A sei giorni dall’approvazione, il mistero è fitto: che fine ha fatto la legge di stabilità? Al Quirinale, ancora in serata non l’avevano avvistata. Nemmeno in Parlamento il governo ha pensato di inviarla. Come tradizione, la limatura dei molti annunci e dei dettagli elencati nelle bozze ha preso tempo. Sergio Chiamparino, ad esempio, ha convocato stamattina le Regioni per discutere della manovra economica, ma dovranno usare la fantasia per capire cosa c’è scritto. Cercasi disperatamente il testo, e non le indiscrezioni, anche in Parlamento. Il capogruppo di Forza Italia Brunetta ieri pomeriggio ha avuto un dubbio: «cosa ha approvato il Consiglio dei ministri? Una copertina, un titolo? Abbiamo il grande dubbio che le tabelle mandate a Bruxelles non siano le stesse che arriveranno in Parlamento». Da parte sua Sel ha protestato per tutto il giorno: «Il presidente del Consiglio su Facebook ha detto che, entro la giornata, avremmo avuto il privilegio di leggere l’articolato della legge di stabilità dopo la presentazione delle slide da parte del premier». Ma l’annuncio è rimasto su facebook..
Non è la prima volta, non sarà l’ultima. Il governo segue uno spartito ormai consolidato: approva leggi che poi arrivano in parlamento in forme diverse. Lancia «balon d’essai» – abolizione delle tasse sulla prima casa Inu-Tasi anche sui castelli e ricchi manieri e poi sulle bacheche facebook sostiene che non è vero. Le voci dal sen fuggite parlano del via libera a 22mila nuove sale giochi. Renzi smentisce e sfida il movimento 5 Stelle a dimostrare che è vero. Ma le carte non ci sono e, anzi, spuntano nuove indiscrezioni. Le concessioni per le sale da gioco si fermerebbero a quota 15 mila nella versione finale della Legge di Stabilità. Nelle versioni precedenti si parlava di 22 mila punti gioco. Attualmente tra agenzie e corner sono attivi 17 mila punti.
La legge, prima o poi spunterà. Forse nel fine settimana, forse anche oggi, o nella notte di ieri. Chissà. È uno degli effetti dell’annuncite, la politica del momento. Per sbrogliare il mistero della politica italiana, si è dovuto aspettare «Otto e mezzo» su La7. Anticipato da una salva di agenzie, il presidente del Consiglio ha gettato fumo su fumo. Ha risposto nell’ordine a Rosi Bindi, presidente della commissione Antimafia, aveva annunciato di volere sottoporre all’ufficio di presidenza della commissione la questione del tetto dei 3 mila euro in contanti.

 

«La norma non si cambia e siamo pronti anche a mettere la fiducia» ha detto Renzi a brutto muso. Con un chiaro riferimento alla minoranza Pd e a Bersani che ha sventolato lo spauracchio dell’invito all’evasione contro questa decisione. Dunque, la notizia è: per far passare l’aumento del contante, il governo è disposto a mettere la fiducia sulla manovra. Poi sulla questione del momento, il ripristino delle tasse sui castelli e le abitazioni di lusso, Renzi ha detto di non «avere cambiato idea, c’è stata solo un’incomprensione». Incomprensione prodotta dai suoi annunci, s’intende. Ma questo è un altro ordine di problemi che rientra nella strategia.:«Quando si è capito come stavano le cose sui castelli mi si è illuminata la lampadina – ha detto – ma non potevo immaginare che il dibattito intorno alla legge di stabilità fosse tutto intorno ai castelli». E invece è proprio quello che è accaduto, mentre invece bisognerebbe parlare di quanto costa il taglio e quale impatto produrrà sulle casse di enti locali e comuni. Tutto è semplice per Matteo Renzi: «Nella legge di stabilità c’è una norma che impone a regioni e comuni di non alzare le tasse – ha spiegato – D’accordo con l’Anci restituiremo ai comuni tutto l’equivalente dell’abolizione della Tasi».
«La dico alla Berlusconi: meno tasse per tutti. Solo che lui ha fatto lo slogan se ne è andato, noi lo facciamo davvero». Renzi ha ammesso di giocare con la pancia degli italiani, quello che aveva rimproverato all’ex sodale del patto del Nazareno. «Parla agli italiani, riduciamo davvero le tasse dai redditi più bassi». Come si finanzia tutto questo ben di dio? Una cosa è certa per Renzi: «Non c’è aumento del deficit».
Sulla sicurezza del premier, protetta dal fumo che ha circondato fin’ora la manovra, gravano altri dubbi. Quelli , ad esempio del vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis: «Alcune azioni prese a livello di politica fiscale» dall’Italia «non sono in linea con le raccomandazioni generali» dell’Ue di spostare il carico di tasse dal lavoro verso consumi e proprietà. Obiezione nota, che Renzi ha detto di volere sfidare. Così il aggiungendo di stare «valutando» la L. di stabilità e la richiesta di flessibilità sui migranti. «Aspettiamo il testo definitivo. Mi pare che alla quarta, quinta versione diventi una forma di logoramento». ha commentato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Per essere più precisi e anche per vedere se le cose durano dal mattino alla sera o se cambiano». Si sta come foglie sull’albero di Renzi ad aspettare il prossimo annuncio.