La doppia fiducia chiesta dal governo sulla legge di stabilità – oggi alla Camera, lunedì al Senato – non chiude certo la partita fra l’esecutivo di Enrico Letta e i sindaci. Dopo gli allarmi sul taglio di risorse che sarebbe determinato dai minori introiti di mini Imu e Tasi rispetto alla vecchia Imu, l’Anci non ha partecipato alla conferenza unificata fra Stato ed enti locali. Bloccandone i lavori, e annunciando con Piero Fassino che la protesta andrà ancora avanti. “Al ministro Franceschini che mi ha convocato ho ribadito le nostre ragioni – spiega il presidente dell’Anci – e l’ho sollecitato a mettere al corrente il presidente del consiglio, impegnato oggi a Bruxelles, affinché nel prossimo consiglio dei ministri venga approvato un decreto correttivo sul buco inferto ai Comuni con la legge di stabilita”. In soldi fanno 500 milioni per le detrazioni, e un miliardo per rendere uniforme in tutti i comuni la Tasi al 2,5 per mille

L’Anci chiede un incontro con Giorgio Napolitano e con lo stesso Enrico Letta. Poi Fassino specifica: “In particolare la nuova service tax, che avrebbe dovuto garantire ai comuni le risorse necessarie a finanziare i servizi che erogano, configura invece una forte riduzione per il 2014, con grandissime conseguenze su milioni di cittadini e di famiglie”. Una posizione condivisa, fra i tanti, sia da Ignazio Marino che da Giuliano Pisapia. “La riduzione dei trasferimenti che si profila – ricorda il sindaco di Roma – si aggiunge agli otto miliardi persi negli ultimi anni. Nessun’altra istituzione ha mai subito tagli così drastici. Proseguendo su questa via, i comuni non potranno nemmeno dare risposte ai bisogni primari”. Il sindaco milanese Pisapia guarda anche al metodo: “Il governo non ha mantenuto la promessa fatta ai comuni di decidere insieme sulla fiscalità locale del 2014 e degli anni a venire. Questa decisione comporta un grave rischio per il paese, perché se si rompe il rapporto istituzionale fra governo e rappresentanti dei comuni, questo danneggia la credibilità dell’Italia”.

Fra i primi cittadini che sostengono la protesta c’è naturalmente anche Matteo Renzi. E nel governo c’è chi, come il ministro egli affari regionali Graziano Delrio, spezza una lancia a favore dei sindaci. Su un punto specifico: “Penso che i comuni abbiano molte ragioni a protestare per la riduzione delle risorse al fondo detrazioni per le famiglie numerose. In particolare mi preoccupa questa vicenda delle detrazioni. Ma il provvedimento era assai diverso quando è uscito da palazzo Chigi. Poi invece il Senato lo ha modificato”.

Nel dettaglio, Fassino punta l’indice soprattutto sulla service tax, la “Tasi”, tassa sui servizi indivisibili dei comuni come l’illuminazione pubblica e la manutenzione delle strade. Già pagata dai proprietari di case in quest’ultimo scorcio del 2013 insieme alla seconda rata della Tares, nel 2014 potrà arrivare fino al 2,5 per mille del valore catastale dell’abitazione. Con la possibilità di una aliquota più bassa a seconda delle detrazioni che ogni singolo comune potrà articolare. A patto che arrivino i 500 milioni ritenuti necessari per le detrazioni, e inseriti nel pacchetto di un miliardo e mezzo complessivo chiesto dall’Anci al governo. Nelle legge di stabilità era stato anche ipotizzato un tetto massimo dell’uno per mille per l’abitazione principale, poi però si è tornati alla versione originale.

L’importanza data dall’Anci alle detrazioni è anche dovuta al fatto che grazie ad esse nel 2014 la nuova Iuc – Imposta unica comunale – dovrebbe essere in media meno cara dell’Imu pagata nel 2012. Il problema è che nel 2015, quando le detrazioni non dovrebbero esserci più, si dovrebbe tornare sugli stessi livelli dello scorso anno. Alla protesta dei sindaci, fino ad oggi il ministero dell’economia non ha dato risposta, facendo sapere che comunque non ci sarà alcun aggravio per i contribuenti. Almeno in media: “L’effetto sui singoli contribuenti dipende dalle modalità specifiche di applicazione delle aliquote e delle detrazioni, che sono lasciate all’autonoma determinazione dei comuni”. Ma è proprio su questo scarico di responsabilità fra il ministro Saccomanni e i sindaci che si innesta la dura presa di posizione dei primi cittadini.