Da dieci giorni Luigi Di Maio sta chiedendo al dioscuro leghista Salvini un vertice di governo per discutere il modo di reinvestire il «miliardo» di euro che i Cinque Stelle dicono di avere «risparmiato» dal sussidio impropriamente detto «reddito di cittadinanza» a favore delle «famiglie che fanno figli qui in Italia» e avranno «sgravi su pannolini, babysitter e asili nido». Salvini non ha mai risposto ma ieri, nella surreale gara alla ripicca elettorale in vista delle europee del 26 maggio, ha mandato avanti il redivivo ministro «per la famiglia e le disabilità» Lorenzo Fontana, di cui si erano perse le tracce dal convegno di Verona. Fontana ha presentato due emendamenti all’interminabile «decreto crescita» per potenziare il «bonus bebé» destinato al «ceto medio». L’importo dell’assegno passerebbe dagli attuali 80 a 110 euro al mese, elevati a 132 euro nel caso dei figli successivi al primo, mentre resterebbe pari, rispettivamente a 160 e a 192 euro mensili in favore dei nuclei familiari con valore Isee non superiore a 7 mila euro annui. Prevista una spesa per 51 milioni di euro nel 2019, 315 milioni nel 2020 e 300 milioni nel 2021; per le detrazioni fiscali 288,4 milioni nel 2020, 464 milioni nel 2021 e 351,1 milioni nel 2022. Previste misure anche per i pannolini e il latte in polvere: ci sarà una detrazione del 19 per cento delle spese entro un importo massimo complessivo non superiore a 1.800 euro annui per ciascun minore fiscalmente a carico. Si stima che la platea potenziale di bambini che potrebbero ricevere pannolini e latte in polvere è di 1,173 milioni per una spesa detraibile di 2.111 miliardi di euro. Come per il «reddito», sono calcoli da prendere con il beneficio di inventario. Tra sei mesi possono essere molto diversi.

È un’incursione tra le file del finto-avversario-alleato-di-governo a 5 stelle che nei giorni del «caso Siri» si è portato avanti con il lavoro, anche per spostare l’attenzione dal fatto che le domande per il «reddito» sono molto inferiori rispetto a quelle previste. Invece di reinvestire le risorse sulla misura, rendendola meno condizionata e allargando la platea dei destinatari, i Cinque Stelle hanno pensato a nuovi provvedimenti a pioggia per un Welfare improvvisato. E nemmeno a un’ombra di ripensamento di uno stato sociale tra i più arretrati d’Europa. «Bravo ministro Fontana sulla famiglia, finalmente risposte concrete – ha detto Salvini, fingendo di ignorare di pestare i piedi a Di Maio – Domani [oggi per chi legge, ndr.] annunceremo, come Lega, un altro impegno che manterremo entro l’anno per tanti italiani in difficoltà». Fontana ne ha approfittato per rilanciare un ritornello della polemica salviniana contro il «genitore 1 e 2». Ai Cinque Stelle ha detto, ironicamente: «Dopo quasi un anno, tutti nel governo si sono resi conto che la famiglia è composta da una mamma e un papà e che il rilancio demografico è la sfida. Sono diventati miei discepoli». Gli «alleati» si sono innervositi e hanno esibito i meriti di chi ha l’aria di essere arrivato per primo nella gara: «Sono proposte tali e quali a quelle presentato una settimana da noi. Salvini ha delle sue proposte o copia solo quelle del vicepremier Di Maio?». L’uscita leghista dimostra che il decreto che Di Maio aveva definito «quasi pronto», non è affatto pronto. Quello di ieri è invece il segnale che i leghisti vogliono dare battaglia su tutto, anche sui pannolini.