Il condono fiscale ci sarà fino ai 500 mila euro e in Italia ci sarà la «pace fiscale». È quanto ha annunciato ieri il vicepremier ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha escluso che sia una «rottamazione» e ha promesso un intervento «a gamba tesa» che permetterà «saldo e stralcio» non solo di interessi e sanzioni ma anche «sul capitale».

Quanto alla «rottamazione» – secondo le prime versioni del decreto fiscale – riguarderà il pagamento del debito pendente dal gennaio 2000, senza sanzioni e more, dilazionato fino al 2024. Potrà usufruire di questa operazione anche chi ha aderito alla precedente rottamazione se in regola con l’ultima rata di novembre 2018, nonché i contribuenti colpiti dai sismi dell’Italia centrale degli anni 2016-17. Secondo la relazione tecnica il primo anno non porta frutti.

Continua ancora la ricerca della quadratura del cerchio sulla «quota 100» delle pensioni, la cosiddetta «pensione di cittadinanza» (l’aumento delle minime inferiori a 500 euro fino a 780 euro). Ieri è tornata anche d’attualità l’ipotesi di un nuovo intervento sulle pensioni d’oro: ne ha parlato Di Maio, definendolo un «raffreddamento», un congelamento dell’adeguamento degli assegni all’andamento dell’inflazione e agli indici Istat.

Una manovra debole e «insufficiente» per far ripartire il Paese, che «non crea prospettive di crescita». È l’analisi di Cgil, Cisl e Uil che ieri, al termine della segreterie unitarie durate 4 ore, hanno annunciato anche la presentazione di una piattaforma unitaria da sottoporre ai lavoratori e hanno chiesto un incontro al governo. Per Susanna Camusso (Cgil) «si parla di reddito di cittadinanza, mai criteri restano fumosi. Non si dice che è una manovra fiscalmente così sbagliata porterà a tagli nel Servizio sanitario nazionale. Va bene una politica che dia una mano ai redditi più bassi, a chi è in difficoltà, ma qui non vediamo gli investimenti e non vediamo il lavoro». Per la Cgil, se la manovra non dovesse cambiare, «credo che è molto probabile che arriveranno forme di mobilitazione».