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Legge proporzionale al palo, en attendant Salvini

Legge proporzionale al palo, en attendant SalviniEnrico Letta e sullo sfondo Giorgia Meloni ieri a Roma – LaPresse

Riforma elettorale Bloccata in commissione alla camera, anche dal Pd, la proposta 5 Stelle di ripartire dal testo Brescia. Intanto Meloni incalza l'alleato leghista e il segretario Letta a restare fedeli al maggioritario

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 aprile 2022

La mossa del presidente della commissione affari costituzionali della camera, il 5 stelle Giuseppe Brescia, era annunciata ma ha ugualmente preso alla sprovvista i partiti della maggioranza. Mettendo in fila le tante dichiarazioni in favore del proporzionale venute da esponenti del Pd di prima fascia (Zingaretti e Orlando tra gli altri), Brescia ha proposto di passare ai fatti e la capogruppo 5 Stelle in commissione, Vittoria Baldino, ha formalizzato la richiesta ieri durante l’ufficio di presidenza della commissione. Il testo per il proporzionale c’è, l’ha firmato lo stesso Brescia nel settembre 2020 e da allora giace dimenticato agli atti. «Fissiamo il termine per gli emendamenti e cominciamo a discuterlo», la proposta. Respinta.

Il Pd, ha spiegato il deputato Andrea Giorgis che è anche il responsabile del partito per le riforme istituzionali, «è contrario a forzature che tra l’altro non porterebbero da nessuna parte». Esercizio di realismo, tutti hanno capito che prima che si compiano le elezioni amministrative di giugno – con le coalizioni costrette a superare i loro problemi e presentarsi unite – non si muoverà niente. Ma è anche un rinvio reso obbligatorio dalle divisioni interne al Pd: la linea proporzionalista è ormai prevalente, ma la resistenza maggioritaria è forte secondo una linea culturale che scende dai “padri nobili” dell’Ulivo Prodi e Veltroni e arriva dritta a Enrico Letta. Il segretario non si esprime in questa fase, ma tempo fa aveva fatto la «previsione» che alla fine non si farà niente e resterà ancora il Rosatellum.

Lo incalza Giorgia Meloni, ancora ieri in uno dei loro frequenti incontri pubblici. Conosce l’ispirazione maggioritaria del segretario Pd e lo sfida a non seguire le sirene del predecessore, Zingaretti. Comprensibile lo zelo della leader di Fratelli d’Italia che ha alle spalle il vento dei sondaggi e con il Rosatellum immagina di conquistare la leadership del centrodestra e la maggioranza per governare. «La legge elettorale dev’essere maggioritaria, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Letta degli appelli per il proporzionale di Zingaretti. Mi chiedo se sia normale che in Italia si abbia il costume indegno di cambiare ogni volta sotto elezioni la legge elettorale».

Eppure è precisamente così che andrà, in autunno, se per caso (improbabile) si dovesse mettere mano alla legge a ridosso del voto per le politiche. Ieri insieme al Pd anche Italia viva, la Lega e Forza Italia hanno fermato i 5 Stelle in commissione (se ne riparlerà la prossima settimana). Ma l’osservato speciale in questo momento è Salvini. A lui guardano i proporzionalisti, sperando che il leghista, oggi attestato alle dichiarazioni di principio per il maggioritario, cambi idea quando si renderà conto che con il Rosatellum è destinato a fare il gregario di Meloni. La quale comanderà al tavolo delle candidature uninominali, quando calerà il peso dei suoi sondaggi. Un tavolo che vista la riduzione dei parlamentari si annuncia particolarmente difficile per tutti. Con il proporzionale con una soglia di sbarramento nazionale (come quello previsto dal testo Brescia), che ha ottime ragioni legate al fallimento del bipolarismo e delle coalizioni e alla necessità di recuperare la riconoscibilità delle proposte politiche, si allontana la possibilità di un dominio di Fratelli d’Italia sul centrodestra (e sul parlamento).

Per questo Meloni in questi giorni moltiplica gli affondi per tenere Salvini ma anche Letta ancorati al maggioritario. Un cambio di campo non sarebbe del resto facile per la Lega, immediatamente esposta agli attacchi degli (ex) alleati. E Salvini ha già esaurito il bonus degli errori politici. Così sceglie ancora di non dire: «È incredibile, con una guerra alla porte c’è qualcuno che pensa alla legge elettorale».

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