«Proporzionale e maggioritario sottintendono due idee diverse di democrazia, rispettabili entrambe. Non c’è un sistema elettorale in assoluto migliore dell’altro, è un abito che va disegnato su misura del paese e della fase storica che vive». Federico Fornaro, deputato capogruppo di Leu, premette sempre questa avvertenza quando lo si interroga sulla legge elettorale. Cosa che capita spesso visto che nel Palazzo è un’indiscussa autorità in materia.

Il re è nudo, le coalizioni non sono più coalizioni, dunque bisogna tornare al proporzionale. Condivide questa, ormai diffusa, opinione?

È indubbio che le coalizioni, in particolare quella di centrodestra, siano uscite a pezzi dall’elezione del presidente della Repubblica. Sia il sistema maggioritario che il sistema misto hanno come fondamento le coalizioni, mentre con il proporzionale gli accordi di governo si fanno dopo, in parlamento di fronte all’opinione pubblica. La storia elettorale italiana ci dice che le coalizioni sono state costruite quasi sempre per vincere e non per governare.

Con il Rosatellum, però, in questa legislatura, sono cambiate tre maggioranza, nessuna delle quali si era presentata come tale agli elettori.

Il Rosatellum è un sistema misto pensato per una struttura bipolare. Con tre poli, la quota maggioritaria che avrebbe dovuto agevolare la governabilità non ha funzionato.

Allora perché cambiarlo se può funzionare come proporzionale?

Il Rosatellum non è una legge elettorale con dietro un’idea di democrazia, è un bricolage. Chi oggi sostiene il proporzionale lo fa anche perché la fase storico politica che stiamo vivendo necessita un rafforzamento della rappresentanza. Le votazioni per il presidente della Repubblica sono solo l’ultimo campanello d’allarme, è necessario ricucire lo strappo sempre più ampio tra opinione pubblica e partiti. Il proporzionale può essere uno strumento migliore del maggioritario perché premia la rappresentanza.

Che però è irrimediabilmente compromessa dal taglio dei parlamentari.

Il taglio dei parlamentari unito al Rosatellum produce una compressione della rappresentanza politica e territoriale, soprattutto per il senato. Faccio l’esempio della Basilicata, dove si eleggeranno solo tre senatori. Con la legge attuale il primo partito prende due seggi, la disproporzionalità e molto elevata e chi scegli un partito mettiamo del 15% non ha alcuna rappresentanza. Il proporzionale per com’è la geografia politico elettorale italiana può riequilibrare questi effetti.

A patto che venga approvata la riforma costituzionale che ha proposto proprio lei eleggere il senato non più a base regionale. Si è persa per strada?

Mi auguro di no, è necessaria per consentire un recupero dei resti a livello nazionale e garantire così che nessun voto vada disperso. Anche l’elettore di un piccolo partito in una piccola regione con il suo voto potrebbe così eleggere un senatore, magari in un’altra regione.

La soglia di sbarramento del 5% inclusa nel testo base dal quale ripartirà la discussione non è troppo alta?

Con una legge elettorale proporzionale serve una soglia ragionevolmente alta. Non per forza il 5% del sistema tedesco perché ogni paese ha la sua storia. Nel 2018 Leu fu l’unica lista tra quelle minori a superare la soglia del 3%. In Italia non c’è mai stata una soglia del 5%, il massimo è il 4% delle europee. Credo sia possibile riflettere sull’unificazione delle diverse leggi su quella soglia, peraltro la stessa del Mattarellum.
Resta il problema dei problemi: una volta assegnate le percentuali ai partiti, come si scelgono gli eletti?

Le liste bloccate hanno allargato il fossato tra elettori e partiti, vanno superate. Ma il ritorno alle preferenze non è l’unica alternativa praticabile. All’interno del modello proporzionale ci sono altre soluzioni, come quella del collegio uninominale di partito che era previsto per il senato fino al 1992 e per le province quando c’era l’elezione diretta. Sono possibili anche sistemi misti, una parte di eletti con le preferenze e una parte con liste bloccate brevi, come erano quelle del Mattarellum. Non ci scordiamo che a una cosa almeno le liste bloccate sono servite: a eleggere il maggior numero di donne. Con le preferenze in teoria potremmo avere un parlamento tutto di uomini.

Dunque, riassumo: proporzionale con recupero dei resti nazionale, soglia al 4%, preferenze e liste bloccate corte. È questa, qui e ora, la sua legge elettorale ideale?

Non ho leggi ideali. Anzi, a rischio di complicare il ragionamento devo dire che è possibile anche un altro modello di proporzionale, quello spagnolo dove i seggi sono assegnati in circoscrizioni senza il recupero dei resti a livello nazionale. Peraltro è un sistema ispirato al primo proporzionale italiano, quello del 1919.

Ultima cosa, se i fan del maggioritario, come appare probabile, proponessero una legge proporzionale ma con doppio turno e premio di maggioranza?

È una soluzione di cui si è parlato negli ultimi anni, il sistema dei comuni. Non dico che non possa essere un terreno da esplorare, ma mettiamoci d’accordo: se c’è il premio di maggioranza ci sono le coalizioni. Quello dove devi mettere dentro di tutto per avere un punto in più degli altri. Oggi mi pare proprio una ricetta superata.