Una piccola modifica alla legge elettorale in vigore, il «Porcellum» di Calderoli, per introdurre una soglia oltre la quale la prima coalizione ha diritto al premio di maggioranza alla camera dei deputati. È questo l’obiettivo del governo, come era apparso chiaro al termine del vertice dei ministri nell’abazia di Spineto e come ha confermato ieri sera al Tg3 il ministro per le riforme Gaetano Quagliariello. È lo stesso obiettivo, minimale, che da mesi persegue Silvio Berlusconi, ripetuto l’ultima volta appena la settimana scorsa. Mentre il Pd, come dichiarato solo due giorni fa dalla presidente della commissione affari costituzionali del senato Anna Finocchiaro, propendeva per il ritorno in vita della vecchia legge, il Mattarellum. Non solo. Quagliariello ha aggiunto che la scelta di rinviare una legge elettorale tutta nuova a dopo l’(eventuale) approvazione delle riforme costituzionali «non è solo la linea del Pdl ma di tutto il governo».
La scelta del governo aderisce dunque ai desideri del Cavaliere. E per farlo si fa forza delle indicazioni della Corte costituzionale, che in un paio di occasioni ha sottolineato l’illogicità di un premio di maggioranza tanto ampio (circa il 25% dei seggi al termine delle ultime elezioni, in favore del Pd e di Sel) garantito a prescindere dalla percentuale elettorale effettivamente conquistata. «Quando fu fatta questa legge elettorale – ha detto Quagliariello – vi erano coalizioni che avevano circa il 45% dei voti, quindi il premio di maggioranza era attorno al 10%». Un tentativo di difesa di una legge che fu voluta da Berlusconi, oltre che da Bossi e Casini. Da un ritocco del genere il Pdl non avrebbe troppo da temere, visto che i sondaggi danno il centrodestra in crescita: il 35%, forse anche il 40% è alla portata del Pdl e della Lega. Non del Pd che, recuperabile o meno che sia la rottura con Sel, è fermo assai più in basso.

Una tale correzione minima del Porcellum lascerebbe però intatti almeno altri due grossi difetti della legge. Il primo è la mancata previsione delle preferenze. Circola la proposta di intervenire anche sulle liste bloccate, magari introducendo anche per il parlamento nazionale la doppia preferenza di genere che ha dato buona prova in alcune regioni. Alternativamente il Pd immagina di risolvere il problema con le primarie, anzi sostiene di averlo già risolto con le «parlamentarie» dello scorso dicembre.
Il secondo problema è invece di più difficile soluzione. Perché mantenendo il Porcellum e dovendo rispettare l’articolo 57 della Costituzione – «il senato è eletto su base regionale» – si mantiene anche il rischio di due maggioranza diverse, una alla camera e l’altra al senato. Quagliariello su questo non si pronuncia, ma fa sapere che la sua proposta arriverà entro un paio di settimane, dopo aver sentito tutti i partiti. Un’ipotesi potrebbe essere quella di ripartire regionalmente il premio di maggioranza riconosciuto però nazionalmente, ma non è di facile realizzazione pratica. L’alternativa sarebbe quella di avere una coalizione che vince bene anche in tutte le regioni. Anche questa è una possibilità che vale solo per Berlusconi.