Una Legacoop in discreta salute ha aperto ieri il suo 40esimo congresso nazionale al teatro 10 di Cinecittà a Roma.
Le cooperative aderenti rispetto al congresso precedente del 2014 sono leggermente calate – da 11.887 a 10.785, tra le 2.524 uscite e le 1.422 entrate – ma hanno aumentato sia il valore della produzione – cresciuto del 7,2%, passando da 58 miliardi e 878 milioni a 63 miliardi e 93 milioni – e gli occupati – aumentati del 4,5%, passando da 366.901 a 383.446. Il tutto mantenendo numeri di soci impressionanti – 7.837.356 – sebbene la loro partecipazione sia in calo.

NUMERI CHE PORTANO alla scontata rielezione del presidente Mauro Lusetti e ad un congresso che ha richiamato politici e amministratori bipartisan – ieri Salvini, Zingaretti e Raggi.
Nella sua relazione il modenese Lusetti ha toccato tutti i temi di attualità delineando una autoriforma ambiziosa di Legacoop.
Si è partiti dall’Europa – «La nostra adesione valoriale e culturale all’idea di Europa non è in discussione: noi siamo senza dubbi europeisti» – per passare alla critica alle politiche securitarie (anche se Salvini non era ancora in sala): «Non condividiamo una politica basata semplicemente sulla chiusura dei porti e lo smantellamento del sistema di accoglienza diffusa, che scaricano il peso sui più disperati e peggiorano la sicurezza nelle nostre comunità».

SUL DEF DEL GOVERNO il giudizio è neutro: le linee di politica economica «sono nella loro genericità condivisibili», sottolineando però che «non possono però essere finanziate con l’aumento dell’Iva o con altro debito». Al governo Lusetti chiede di «togliere i freni di cui tutti paghiamo il prezzo, chiediamo interventi per ricreare fiducia e incentivare i consumi possibilmente ecosostenibili, politiche fiscali per le imprese che investono e tagli al cuneo fiscale che potenzino la capacità di spesa dei lavoratori».
Se Legacoop è favorevole alle grandi opere, il giudizio sul decreto Sbloccacantieri è negativo: «non si può far fare al Paese un passo indietro sul fronte dei diritti dei lavoratori e dei mercati puliti, non sono accettabili l’aumento della percentuale del subappalto e il riaprire la porta al massimo ribasso».

POSITIVO INVECE IL GIUDIZIO sulla «proposta di stabilire per legge un salario minimo orario, uno strumento che può divenire utile nei settori e nei nuovi lavori dove la contrattazione nazionale è assente, ritenendo indispensabile comunque un coinvolgimento attivo delle parti sociali».
Se l’autonomia regionale differenziata «rischia di minare alla base l’unità e la solidarietà nazionale», Legacoop punta alla «sostenibilità come nuova frontiera della crescita, investendo per consentire al nostro paese di raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda Onu 2030».

SUL FRONTE INTERNO il tema delicato delle false coop viene affrontato con orgoglio puntando sul rilancio della partecipazione dei soci. «La consapevolezza dei soci, riguardo ai più importanti fattori della vita delle proprie imprese esplicita il reale livello di autenticità e genuinità delle cooperative e rappresenta il primo vero contrasto alla falsa cooperazione», spiega Lusetti. «Questo contrasto non può in ogni caso prescindere da un reale rafforzamento del sistema di vigilanza, – ha spiegato – attraverso una riforma organica della disciplina contenuta nel decreto legislativo 220/2002. Obiettivo sarà esaltare le forme di collaborazione tra i vari soggetti coinvolti – di natura pubblica (ministeri e agenzie) e di natura associativa (centrali cooperative) – per garantire il controllo di tutte le cooperative esistenti».

«NOI STIAMO FACENDO LA NOSTRA parte e continueremo. Andremo al tavolo con il Ministero, per procedere al riordino della disciplina delle società cooperative, anche per ricordare che la prossima frontiera è la lotta alle false imprese, per avere mercati più concorrenziali e puliti», ha detto Lusetti. Quanto al progetto di unione delle varie cooperative – in questi anni un po’ arrugginito – Lusetti cerca il rilancio: «L’Alleanza sarà per noi il soggetto attraverso cui costruire alleanze sociali e comunitarie, per intercettare forme di auto organizzazione sociale e sviluppare nuove forme di sussidiarietà. L’Alleanza, per noi, è il motore necessario per cambiare la cooperazione e dare nuovo impulso alle imprese che rappresentiamo. Per questo motivo anche i tempi della sua realizzazione non sono più rimandabili».