La repressione dei movimenti giovanili in Egitto è stata sempre scandita da arresti eccellenti. E attivisti come Alaa Abdel Fatteh e il cofondatore del movimento 6 aprile, Ahmed Maher, ne hanno spesso pagato le conseguenze. A ristabilire il controllo di polizia sulle contestazioni è la legge che limita le proteste, appena approvata dal governo ad interim. Eppure le nuove rivolte dei movimenti laici, in parte favorevoli al governo Beblawi, evidenziano la potenzialità solo residuale di movimenti rivoluzionari ormai molto frammentati. Tuttavia, socialisti e giovani della Campagna contro i processi militari ai civili credono che l’oscuro processo di transizione, che conduce l’Egitto dal colpo di stato del 3 luglio alle elezioni del 2014, possa ancora essere messo in discussione dalla piazza e senza ricorrere a un’alleanza strutturata con gli islamisti. Questo ha spinto i giovani rivoluzionari a tornare per le strade egiziane. Come al solito, il primo a pagarne le conseguenze è stato Alaa, fratello di Mona Seif, ideatrice della Campagna contro i processi militari, nipote della scrittrice di ispirazione comunista Ahdaf.

E Alaa, più volte intervistato dal manifesto, era già stato oggetto di arresto nei momenti cruciali delle rivolte egiziane. In particolare nei giorni dello scontro di via Mohammed Mahmoud del novembre 2011, quando l’attivista venne tenuto in prigione per settimane, mentre la sua famiglia protestava e sua madre Leila avviava lo sciopero della fame. Alaa è stato sottoposto a custodia cautelare per quattro giorni per violazione della legge anti-proteste per la manifestazione alle porte della Camera alta (Shura). È stato arrestato nella sua abitazione mentre sua moglie Manal, ideatrice di un blog femminista, secondo suo padre, l’avvocato Ahmed Seif, veniva malmenata dalle forze di sicurezza. Anche altri 24 attivisti restano in custodia.

Secondo i contestatori le nuove norme in vigore sono più severe della legislazione vigente sotto Mubarak, e di fatto la prosecuzione dello stato di emergenza. In riferimento alla nuova legge, la polizia può proibire e disperdere ogni manifestazione che non sia stata approvata, previa richiesta tre giorni prima, da parte del ministero dell’Interno. Sono state poi inasprite le pene per violenze di piazza, per cui sono ora previste condanne anche fino a sette anni, mentre si rischia un anno in caso di manifestazione davanti a luoghi di culto. Chiunque partecipi a proteste non organizzate può incappare in una multa di 800 euro.

Anche gli islamisti protestano contro la legge. E così molte manifestazioni dopo le preghiere del venerdì sono state disperse perché non autorizzate. Piazza Tahrir è stata di nuovo recintata da filo spinato in vista di possibili ulteriori proteste dei sostenitori dei Fratelli musulmani. Mentre è stata dichiarata l’allerta sicurezza a Suez, Ismailia, Port Said, Beni Suef e Alessandria. Gas lacrimogeni sono stati usati nel distretto di Mohandessin, nel centro del Cairo. Scontri tra sostenitori dei Fratelli musulmani e negozianti hanno avuto luogo anche nel governatorato di Giza e nelle città del Delta Mahalla e Qena. Proprio a Giza, all’interno dell’Università del Cairo giovedì è stato ucciso uno studente islamista. Infine, una marcia di pro-Morsi è partita dalla moschea Aziz Bellah nel quartiere popolare Zaytoon. Mentre ad Alessandria i manifestanti islamisti brandivano le foto delle 21 giovani condannate a 11 anni perché affiliate a un «movimento terroristico».

Secondo la stampa locale, 26 donne, che erano state arrestate nelle proteste del centro del Cairo dei giorni scorsi, sarebbero state poi rilasciate nel deserto alla periferia della città. Tra loro la scrittrice Salma Seif. «Ci hanno spinto in una vettura della polizia, condotte in diverse località e abbandonate nel deserto», ha denunciato Salma. Le preoccupazioni per la nuova repressione sono state espresse anche dall’Alto rappresentate Ue per la politica Estera, Catherine Ashton, al vice primo ministro Ziad Bahaa Eddin in visita a Bruxelles. Ashton si è detta preoccupata per la transizione democratica in Egitto annunciando misure di sostegno finanziario.

Infine, sono tornati anche gli scontri settari. Quattro persone sono morte e 27 sono i feriti a Minia, nell’Alto Egitto. Gli scontri sono esplosi al diffondersi di voci su una relazione fra una giovane musulmana e un ragazzo cristiano.