al reo.

I processi sono molto pochi, solo cinque dal 2013 al 2016 per eccesso colposo di legittima difesa, secondo i dati del ministero della giustizia diffusi in commissione al senato durante la prima lettura della legge di riforma. Tutti tranne uno (rapinatore colpito alle spalle mentre fuggiva) conclusi con l’assoluzione. Anche perché la Lega – ministro della giustizia Castelli – aveva già allargato le maglie della legittima difesa nel 2006, rendendola presunta in tutti i casi in cui il tentativo di rapina avviene all’interno delle mura domestiche o dell’esercizio commerciale. Ma per Salvini non è ancora abbastanza.

L’obiettivo è quello di non far nemmeno indagare chi spara: «L’eccesso colposo di legittima difesa è il reato che andremo a cancellare», ha detto ieri il ministro dell’interno. Ma visto che sarà impossibile evitare l’accertamento penale del fatto – l’unica strada sarebbe quella di una modifica costituzionale che cancelli l’obbligatorietà dell’azione penale – si punta a legare le mani all’autorità giudiziaria. La legge approvata al senato con il voto favorevole anche di Forza Italia e Fratelli d’Italia – e del Pd sul solo articolo 2 che introduce il concetto di «grave turbamento» – intende cancellare i criteri che hanno sin qui guidato la giurisprudenza (anche sulla base di sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale): l’inevitabilità del pericolo e la proporzionalità tra offesa potenziale e difesa. Nel nuovo articolo 52 del codice penale verrebbe scritto che in caso di violazione di domicilio la difesa è «sempre» legittima. In aggiunta vengono alzate le pene per i reati come violazione di domicilio, furto e rapina – a un anno di distanza dall’ultima volta che sono state già alzate.

Il testo è stato approvato al senato mettendo insieme più proposte dell’ex centrodestra e una di iniziativa popolare promossa da Italia dei valori. E togliendo gli emendamenti migliorativi che i 5 Stelle avevano in un primo momento presentato, ma poco dopo ritirato secondo l’ormai nota prassi. La legittima difesa infatti è nella sfera di influenza della Lega e Salvini ha chiarito subito che non intende rinunciarci.

In realtà un passo indietro lo ha fatto anche lui, in sordina. Aveva infatti dichiarato più volte che la legge sarebbe stata approvata definitivamente entro la fine di quest’anno. Da un po’ era chiaro che non sarebbe stato così, ma ieri per la prima volta lo ha detto ufficialmente: «Approveremo la legge dopo la manovra, a inizio anno, al momento c’è un ingolfamento». In realtà a dicembre lo spazio in aula alla camera era stato in un primo momento individuato, proprio negli ultimi giorni prima di Natale. Ma è stato poi liberato per la terza lettura della legge anti corruzione, che com’è noto dovrà tornare a Montecitorio. Il senato infatti cancellerà la depenalizzazione del peculato introdotta con un emendamento approvato a scrutinio segreto. In ultima analisi è stata proprio l’alzata di ingegno dei franchi tiratori leghisti, che alla camera hanno portato a segno un colpo basso agli alleati, destinato però a non produrre effetti concreti, a costringere al rinvio al 2019 la legge più attesa da Salvini. Nel frattempo non si ferma la propaganda