Tra il ministero dell’Economia e Palazzo Chigi si prepara la legge di Stabilità che comporterà una manovra da 27 miliardi, e già il ministro Pier Carlo Padoan è costretto a fare un impossibile zig zag tra le richieste a cui il governo preferirebbe non rispondere: ma la manifestazione degli esodati di due giorni fa, che ha visto i sindacati sommati alla Lega di Salvini, non poteva passare sotto silenzio. E così ieri Padoan, nel corso di un question time alla Camera, ha dovuto ribadire che l’esecutivo «riconosce il disagio» e che «valuta un nuovo intervento». Se mancano i panini, forse arriveranno le brioche, ma fatto sta che per ora le risorse non sono ancora state reperite: e invece il taglio dell’Imu e della Tasi per tutti – anche per i ricchi con case di lusso e castelli – resta una priorità.

I sindacati hanno aggiunto almeno altri due capitoli urgenti, con richiesta di relativa risposta, ma per il momento le loro quotazioni restano molto basse: l’adeguamento degli assegni da pensione e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, come disposto dalla Corte costituzionale con due differenti sentenze (solo una, finora, ha avuto parziale soddisfazione, con il piccolo rimborso già erogato ai pensionati lo scorso agosto).

Ma ieri è stata una giornata piuttosto positiva per il governo, almeno sul fronte economico, perché la politica di Renzi è stata premiata dall’Ocse, che ha rivisto al rialzo le previsioni del Pil per il 2015, riconoscendo un merito alla riforma del lavoro e più in generale al Jobs Act. L’organizzazione parigina prevede che il Pil italiano crescerà dello 0,7% nel 2015, e quello dell’area euro dell’1,6%: in entrambi i casi la stima è superiore dello 0,1% rispetto alle previsioni del maggio scorso.

Sono invece riviste al ribasso di 0,2 punti le previsioni per la crescita del 2016, all’1,3% per l’Italia e all’1,9% per l’eurozona. Per il nostro paese, tra le principali cause del maggiore ottimismo sul 2015 c’è il miglioramento del mercato del lavoro, con l’aumento della partecipazione e della creazione d’impiego. Questo «ha dato un supporto ai consumi privati, che quest’anno sono cresciuti più di quanto si fosse previsto», dando un maggiore contributo alla crescita. Inoltre, nell’ultimo periodo «sono state fatte riforme importanti, che stanno dando un traino all’economia». L’Italia beneficia inoltre dell’impatto positivo della crescita nell’area euro. Che però, avverte l’Ocse, ha fatto «meno di quanto si sperava viste le spinte favorevoli di prezzo del petrolio più basso, euro più debole e tassi d’interesse a lungo termine più bassi». Inoltre, a frenare la nostra economia, come anche quella europea, potrebbero essere le difficoltà previste nei prossimi mesi per i paesi emergenti, a partire dalla Cina.

La revisione in positivo della stima sul Pil comunque è un incoraggiamento per il premier Renzi, che spera proprio nella crescita per poter attingere alla famosa «flessibilità» Ue e avere in generale più margini: spera di ottenere da Bruxelles il via libera per poter utilizzare almeno 7 miliardi in più, giostrando sul deficit (che comunque vuole mantenere sotto il 3%), senza contare l’eventuale beneficio del calo degli interessi sul debito.

«Smentisco che il governo abbia alcuna intenzione di fare crescere l’indebitamento e farlo veleggiare verso il 3%», ha spiegato ieri Padoan. Il disavanzo, ha aggiunto, sarà «al 2,6% quest’anno e in discesa» negli anni successivi. Sul negoziato con Bruxelles per una maggiore flessibilità sui conti, il ministro ha ribadito che «il governo ha già ottenuto dalla Commissione Ue la clausola per le riforme» e adesso punta a quella per «gli investimenti». Il tutto, «per costruire una legge di Stabilità che faciliterà un’uscita non ciclica ma strutturale dalla recessione».
«Il governo sta valutando la possibilità» di «un nuovo provvedimento di salvaguardia», ha poi detto il ministro dell’Economia sul nodo esodati.

Quanto alle indiscrezioni su circa 3 miliardi di possibili risparmi per una sovrastima di alcune salvaguardie, Padoan ha spiegato che tali eventuali risorse «a partire dal 2013 non hanno certezza in quanto non è stata conclusa la procedura di certificazione». Ma, se questi risparmi fossero accertati, servirebbe comunque una «disposizione normativa» apposita per l’utilizzo.

«Non confondiamo le acque – dichiara la Cgil – Le risorse per gli esodati e l’opzione donna ci sono. Nella legge di Stabilità va affrontato il problema dell’uscita flessibile» in riforma della legge Fornero. La Cisl chiede di «adeguare le pensioni e rinnovare i contratti pubblici», e appoggiando «il taglio delle tasse sulla casa, ma non per i più ricchi», vorrebbe in più una riforma radicale del fisco, «che dia la possibilità di pagare meno tasse, mille euro in meno, a tutti coloro che, pensionati e lavoratori, non arrivano ai 40 mila euro»