Gennaro Migliore, il nuovo accordo sull’Italicum (soglia al 37, sbarramento al 4,5), cambia qualcosa per Sel?

No. È un pannicello caldo in una proposta che ha chiari vizi di costituzionalità, che pregiudicheranno l’applicazione e chissà quanti ricorsi provocherà. Quel 4,5 di sbarramento poteva restare 5: sarebbe stata una cosa più pulita. La sentenza della Consulta parla chiaro: il principale problema è la coesistenza di un alto sbarramento, che nel caso dei partiti fuori dalle coalizione è all’8 per cento, enorme, esiste solo in Turchia; e un premio di maggioranza altrettanto ampio in virtù di meccanismo che toglie il voto a chi non raggiunge il 4,5. Insomma un partito del 15 alleato con tre partiti sotto il 4,5 può andare al ballottaggio, vincere, e arrivare al 53 per cento. È abnorme. E l’elettore di Sel, ad esempio, se non raggiunge lo sbarramento con il suo voto contribuisce a eleggere un parlamentare di un altro partito. È intollerabile.

Contrari senza appello?

Contrari. L’accordo risponde agli interessi immediati di due partiti, senza una visione di sistema.

Renzi dice: mai più i ricatti dei piccoli. Ora invece i ’grandi’ si prenderanno i voti dei piccoli.

Sono contrario ai ricatti sempre. Le coalizione debbono essere fatte per volontà politica. Per evitare opportunismi, gli sbarramenti – se proprio debbono esserci – dovrebbero essere uguali fuori o dentro le coalizioni. Comprimere la volontà di milioni di cittadini che non vogliono andare in una coalizione alimenterà due fenomeni: l’astensionismo e il voto utile degli incazzati di destra e di sinistra verso Beppe Grillo. Sottovalutano questo fenomeno. E violano principi fondamentali: l’uguaglianza dei voti, la giusta rappresentatività, la non eccessiva disproporzionalità. Insisto: ci sono casi limite emblematici.

Quali?

Per esempio una coalizione che ha il 20 per cento con partiti che non supero lo sbarramento potrebbe andare al ballottaggio, vincere, e non avere nessun parlamentare. Un paradosso.

L’avete spiegato a Renzi?

In tutte le salse. Renzi ha fatto bene a scuotere l’albero e a parlare con tutte le forze, al di là dell’incontro inopportuno con Berlusconi. Ma mi sarei aspettato che cercasse la maggioranza più ampia possibile, non che blindasse l’accordo con Berlusconi. Che ha un vantaggio: gli va bene anche il sistema uscito dalla Consulta. Il Cavaliere sta facendo una partita abile che, a parte qualche briciola, incassa tutto: il salva-Lega, le candidature multiple, le liste bloccate.

Renzi ha incontrato Vendola il giorno prima di Berlusconi. Non vi ha detto cosa stava per fare?

Onestamente non avevamo avuto questo tipo di indicazione.

Questo cambia le prospettive dell’alleanza di centrosinistra?

Io sono ultracoalizionista, ma la legge elettorale è un presidio della democrazia. Difendo il diritto di milioni di cittadini a vedere rappresentato il loro voto. Certo, il fatto che mancano le clausole di salvaguardia fa capire che tutta questa passione per l’alleanza non c’è. Ma alleanza penseremo poi, e in base al programma, non a un calcolo.

Ma con il porcellum anche Sel ha preso una parte del premio di maggioranza.

Per noi stare in alleanza ha significato pagare un prezzo, in termini percentuali. E comunque il Pd ha preso oltre cento deputati di premio. Se no lo prendeva Berlusconi.

L’Italicum non aiuta il rapporto con il Pd, ma neanche il vostro congresso, che ha deciso che andrete con Tsipras alle europee.

Un centrosinistra plurale va ricostruito perché esiste nel paese. Ora si vota in Sardegna, e lì siamo con il Pd, come in quasi tutte le amministrazioni locali e le regioni. Per questo ricostruire l’alleanza non è un problema solo di Sel.

Questa legge elettorale è un consiglio a Sel a entrare nel Pd?

Direi di no. È fatta per mettere in difficoltà chiunque oggi parta da piccole percentuali.

Brunetta dice che dopo la legge si andrà a al voto.

È stato trasformato un bene, la riforma, in un male, una forzatura a vantaggio di Berlusconi. Il governo è debole indipendentemente, ma è chiaro che un’accelerazione potrebbe portare al voto.

C’è il rischio che Renzi cada in un trappolone berlusconiano?

Quando ci si avvicina a Berlusconi il rischio di scottarsi c’è sempre. Ma non capisco una cosa: perché Renzi, che ha il pallino in mano, non ha cercato maggioranze alternative? In parlamento ci sono. Sul Mattarellum si poteva provare. Privilegiando Berlusconi ha dovuto scegliere la riforma peggiore.