Una settimana di dibattiti burrascosi, prove generali di unità tra destra e estrema destra a danno dei rifugiati, la sinistra all’attacco contro una legge «inumana», nella maggioranza En Marche un deputato ha votato contro, 14 si sono astenuti e un centinaio ha preferito non presentarsi in aula al momento del voto: domenica, l’Assemblée ha approvato in prima lettura il testo controverso del progetto di legge asilo-immigrazione (228 a favore, 139 contro, 24 astensioni), che ora andrà al Senato. La legge è stata votata mentre al confine tra Italia e Francia l’estrema destra degli Identitaires metteva in scena la chiusura delle frontiere e la Gendarmerie si è mostrata più solerte a reprimere la manifestazione di protesta dei movimenti sostenuta dalle associazioni umanitarie che gli estremisti di destra.

LA FRANCIA esce profondamente spaccata da questa legge preparata dal ministro degli Interni, Gérard Collomb (ex Ps). La filosofia dell’ «en même temps» è stata sbilanciata, la parte repressiva è molto più articolata di quella dedicata all’integrazione. E’ la sudditanza ai sondaggi: il 57% pensa che la Francia sia troppo «lassista». In Francia, nel 2017, ci sono state 100.755 domande di asilo, 262mila persone hanno ottenuto un primo permesso di soggiorno in Francia. Ci sono stati 85.408 rifiuti di entrare sul territorio, 6596 «dublinati» sono stati rinviati nel primo paese Ue di arrivo. 46mila persone sono state rinchiuse nei centri di ritenzione temporanea, in attesa dell’espulsione. Nei fatti, le espulsioni sono poche in Francia (13,49%, contro una media del 45,8% nella Ue).

NELLA LEGGE c’è la riduzione dei tempi per la procedura d’asilo. Una risposta deve arrivare entro 6 mesi, per evitare che le persone restino troppo a lungo in un limbo, senza risorse. Ma sarà il richiedente asilo a dover fare in fretta, 90 giorni per presentare la domanda d’asilo (invece di 120) e quindici giorni (invece di un mese) per fare ricorso di fronte a un rifiuto. Se i tempi non verranno rispettati, automaticamente la domanda non sarà registrata. «Una fabbrica di sans papiers» denunciano le associazioni umanitarie.

IL SOGGIORNO forzato nei centri di ritenzione raddoppia, da 45 a 90 giorni. Il governo ha solo accettato di creare un gruppo di lavoro sui minorenni presenti in questi centri, che, nei fatti, restano imprigionati con la famiglia (in contraddizione con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo). Sono già stati firmati e verranno conclusi accordi con vari paesi di origine dei migranti-rifugiati. L’unico punto positivo della nuova legge, è il permesso di soggiorno dei rifugiati sotto protezione sussidiaria, che passa da uno a 4 anni, maggiori facilitazioni per i ricongiungimenti famigliari (anche fratelli e sorelle in caso di minorenni) e per la concessione dell’asilo per chi è vittima di violenze famigliari, l’esclusione dalla lista di «paese sicuro» degli stati che reprimono l’omosessualità. Il «reato di solidarietà», che ha portato alla condanna di persone che hanno dato una mano ai rifugiati, avrà delle limitazioni. Il testo iniziale presentato da Collomb è stato corretto solo ai margini, nella discussione di più di mille emendamenti.

LA MAGGIORANZA En Marche ha mostrato le prime crepe. Molti deputati hanno espresso apertamente il loro malessere. «Questa legge colpisce le coscienze, i valori – ha detto Jean-Michel Clément, unico En Marche a votare contro – aggiungiamo sofferenza alla sofferenza». Il dibattito all’Assemblée ha però messo in luce la convergenza di idee, sempre più profonda, tra la destra dei Républicains e il Fronte nazionale.

UN DEPUTATO della France Insoumise ha chiesto al governo se aveva dei dati sugli «schedati L», «lepenizzazione delle menti», mentre la destra unita chiedeva che gli «schedati S» (sorvegliati dai servizi) stranieri venissero espulsi. Destra e estrema destra hanno chiesto un referendum sull’immigrazione, l’espulsione dei clandestini e dei delinquenti stranieri, soppressione dell’aiuto allo sviluppo per i paesi di origine recalcitranti a riaccogliere i loro cittadini emigrati, condizionare l’accesso al welfare a un numero consistente di anni di residenza. Inoltre, per la destra di tutte le sfumature sarebbe ora che la Francia limitasse lo ius soli.