Non è la soluzione, ma è un passo verso la nuova legge elettorale che però resta tutta da scrivere. E comincerà a essere scritta solo tra un mese, quando Renzi tornerà padrone del Pd e proverà a far approvare dalla camera un testo entro l’estate. Un testo che non assomiglierà al Mattarellum, fino a ieri l’unica proposta renziana, ma sarà di impianto proporzionale. Così come sono proporzionali le due leggi attualmente in vigore, frutto di due diverse sentenze della Corte costituzionale: quel che resta dell’Italicum per la camera e quel che resta del Porcellum per il senato. Due sistemi che si potranno appena «armonizzare», il minimo indispensabile. Alzando la soglia di sbarramento della camera, oggi al 3%, e abbassando quella del senato, oggi all’8%: potrebbero incontrarsi al 5%. Questo il Pd da ieri si dice disposto ad accettare. Assieme ai collegi uninominali sul genere della legge che era in vigore per le province, dove non c’è garanzia per chi vince in un collegio di essere eletto perché il riparto dei seggi è su base proporzionale. Terzo «punto centrale» proposto ieri dal deputato del Pd Fiano in prima commissione alla camera è il premio «di governabilità», che dovrebbe restare così com’è adesso nell’Italicum senza ballottaggio: riconosciuto alla lista, e non alla coalizione, che raggiunge il 40%.

Non è una soluzione e a essere pignoli non è neanche una proposta, da aggiungere alla decina che il Pd ha già presentato in commissione. È un modo per Renzi di togliere qualche argomento a Orlando in vista delle primarie: il ministro della giustizia proponeva la rinuncia ai capilista bloccati e alle pluricandidature, il collegio uninominale è appunto un’alternativa. Orlando, così come anche Forza Italia, propone però che il premio vada alla coalizione e non alla lista singola, sul punto Renzi non è disponibile. Anche se riconosce che in questo modo l’ipotesi più probabile è quella del «pareggio» e quindi «degli accordi in parlamento». Garantisce che «il Pd con Forza Italia è un’ipotesi che non esiste», ma non può fare altro che ripetere «noi puntiamo a vincere con il 40%». Fatto il mezzo passo in avanti, però, ne fa subito mezzo indietro spiegando ai giornalisti, a margine di una trasmissione tv, che «con il collegio uninominale proporzionale ogni candidato è in concorrenza innanzitutto con quelli del suo partito e anche se vince non può essere sicuro del seggio». Un capo partito preferisce poter scegliere gli eletti con i capilista bloccati e Renzi sa che questa posizione sarà difesa dagli alleati centristi. Infatti il partito di Alfano ha subito bocciato i «punti centrali» di Fiano, non apprezzando neanche che sia stato escluso il premio alla lista. Per i capilista bloccati è, a giorni alterni, anche il M5S: ieri Di Maio ha detto che bisogna semplicemente estendere il sistema della camera al senato, e il risultato sarebbe quello. Grillo però teme soprattutto le preferenze, al momento l’ipotesi meno probabile.
Sia Orlando nel Pd che Bersani fuori dal Pd apprezzano il primo passo, ma per il prossimo bisognerà aspettare settimane. Adesso il presidente della prima commissione Mazziotti proverà a comporre un testo base. Renzi avrà tempo, consumate le primarie, di fissare nuovi paletti