Matteo Salvini risponde all’attacco di Giorgetti e al caso Morisi alzando toni contro Draghi. Nelle stesse ore in cui il premier dice «con la riforma del catasto nessuno pagherà di più», il leghista lo irride: «La riforma è una fregatura per gli italiani». Così sulle riaperture: «L’Italia è uno dei paesi più vaccinati d’Europa ma qualcuno si ostina a limitare le riaperture. Tutta Europa riapre e noi no».

Toni di sfida anche contro la ministra dell’Interno Lamorgese, che si è detta pronta a incontrarlo: «Mi dica dove e quando, qualche consiglio sono in grado di darglielo, non se ne può più di migliaia di sbarchi», dice Salvini.

TOUR DE FORCE PER IL CAPO leghista da Milano (a San Siro è stato contestato da un gruppo di residenti: «Non ti vogliamo») a Torino per le ultime battute di questa difficile campagna elettorale. Ma le ferite che sanguinano sono quelle interne: la caduta rovinosa del fedelissimo consigliere Morisi coinvolto in una storia di droga) e la coltellata di Giorgetti che ha stroncato i candidati del centrodestra a Roma e Milano.

Il ministro dello Sviluppo è un convitato di pietra per tutta la giornata. «Se qualcuno pensa che la Lega deve occuparsi di pezzi di paese dico no, l’Italia vince insieme, da Nord a Sud, io la campagna elettorale la chiudo a Catanzaro. Su questo non non tornerò mai indietro». E ancora: «I giornali dicono che Giorgetti vuole che entriamo nel Ppe? È un dibattito totalmente inesistente all’interno della Lega. A me i giochini politici in Europa interessano zero».

UN MODO PER RIVELARE che, per la prima volta da quando è stato eletto segretario nel 2013, dell’identità della Lega e della sua linea politica si discute eccome. Fonti vicine a Giorgetti negano attacchi al segretario, descrivono il ministro «tranquillo per aver sempre lavorato nell’interesse della Lega». Ma dentro il partito ormai è lui il parafulmine della rabbia: lo descrivono «appiattito sul Pd» e soprattutto ansioso di prendere il posto di Draghi a palazzo Chigi se il premier dovesse salire al Quirinale.

Ma i salviniani lo avvertono: «Non avrà mai i nostri voti». E ancora: «Ma cosa vuole? Tornare alla lega del 6% del 2013?». «Correnti all’interno della Lega? Le uniche correnti che mi preoccupano sono quelle d’aria», prova a sdrammatizzare il segretario a Torino, dove il candidato ha chance reali di vittoria. poi un’altra stilettata a Giorgetti: «Sconfitta di Bernardo a Milano? Io ci metto la faccia, non mi piacciono quelli che quando la squadra vince è merito di tutti, quando perde è colpa di uno».

SALVINI METTE LE MANI avanti sui risultati delle urne: «Non c’è la Lega in gioco, ma le città in cui si vota». «Io ho una certezza, ha aggiunto, «da settimana prossima avremo più sindaci rispetto a quanti ne abbiamo oggi. Nelle elezioni amministrative chi vince e chi perde lo si giudica contando i sindaci che uno aveva prima e quanti ne ha dopo. Banale ma lapalissiano».

SUL CASO MORISI parla di «guardonismo» dei media. L’ex consigliere ha detto al suo legale di essere pronto a essere interrogato: «Non ho commesso reati». L’avvocato Fabio Pinelli ribadisce «la piena convinzione della irrilevanza penale della condotta di Morisi, il quale non ha mai posseduto il flacone contenente il liquido oggetto di accertamenti». E nega la presenza di un quarto uomo nella casa di Belfiore la notte tra il 13 e 14 agosto, oltre a Morisi e ai due ventenni rumeni.

UNO DEI DUE GIOVANI RACCONTA, intervistato da Repubblica e Corriere, di aver chiamato personalmente i carabinieri dopo essersi sentito male ed essere fuggito dalla cascina. «Quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro era sua», racconta. Lui e l’amico sarebbero stati contattati da Morisi via web e il compenso pattuito per la serata era molto elevato: tra i 1500 e i 2000 euro a testa. Ma quei soldi non sarebbero mai stati pagati. «Ero strafatto, ho chiamato i carabinieri perché volevo chiedere aiuto a loro per andare in aeroporto e partire».

Non ci sarebbe stato quindi un controllo di routine lungo la strada da parte dei militari. Quanto alla boccetta di droga trovata nel suo zaino, il ragazzo conferma che «viene dalla casa di Morisi, quella roba è sua». Ma aggiunge di non sapere come sia finita nello zaino. Il giovane conferma che in casa non c’era un quarto uomo. Uno dei due rumeni potrebbe essere indagato. Dalla procura la conferma che si tratta di una «storia banale».