Il vicepresidente della camera Roberto Giachetti taglia la testa alla porchetta, è in sciopero della fame da 25 giorni ma oltre un «che buon profumo» non va. È il «No Porcellum day» al terzo piano di quella pinacoteca mercato del cibo che è Eataly. Il padrone di casa Oscar Farinetti – imprenditore che con il politico Giachetti condivide il tifo per Matteo Renzi – ha fatto arrivare pane, acqua e un suino da competizione; gli ospiti della giornata di protesta contro il sistema elettorale «porcata» gradiscono. Tra loro esponenti del Pd, Arturo Parisi e Paolo Gentiloni, deputati di Scelta civica e Fratelli d’Italia e pure l’ex sindaco Gianni Alemanno venuto a fare un discorsetto sull’onorabilità della politica. Giachetti accumula adesioni, sapendo che non necessariamente si trasformeranno in voti nelle assemblee del parlamento, come fu per la sua mozione che chiedeva il ritorno al Mattarellum. Finì disconosciuta anche dai firmatari del Pd, perché dava fastidio al governo Letta. In cambio di mille promesse sulla nuova legge elettorale. Che invece è ancora la vecchia ed ecco lo sciopero della fame – solo tre cappuccini al giorno – e il «No Porcellum day» nell’ultimo giorno di ottobre, il mese che secondo Letta non si sarebbe dovuto chiudere senza la riforma.
La prossima settimana la commissione affari costituzionali del senato dovrebbe cominciare a scegliere con un voto il modello base della nuova legge elettorale. Presa la strada di un modello proporzionale, Pd e Pdl sono subito divisi sul doppio turno: il Pd spinge per il ballottaggio tra le prime due coalizioni che non raggiungano la soglia minima del 40% che fa scattare il premio di maggioranza, il Pdl propone in quel caso premi più bassi. Giachetti, che si era opposto alla scelta di far partire dal senato l’iter di riforma (perché lì i numeri sono meno favorevoli al Pd), teme che i partiti stiano sfuggendo la necessità di cercare un’intesa (che a onor del vero non c’era neanche sul Mattarellum). Si rivolge ai presidenti di camera e senato per chiedere di spostare la materia a Montecitorio, se ancora palazzo Madama – che pure sta lavorando con procedure d’urgenza – non è in grado di andare avanti. La sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum potrebbe arrivare a gennaio, a meno che i giudici non decidano di non decidere giudicando inaccettabili le questioni poste dalla Cassazione. Ieri il segretario Epifani ha sostenuto in tv che ormai la linea del Pd è una sola: «Maggioritario a doppio turno e basta». Ma senza un accordo con il Pdl al senato non si potrà fare. «Se si continua a circoscrivere alla maggioranza di governo la possibilità di fare una legge elettorale alternativa non ci riusciremo mai», dice Giachetti. E continua lo sciopero della fame.